Visualizzazione post con etichetta i bambini nella pittura di Auguste Renoir. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta i bambini nella pittura di Auguste Renoir. Mostra tutti i post

venerdì 4 settembre 2020

I bambini nella pittura di Auguste Renoir

C'è un post, pubblicato un po' di anni fa nel mio precedente blog: "Frammenti di specchio", che ha avuto ben 7436 visioni. Fantastico non trovate? Che ne pensate? Ho pensato di riproporlo qua oggi, per aprire in bellezza questo mese di settembre.
All'epoca l'idea del post era nata da una visita alla mostra su Auguste Renoir che si era tenuta alla GAM di Torino.  Non sto a riportarvi ciò che scrissi allora sulla mostra, ma se volete leggere il post originale cliccate su link

“...la vita è stata esattamente il contrario di come avrebbe dovuto essere, ed è la cosa più comica del mondo che mi facciano passare per un rivoluzionario, io che di certo sono il più vecchio parruccone tra tutti i pittori” così ebbe a dichiarare Renoir nel 1904.
(C.L. De Moncade, Le peintre Renoir et le Salon d'automne, in “La liberté”, 10, 15 ittibre 1904, s.p.).


All'età di sessantatrè anni era un pittore apprezzato, e il neonato “Salon d'Automne” gli dedicava un appassionato omaggio, contemporaneo a quello tributato a Cézanne.
Auguste Renoir come i suoi amici Cézanne e Monet raggiunge il successo alla fine della vita, dopo duri anni di rifiuti. Dagli esordi dell'apprendista pittore fino alla sua consacrazione, in questo artista, tentazione rivoluzionaria e attaccamento alla tradizione sono intimamente e costantemente collegati.
Renoir eseguì più di duemila tele sull'infanzia, nelle quali i bambini ebbero il ruolo più rilevante. Alcune furono opere su commissione, altre furono la raffigurazione dei suoi ragazzi ripresi nelle varie fasi della crescita.
Pochi artisti hanno mostrato tanta naturale inclinazione verso i bambini come Renoir, che aveva l'abilità di esprimerne il loro fascino. Il suo successo in questo genere dipese in parte dalla grazia del suo stile e in parte dalla rapidità in cui lavorava.  

Julie Manet, anche detto: “Bambina con il gatto” 1887 – olio su tela 65,5 x 53,5 cm 

Notate la delicatezza del tratto, l'espressione dolce della piccola seduta su un divano che ben si armonizza con i colori tenui d'insieme e quella del gattino tra le sue braccia. 
Questo quadro segna una svolta nell'opera di Renoir, alla ricerca di forme più solide e di una linea più precisa. Le sfumature dell'incarnato e l'armonia dei colori sono in questa dipinto più importanti del carattere.
Forse è proprio il quadro che mi piace di più, per la pennellata carezzevole e fluida. Il dipinto esposto già nel 1888, acquista grande notorietà, ma resterà di proprietà del Julie fino alla morte.

Renoir a tal proposito raccontò: - Il ritratto mi fu commissionato nel 1887 dai miei amici Berthe Morisot e suo marito Eugène Manet per la loro unica figlia Julie che all'epoca aveva nove anni.
Inizialmente ebbi a dire: “E' impossibile fare un ritratto...non appena si mette di mezzo un pittore, non c'è più nessuna somiglianza”. Ma poi accettai in ogni caso di eseguire il quadro, per l'amicizia e la complicità artistica che mi legava a Berthe Morisot
. -

Ragazze al piano 1892 – Olio su tela 116 x 90 cm. 

A metà strada tra il ritratto e la scena di genere, quest'opera “Ragazze al piano”, è senza dubbio uno dei più celebri dipinti di Renoir.
Negli anni novanta Renoir si appassiona alla raffigurazione di questi interni borghesi moderni in cui le fanciulle si abbandonano al piacere della musica, dando forma a composizioni per certi versi idealizzate.
In questo caso l'identità delle modelle ritratte è ignota.
L'amico Mallarmé la considerava una “tela definitiva, fresca e libera, un'opera della maturità”.
Auguste da grande artista, era capace di dipingere figure in cui erano evidenziati il carattere e l'aspetto psicologico.



