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domenica 8 marzo 2020

Due donne

SIBILLA ALERAMO

"Io ho dinanzi a me il futuro, anche se voi non lo credete."


 Sibilla Aleramo, Artemisa Gentileschi 

due figure di donne forti che di fronte agli eventi bui della loro vita 
hanno saputo reagire  con coraggio e determinazione.

RITMO

Ritrovata adolescenza,
gioia del colore,
occhi verdi di sole sul greto,
scheggiato turchese immenso dell'onde,
biondezza di cirri e di rupi,
rosea gioia di tetti,
colore, ritmo,
come una bianconera rondine
l'anima ti solca.

NOME NON HA

Nome non ha,
amore non voglio chiamarlo
questo che provo per te,
non voglio tu irrida al cuor mio
com’altri a' miei canti,
ma, guarda,
se amore non è
pur vero è
che di tutto quanto al mondo vive
nulla m’importa come di te,
de’ tuoi occhi de’ tuoi occhi
donde sì rado mi sorridi,
della tua sorte che non m’affidi,
del bene che mi vuoi e non dici,
oh poco e povero, sia,
ma nulla al mondo più caro m’è,
e anch’esso,
e anch’esso quel tuo bene
nome non ha.

Giuditta con la sua ancella -Artemisia Gentileschi

Sibilla Aleramo, pseudonimo di Rina Faccio nacque ad Alessandria il 14 Agosto 1876. Nel 1891 fu violentata da un impiegato della fabbrica dove lavorava.
Rimase incinta ma perse il bambino, tuttavia nel 1893 fu costretta dalla famiglia ad un matrimonio riparatore.
Si trovò prigioniera in una convivenza squallida con un marito che non stimava e in una vita condotta in una cittadina della quale percepiva il gretto provincialismo.
Credette di poter trovare nella cura del suo primo figlio Walter, una fuga dall'oppressione della propria esistenza.
Caduta questa illusione tentò il suicidio, dal quale riuscì a sollevarsi con un personale impegno a realizzare aspirazioni umanitarie attraverso le letture e gli scritti di articoli che le furono pubblicati, a partire dal 1897, nella «Gazzetta letteraria», ne «L'Indipendente», nella rivista femminista «Vita moderna», e nel periodico, di ispirazione socialista, «Vita internazionale».
Il suo impegno femminista non si limitò alla scrittura ma si concretizzò nel tentativo di costituire sezioni del movimento delle donne e nella partecipazione a manifestazioni per il diritto al voto e per la lotta contro la prostituzione.


Dal romanzo "Una donna"(1901-1904) (autobiografia):


E i miei vent'anni insorsero...Perchè non avrei potuto essere felice un istante, perchè non avrei dovuto incontrare l'amore, un amore più forte di ogni dovere, di ogni volere? (pag.61)
...Qualche settimana dopo mio marito venne a casa tutto preoccupato. Io avevo ricevuto il dì stesso una lettera di una scrittrice illustre che mi invitava a collaborare in un periodico femminile che stava per fondare,(...)Speravo vederlo rallegrarsi. Al contrario mi intimò di tacere.(...)Mio marito cercò la rivista che portava il mio articolo, alcune lettere di antichi e nuovi corrispondenti che me ne complimentavano, e buttò tutto sul fuoco...

..Passato quel panico, continuai a scrivere e a pubblicare.(pag.91) (...)

(...)..Per quanti mesi ho lottato conservando l'illusione di ottenere mio figlio?
..Per mesi, per mesi..Ero disposta alla morte colla stessa consapevolezza d'un malato inguaribile. (...)

Spero qualcosa? No. Forse domani può giungermi una nuova ragione di esistenza, posso conoscere altri aspetti della vita, e provare l'impressione d'una rinascita, d'un sorriso nuovo su tutte le cose. Ma non attendo nulla. Domani potrei anche morire..E l'ultimo spasimo di questa mia vita sarà quello di scrivere queste pagine.
Per lui.
Mio figlio, mio figlio! E suo padre forse lo crede felice! Egli arricchisce: gli darà balocchi, libri, precettori; lo circonderà di agi e di mollezze. Mio figlio mi dimenticherà o mi odierà.(...)
 


ARTEMISIA GENTILESCHI


( 8 luglio 1583 - 31 gennaio 1654) fu pittrice di scuola caravaggesca. 

Simon Vouet -ritratto di Artemisia Gentileschi
Anche la giovane Artemisia subì come Sibilla uno stupro per mano del pittore Agostino Tassi, amico del padre. Lo stesso dopo diversi approcci, tutti rifiutati dalla giovane, approfittando dell'assenza del padre Orazio, nel 1611 violentò la giovane.
Questo tragico evento influenzò in modo drammatico la vita e l'iter artistico della Gentileschi.
Lo stupro si consumò nell'abitazione dei Gentileschi in via della Croce, con la compiacenza di Cosimo Quorli, furiere della camera apostolica, e di una certa Tuzia, vicina di casa che, in assenza di Orazio, era solita accudire la ragazza.
Analizzando l'opera della Gentileschi molti critici ne hanno dato anche una lettura in chiave "femminista". 
Nel Seicento la pittura era considerata pratica esclusivamente maschile, e in una società dove la donna spesso rivestiva un ruolo subalterno Artemisia dovette fronteggiare un numero impressionante di ostacoli e impedimenti.  Basti pensare che, essendo una donna, era impossibilitata dal padre a interrogare il ricchissimo patrimonio artistico romano e costretta inizialmente a rimanere tra le mura domestiche. 
Nonostante ciò Artemisia riuscì a dare una prova brillante della sua indole fiera e risoluta e seppe far fruttare il proprio talento, riscuotendo in breve tempo un successo immediato e di altissimo prestigio.