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giovedì 8 ottobre 2020

La poetessa della solitudine

E' ufficiale, è stato comunicato stamattina dall'Accademia di Stoccolma, il premio Nobel per la Letteratura 2020 è stato assegnato alla poetessa americana Louise Gluck, definita la poetessa della solitudine.

Il riconoscimento le è stato attribuito per "la sua inconfondibile voce poetica che con austera bellezza rende universale l'esistenza individuale".
 
"Vuoi sapere come passo il tempo?
Cammino sul prato davanti, fingendo di strappare erbacce, ciuffi di trifoglio selvatico… In realtà sto cercando coraggio, qualche indizio che la mia vita cambierà" (dalla raccolta poetica: "Iris selvatico")


Louise Glück nata a New York il 22 aprile 1943 in una famiglia di immigrati ebrei ungheresi è cresciuta a Long Island. Durante la sua adolescenza ha sofferto di anoressia, (vicenda oggetto anche di alcune sue poesie) tanto da esser costretta ad abbandonare gli studi superiori e universitari. Pur non ottenendo la laurea, la scrittrice si è formata sotto la supervisione di Leonie Adams, morta a Brooklyn nel 1988.

Poetessa e saggista americana, vanta ben 12 antologie pubblicate e oggi insegna alla Yale University,  Nella sua poesia troviamo temi come l'isolamento e la solitudine in tono insieme colloquiale e meditativo.  
Ha convinto i critici per lo stile controllato ed elegante che ricordano la poesia di Robert Lowell, Sylvia Plath e Anne Sexton.
Oltre alla raccolta: "L'iris selvatico" ("The Wild Iris", 1993) con cui ha vinto Premio Pulitzer nel 1994, nel nostro Paese è stato pubblicato anche Averno nel 2019 da Dante & Descartes.
Averno, scrive l'Accademia, è "una raccolta magistrale, un'interpretazione visionaria del mito della discesa di Persefone agli inferi, prigioniera di Ade, il dio della morte".
 
Due sue poesie:
 
 On one side, the soul wanders.
On the other, human beings living in fear.
In between, the pit of disappearance.

Some young girls ask me
if they’ll be safe near Averno —
they’re cold, they want to go south a little while.
And one says, like a joke, but not too far south —

I say, as safe as anywhere,
which makes them happy.
What it means is nothing is safe.

You get on a train, you disappear.
You write your name on the window, you disappear.

There are places like this everywhere,
places you enter as a young girl
from which you never return.

Like the field, the one that burned.
Afterward, the girl was gone.
Maybe she didn’t exist,
we have no proof either way.

All we know is:
the field burned.
But we saw that.

So we have to believe in the girl,
in what she did. Otherwise
it’s just forces we don’t understand
ruling the earth.

The girls are happy, thinking of their vacation.
Don’t take a train, I say.

They write their names in mist on a train window.
I want to say, you’re good girls,
trying to leave your names behind.

da Averno, Farrar, Straus e Giroux, New York 2006

 

Traduzione di Marilena Renda

Da un lato, l’anima vaga.
Dall’altra, esseri umani che vivono nella paura.
In mezzo, la buca della sparizione.

Alcune ragazze mi chiedono
se saranno al sicuro vicino all’Averno –
hanno freddo, vogliono andare per un po’ a Sud.
Una dice, come uno scherzo, ma non troppo a Sud –

io dico, è sicuro come qualsiasi altro posto,
e la cosa le rende felici.
Significa che niente è sicuro.

Sali su un treno, scompari.
Scrivi il tuo nome su un finestrino, scompari.

Ci sono posti così dappertutto,
posti in cui entri ragazza,
da cui non torni mai.

Come il campo, quello che è bruciato.
Dopo, la ragazza è sparita.
Forse non è mai esistita,
non abbiamo prove di niente.

Tutto ciò che sappiamo è:
il campo è bruciato.
Ma l’abbiamo visto.

Perciò dobbiamo credere nella ragazza,
in quello che ha fatto. Altrimenti
sono solo forze che non capiamo
a governare la terra.

Le ragazze sono felici, pensano alle vacanze.
Non prendete il treno, dico.

Scrivono i loro nomi sulla condensa del finestrino di un treno.
Vorrei dire, siete brave ragazze,
che cercate di lasciarvi i nomi alle spalle.

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Legge non scritta

Interessante come ci innamoriamo:
nel mio caso, in modo assoluto.
In modo assoluto e, ahimè, spesso –
così era nella mia gioventù.
E sempre con uomini piuttosto giovanili –
immaturi, imbronciati, o che prendono timidamente a calci foglie morte:
alla maniera di Balanchine.
Né li vedevo come ripetizioni della stessa cosa.
Io, con il mio inflessibile platonismo,
il mio fiero vedere solo una cosa alla volta:
ho decretato contro l’articolo indefinito.
Eppure, gli errori della mia gioventù
mi rendevano senza speranza, perché si ripetevano
come è di solito vero.
Ma in te sentii qualcosa oltre l’archetipo –
una vera espansività, un’esuberanza e amore della terra
profondamente estranei alla mia natura. A mio merito,
benedissi la mia buona fortuna per te.
La benedissi in modo assoluto, alla maniera di quegli anni.
E tu nella tua saggezza e crudeltà
mi hai gradualmente insegnato l’assenza di senso di quel termine.

 da Nuovi poeti americani (Einaudi, 2006), trad. it. E. Biagini