venerdì 22 settembre 2023

Un gesto di amicizia


Passate bene le vacanze? Per me è stata un'estate lunga e un po' pesante, tanto caldo e niente vacanze. Il mare mi è un po' mancato, ma va be' è andata così. Per iniziare il mese di settembre torno con questo racconto, scritto un po' di tempo fa, e  che ho trovato in un cassetto.
 
"Il vero amico è quello al quale non si ha niente da dire. Soddisfa nello stesso tempo la nostra selvatichezza e la nostra socievolezza." Tristan Bernard


Buona lettura


    “L'hanno fatto ancora”. Lo capisce dallo sguardo scuro dell’amico, dai suoi occhi velati di lacrime, ma non chiede niente, evita di tornare sull'argomento. Matteo conosce Alessandro dai tempi dell'asilo e sa che aggiungerebbe disagio ad altro disagio.

    Gli dà una pacca sulla spalla e insieme rientrano in classe. Ma non riesce a pensare ad altro, negli occhi ha ancora l’espressione sofferente dell’amico. Ormai ha imparato a riconoscere i segni, e non gli piace quando si isola e si chiude in se stesso.

    La maestra prende a parlare dei Fenici, ma Matteo è su un’altra lunghezza d’onda, pensa ad Alessandro, a come aiutarlo, è certo che se qualcuno non lo farà, difficilmente ne verrà fuori. I ragazzini che osteggiano l’amico, alti e grossi, hanno uno o due anni più di loro, e sono ripetenti di quinta. Abituati a stare in strada, usano la prepotenza, e lo affrontano sempre in due o in tre per ottenere ciò che vogliono.
    Ogni giorno sempre la stessa storia: attendono l’amico alla ricreazione, con qualche scusa lo attirano in una zona appartata del cortile e si fanno consegnare la merenda. Non mancano le minacce, lo strattonare, ogni mezzo è buono pur di raggiungere lo scopo.
    Un giorno gli hanno bucato la gomma della vecchia bicicletta, un’altra volta l’hanno spinto a terra e minacciato con un coltellino. Si spalleggiano a vicenda, furbi e attenti a non farsi vedere dalle maestre.
    La famiglia del ragazzino è povera, non è giusto, pensa Matteo. Faranno sacrifici per dargli quella merenda e lui non riesce a mangiarla. Alessandro non racconta, ma non ce n’è bisogno, basta guardare i suoi abiti logori, sempre gli stessi: autunno, inverno, le scarpe da tennis con le suole consumate, i pochi giochi che trova quando va a casa sua.

    Potrebbe far presente i fatti all'insegnante o alla preside, ma non gli piace fare la spia e soprattutto non conosce il nome di quei bulli, Alessandro non vuole dirglielo. 
    E allora? Ci pensa da giorni ma non ha trovato una soluzione. L'unico modo sarebbe che li affrontasse lui ma, è un ragazzo educato e rispettoso degli altri, di indole buona, non è capace di far  del male neanche a una mosca.
    Consigliarsi con i genitori? Neanche a pensarlo, per carità, scartata subito, si sa come va a finire quando si fanno intervenire i grandi, ne verrebbe fuori un casino.

    Ogni tanto riesce a farsi dare dalla mamma una mela o una merendina in più, trovando sempre scuse diverse, oppure prende di nascosto dalla dispensa un pacchettino di biscotti e quando è l'ora della ricreazione studia sempre un modo per rientrare in classe e poterlo nascondere nello zaino dell'amico. Alcune volte aggiunge un modellino di auto o di un aereo preso dalla cesta dei suoi giochi.

    Gli fa piacere spiare Alessandro quando scopre la sorpresa, e vedere le emozioni che gli si dipingono sul volto. L'amico si guarda attorno, richiude lo zaino svelto, ma il suo  sguardo è di chi ha appena trovato un tesoro: un misto di meraviglia e di gioia che fatica a nascondere, mentre i suoi occhi brillano come due stelle. Non sa chi faccia il gesto, e lui bada bene a non rivelarglielo.


    Oggi Matteo deve correre veloce a casa, si è appena ricordato di avere la lezione di Karate, e saluta in fretta l’amico.
    Per strada ripensa al problema, vorrebbe tanto vederlo sereno, e teme che i genitori decidano di ritirarlo da scuola, qualora rivelasse il fatto. Alessandro gli ha confidato che ci ha pensato spesso, ma non ha mai trovato il coraggio di parlarne a sua madre, perché ogni volta è sopraffatto dall’ansia e resta con il fiato corto per un po’.

