“Forse nella punta di una matita, nella punta aguzza e fragile di una matita, c’è il destino della poesia. A questo foglio – la cosa più vulnerabile del mondo – noi affidiamo la nostra verità, la nostra ombra, il nostro segreto, la zona nascosta e ardente della nostra voce, la parte più essenziale della nostra vita.”
Milo De Angelis
Poesia che si fa racconto, biografia, impressione, istante colto da raccontare. Poesia che parla di assenza, di oblio, di perdita, di ritrovamenti.
Milo De Angelis e la sua Milano, sempre presente nei suoi versi:
- “Ed è Milano: silenzio che chiama le cose, / nostro diritto naturale, la stessa sensazione / degli occhi che cercano un’orbita / finché un passaggio obbligato tra le / macerie / ci porta il battito / oltre l’Idroscalo. “–
Analizzare la poesia di Milo de Angelis non è il fine di questo post. Mi piace invece portarla alla vostra attenzione sul tema della donna che ho trovato spesso leggendo De Angelis.
PAOLETTA  
Il forte silenzio 
gettato sul tuo corpo 
mi accompagna in questo paesaggio 
di metano e di palestre 
ecco il golf di lana spessa 
sulle braccia vittoriose 
della fanciulla campionessa 
la cintura nera sul kimono 
l’asfalto imbevuto 
di peso buio. 
Tutto è ancora qui 
nelle segrete espansioni 
nella ginocchiera 
che ci siamo scambiati 
a fine gara: piove sui Fossati 
e l’acqua ci sta accanto, l’acqua vera 
del battesimo e del pianto 
che spense la prima candelina, 
quel polso leggero, 
quel prendere netto. 
Così finisce, così ci si inchina 
colpo di grazia 
nel corpo benedetto.
(da Tutte le poesie - Mondadori Editore)
  
DONATELLA 
La danza fiorisce, cancella il tempo e lo ricostruisce
 come questo sole invernale sui muri
 dell’Arena illumina i gradoni, risveglia insieme agli anni
 gli dei di pietra arrugginita. “C’è Donata De Giovanni?
 Si allena ancora qui?” “Come no, la Donatella,
 la velocista, la sta semper da per lé.” 
Mi guardava fisso, con l’antica dolcezza milanese
 che trema lievemente, ma sorride. “Eccola, guardi,
 nella rete del martello… la prego… parli piano…
 con una mano disfa ciò che ha fatto l’altra mano.”
 “Chi è costui? Un custode, un’ombra, un indovino…
 quali enigmi mi sussurra?” Si avvicinò
 a Donata, raccolse una scarpetta a quattro chiodi.
 “La tenga lei, signore, si graffia le gambe…
 … povera Donata… è così bella… Lei l’ha vista…” 
“Forse il punto luminoso della pista
 si è avvitato a un invisibile spavento, forse
 quest’inverno è entrato nella gola insieme al cielo:
 era sola, era il ventuno o il ventidue gennaio
 e ha deciso di ospitare tutto il gelo” 
“O forse, si dice, è successo quando ha perso
 il posto all’Oviesse, pare che piangesse
 giorno e notte… per non parlare di suo padre…
 i dottori che ha chiamato… mezza Milano” 
“Io, signore, sbaglierò, le potrà sembrare strano
 ma dico a tutti di baciarla, anche se in questo
 quartiere è difficile, ci sono le carcasse dell’amore
 c’è di tutto dietro le portiere. Sì, di baciarla
 come un’orazione nel suo corpo, di baciare
 le ginocchia, la miracolosa forza delle ginocchia
 quando sfolgora agli ottanta metri, quasi al filo
 e così all’improvviso si avvera, come un frutto” 
“Lo dica già stasera, in cielo, in terra, dappertutto
 lo dica alle persone di avvicinarsi: ne sentiranno
 desiderio – è così bella – e capiranno che la luce
 non viene dai fari o da una stella, ma dalla corsa
 puntata al filo, viene da lei, la Donatella.” 
INQUADRATURA. UNA DONNA SOLA 
 Inquadratura. Una donna sola, 
nella dolcezza delle nebbie. Viviano. Guarda 
il tramonto, mi chiama, ripete giocosa 
il filo delle corse, scatta 
da porta a porta, da stagione a stagione 
ripete in pochi metri il tragitto dei pianeti 
e poi ritorna qui, all’ingresso dell’edicola 
dove l’ho conosciuta per un soffio, l’ho vista scorrere 
tra le date dei giornali, l’ho perduta, ritrovata, 
risorta e poi finita e culminante, come una poesia 
che rinasce precipitando nel suo bianco.
Sei un lontano passo di danza 
mentre saluti tra i corridoi, 
un ventaglio di grazia che il male 
non ha ucciso, diagonale 
tra i quattro cantoni, silenzio 
di fate e di foglie, finché il giallo 
si fa scuro, si fa minaccia nel cielo, 
il sorriso fragile e la gola 
resta lì, sospesa e selvaggia. 
FORSE VOI
I treni della Certosa restavano lì,
spirituali. Poveri cristi invocavano
qualcosa, forse un dio
delle rotaie, Mariarosa, un aranceto,
un miracolo davvero
segreto univa migliaia di orologi
al fiore delle origini.
Milo De Angelis :
Insieme ad altri giovani poeti che si riconoscevano nella sua poetica inaugurata da Somiglianze e in un programma di recupero delle tradizioni del simbolismo, del romanticismo e della fiaba, De Angelis fonda nel 1977 la rivista Niebo, che resterà attiva fino al 1980 pubblicando undici numeri.
( dati biografia da Wikipedia)
 


Interessante la tua presentazione di queste poesie sul tema della donna, anche se - a dire il vero - faccio un po' fatica a entrare in sintonia con lo stile di Milo De Angelis, così nuovo e un po' prosastico in certi passaggi. Però, la poesia intitolata "Inquadratura.Una donna sola" mi piace molto.
RispondiEliminaGrazie, Stefania, di queste proposte di lettura sempre originali.
Buona giornata e un abbraccio!
Mi sono da poco addentrata nella poesia di Milo De Angelis, sto appunto finendo di leggere il libro che ho citato. Convengo con te che si faccia un po' fatica a entrare nel suo stile. E' una poesia che richiedere di essere letta più volte e in alcuni casi non basta, eppure ha qualcosa che mi avvince e mi attrae. Grazie cara Annamaria, sereno sabato a te.
EliminaTutti ottimi versi.
RispondiEliminaGrazie Vincenzo, buon sabato.
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