Ritratto di bambina con charlotte, detto anche “Busto di bambina con cappello” del 1900 circa - pastello su carta vergata bianca, 54 x 43,5 cm

Renoir ebbe a dire:  - Di questa composizione eseguii altre sei versioni o schizzi a olio, nonché un pastello di grandi dimensioni, prima di destinare l'esemplare in mostra – tra i più riusciti – al Musée du Luxembourg di Parigi, che all'epoca consacrava gli artisti viventi. Tra l'altro fu anche il primo lavoro di un impressionista acquistato dal museo. Anche in questo dipinto volli far predominare l'aspetto decorativo. -

Contrariamente a Manet, Degas, Mary Cassatt o Berthe Morisot, Auguste Renoir lavorava occasionalmente a pastello.
- Su uno sfondo, al tracciato del pastello, attraverso un gioco di tratteggi rapidi e nervosi, cercai di abbinare con precisione contorni netti.
Volli ritrarre la figura inserendola in ovale per giocare con il concetto d'infinito. Rappresentai solo il volto, i capelli e il cappello, come potete vedere, mentre l'abito è appena accennato.. -
 

Aggiungo alle proposte il dipinto della piccola Geneviève perché mi pare ben armonizzare con l'ultima tela: Il clown. In entrambi si potrà notare il gusto e la ricerca di Renoir per il travestimento nel ritrarre i suoi modelli.

Geneviève Bernheim de Villers 1910
Olio su tela 53x44 cm

Geneviève Bernheim de Villers (1907 - 1936) era figlia di Suzanne e Gaston Bernheim. Qui ha tre anni e posa nella casa di Renoir a Cagnes. La bambina maneggia con sguardo assente un servizio di porcellana in miniatura. La tunica indossata da Geneviève, di cui l'artista tratteggia i ricami dorati, evoca, come accennavo sopra, il suo gusto del costume, che arriva fino al travestimento nella produzione tarda. Renoir, in effetti, aveva un baule colmo di accessori e stoffe orientali e spagnole con cui vestiva i suoi modelli per ottenere giochi di colori e tessiture. 
In questo caso, egli è attratto dall'associazione di tonalità arancio e azzurre.  Il volume piramidale dei capelli della piccola, il nastro che li raccoglie su un lato, come pure l'inquadratura a mezzo busto voltata di tre quarti, sono altrettanti riferimenti ai ritratti dei bambini di Velazquez, tanto apprezzati da Renoir. 

E da ultimo il ritratto del figlio  di Renoir, Claude detto Coco.

- Sono Claude, ma tutti mi chiamavano Coco, credo di aver avuto, all'epoca del ritratto, circa nove, dieci anni.
Diciamo, in realtà, che ero un pessimo modello, mio padre mi chiamava più che altro per piccoli schizzi o quando non aveva nessun altro a portata di mano. Per lo studio ne aveva uno fisso.
Ero un monello e come tutti i bambini non riuscivo a stare molto fermo. In realtà mio padre era comprensivo e durante le sedute di posa mi lasciava molto libero, ma ricordo un momento drammatico di questa posa. Per completare il costume era previsto dovessi indossare delle calze bianche che mi davano prurito, ma papà voleva finire il dipinto, così cercando di contenere la collera pretese che le mettessi, e nonostante tutte le contorsioni che facevo per riuscire a grattarmi, finì il dipinto. -


Il clown (ritratto di Coco) 1909 – olio su tela – 120x77 cm
(Parigi museo dell'Orangerie) 

Claude, detto Coco, era il terzo figlio e ultimo di Renoir. Nato nel 1901, diventò come Pierre e Jean uno dei modelli preferiti dal pittore, che lo ritrasse in non meno di novanta tele.
Renoir colloca la scena in uno spazio indeterminato che fa pensare a un teatro ornato di pilastri e colonne. L'attenzione è calamitata dal sontuoso rosso del costume, vero e proprio coronamento del dipinto e tonalità preferita dall'ultima maniera del pittore.


Ps: Ho riportato i colloqui di Renoir e Coco come li scrissi allora: una mia libera interpretazione tratta da loro dichiarazioni. Per i dettagli della ricerca e le opere in particolare, mi sono servita del catalogo della mostra “Renoir dalle collezioni del Musée d'Orsay e dell'Orangerie”