    I pensieri corrono, si rincorrono, si accavallano ad altri, pensa alla lezione di Karate, ai compagni, e gli nasce un’idea. E se si confidasse con Anthony, il maestro? Lui è giovane, simpatico, ha pazienza, è comprensivo, può capire e magari dargli qualche consiglio.
    Mangia in fretta, non finisce neanche tutto quello che ha nel piatto, la madre lo richiama, ma lui è già alla porta.
    Deve arrivare prima degli altri ragazzini, per poter parlare all’insegnante liberamente, deve evitare che sentano ciò che ha da raccontare.
    Sarebbe molto più facile se Alessandro potesse iscriversi al corso, ma sa che non sarà possibile e cerca di spiegarlo ad Anthony.

    Il maestro capisce subito, perché sa come ci si sente in quei casi: frustrazione, impotenza, insicurezze, l’ha provate anche lui.   Naturalmente si guarda bene da dirlo a Matteo. Allora era stato il maestro Jean a tirarlo fuori dai guai, insegnandogli alcune mosse di autodifesa, questa volta dovrà farlo lui. Gli darà lezioni gratis, il ragazzino non deve avere altre preoccupazioni. Con qualche mossa ben assestata quei bulli la smetteranno di dargli fastidio. Ne informa Matteo che, dopo queste rassicurazioni, si convince di aver fatto la cosa giusta. Si sistemerà tutto, ne è certo.
    Alessandro fa qualche resistenza, non gli va di rivolgersi ad altri, spera che quei tre perdano interesse e la smettano di torturalo, ma dopo l’ennesimo episodio decide di accettare la proposta. E' però un ragazzino minuto, all’apparenza fragile, e ha bisogno prima di rinforzare la muscolatura. Durante le lezioni il maestro Anthony gli fa vedere come farlo allenandolo a dare i pugni contro la spalla di un altro compagno, e gli insegna mosse che possono disarmare e mandare a terra quei bulli, qualora si presentino armati. Lo fa allenare così duramente che alla fine di ogni incontro, il ragazzino si sente sfinito, con gambe e braccia doloranti. Gli insegna disciplina, e controllo, ora i suoi muscoli: braccia e gambe, diventano sempre più sodi. Con impegno e metodo, in capo a tre mesi, diventa in grado di difendersi e di prendersi la sua rivincita. 

    Così la prima volta che i tre bulli se lo trovano davanti, segue ciò che ha imparato. Non sarà lui a provocare, ma aspetterà le prime minacce per agire e rispondere. Durante la ricreazione, i tre si appostano in cortile, uno sta di guardia, gli altri due dietro dei cespugli. Gli altri scolari e le maestre sono lontani e nessuno può sentire, né vedere. Uno dei tre, quello che sta di guardia, gli si avvicina e lo costringe a seguirlo con un coltellino che ha in tasca. Poi lo afferra per la giacca e lo spinge tra i cespugli, e gli altri cominciano a strattonarlo e a provocarlo. Ma Alessandro questa volta non indietreggia, non si mostra spaventato, è da un po’ che aspetta quel momento. Pronto a bloccare i colpi con le braccia, avanza verso di loro sfidandoli con un paio di mosse di karate. Il comportamento inatteso spiazza i tre che colti di sorpresa, dopo un momento di indecisione, s’allontanano imprecando.

    Finalmente! Quando Matteo viene a saperlo non sta in sé dalla gioia, salta, dà pacche sulle spalle all'amico e propone una gita al lago con la bici per festeggiare. 
    Non smetterà di nascondere qualche piccolo oggetto nella cartella dell’amico, per non far affiorare qualche sospetto, e poi è così gratificante la gioia che legge nei suoi occhi. La vera amicizia, in fin dei conti è anche questo: aiutare senza chiedere o aspettarsi altro in cambio, e gioire della gioia dell’altro. Matteo è convinto che tra loro non ci sarà mai bisogno di troppe parole per sostenere la loro amicizia, perché nei loro gesti c’è già quello che la rafforza di giorno in giorno. 

Stefania Pellegrini©

Dicembre 2021
DIRITTI RISERVATI

4 commenti:

  1. Bellissima storia d'altri tempi!Buon pomeriggio.

    RispondiElimina
  2. L' amicizia in effetti sa comunicare anche senza parole.
    Ma parlare è sempre meglio e questa è una cosa che dovremmo sempre insegnare ai ragazzi.
    Molto carino il racconto.
    Complimenti

    RispondiElimina
  3. Una soluzione fai da te, certamente la più immediata in quel frangente, ma io resto dell'idea che un preside e gli insegnanti debbano avere occhi e orecchie dappertutto e risolvere questo genere di problemi in altro modo.

    RispondiElimina
  4. Leggo dalle vacanze alpe di siusi https://www.alpedisiusi.com/it/seiseralm-urthaler.html

    RispondiElimina