mercoledì 20 gennaio 2021

INCONTRI POETICI

 ANNA ACHMATOVA

"Lascio la casa bianca e il muto giardino.
Deserta e luminosa mi sarà la vita"

ODESSA (Cartolina XIX sec.)
 
 
La porta socchiusa

La porta accostata,
il lieve ondeggio degli alberi di tiglio…
Sul tavolo, chissà dimenticati,
un frustino e un guanto.

L’alone giallo della lampada…
Sento un fruscio.
Perché sei andato via?
Io non capisco…

Domani sarà un mattino
di serenità.
La vita è splendida,
sii saggio, cuore.

Sei così stanco,
rallenta, batti piano…
Pensa, ho letto
che l’anima è immortale.

(1911)

 

Poesia dell’ultimo incontro

Il petto senza forza raggelava,
eppure leggeri erano i passi.
Ho infilato il guanto di sinistra
nel posto della destra.

Sembrava che i gradini fossero tanti,
ma io sapevo che erano soltanto tre!
Nell’autunnale sussurro degli aceri
mi ha chiesto: “Muori con me!

Mi ha ingannato infatti il triste,
incostante, crudele mio destino”.
Gli ho risposto: “Caro, caro!
Anche me ha ingannato. E morirò con te…”

Questo è il canto del nostro ultimo incontro.
Ho guardato la casa buia all’ultimo istante.
Solo nella camera ardevano candele,
di una luce gialla, indifferente.

(1911)

 

Nella notte bianca

Non ho chiuso la porta,
non ho acceso le candele,
non lo sai ma, per quanto fossi stanca,
non riuscivo ad andarmene più a letto.

Guardare, come si smarriscono i sentieri
dentro al bosco, all’imbrunire ormai del giorno,
ebbra del suono di una voce
che è simile alla tua.

E sapere che tutto è già perduto,
che la vita è un tremendo inferno.

Ero certa
che saresti ritornato.

(1911)



Anna Andreevna Achmatova (1889-1966) pseudonimo di Anna Andreevna Gorenko, nacque a Bol’soj Fontan, un elegante quartiere di Odessa, il 23 giugno 1889, da Inna Erazmovna Stogova e Andrej Antonovič Gorenko, funzionario pubblico, entrambi di nobile famiglia. 
Il padre, ingegnere meccanico di marina, si trasferì prima nei sobborghi di Pietroburgo, a Pavlovsk, e poi a Càrskoe Selò.

Anna fu una bambina precoce. A cinque anni parlava perfettamente il francese ed era una grande lettrice. A dieci, superata una grave malattia, cominciò a scrivere: un diario, piccole storie, ritratti di compagni di gioco.
La sua prima poesia è datata 1900, a undici anni, e la prima pubblicata apparve nel 1907 sulla rivista parigina “Sirus”, edita da Gumilëv.

Non amava l'appellativo di poetessa, ma preferiva farsi definire poeta, al maschile.
La sua poesia spesso inizia come se il discorso fosse già cominciato altrove, la voce sembra sul punto di spezzarsi ma il tono è noncurante, il rigore metrico controlla l'eccesso sentimentale.

L'Achmatova fece parte della Corporazione dei poeti, un gruppo acmeista fondato e guidato dal marito, Nikolaj Gumilëv che sposò nel 1910 e ne fu una delle massime interpreti.
Negli anni del matrimonio con Gumilëv, durato fino al 1918, e con cui ebbe il figlio Lev, Anna fece molti viaggi e a Parigi conobbe Modigliani che le dedicò una serie di ritratti e di nudi.
Sofferente di cuore, morì di una crisi cardiaca a Domodedovo (Mosca) il 5 maggio 1966.
 

Anna Achmatova con il figlio Lev e il marito nel 1913/16 
 

 

martedì 12 gennaio 2021

La mia "Itaca"

Buongiorno amici miei, chi mi segue sul blog "Parole nomadi" saprà della mia ultima raccolta di poesie: ITACA NEL CUORE, pubblicata nel mese di dicembre dalla casa editrice CTL Editore Livorno.

Il post si può leggere cliccando qui, potrete vedere, tra l'altro, un mio video registrato per l'occasione. Per tutti gli altri: la copertina della mia ultima creatura, qua sotto

 

La nascita della raccolta ha richiesto tempi lunghi e se vogliamo anche un po' travagliati, soprattutto per il periodo buio che abbiamo attraversato e stiamo ancora vivendo. Mi sono scontrata con indecisioni e sconforti, con ritardi e cali di autostima, ma alla fine sono contenta di averla pubblicata. 
Devo però ringraziare chi ha creduto in me e mi ha sollecitato ad andare avanti, in particolare: mio marito e la cara amica, Annamaria Catalano; senza di loro non so se avrei raggiunto l'obbiettivo, forse mi sarei arresa prima.

L'opera, strutturata in tre parti, ognuna a suo modo indipendente, offre la possibilità di una lettura diversificata, in tempi e modi da scegliere in base allo stato d'animo del momento.

Pretesto, stimolo per affrontare un percorso nel mondo interiore, la mia "Itaca" è: l'espressione di un desiderio, di una evasione. Rappresenta l'inseguimento di un sogno, la speranza di riuscire a superare gli ostacoli incontrati sulla via e raggiungere la meta.

" ... se il pensiero sarà fermo al credo, / e l'anima non giocherà contro corrente, / troverò il seme della speranza, / oltre le ombre trasudate dei silenzi, / il pianto dei nevai, / per poter sentir nascere / un refolo di vento, e il dolce canto di Itaca / a guidarmi nel viaggio. /"

È ricerca dell'altro, del diverso, di chi nella vita sta vivendo situazioni difficili, ha subito e subisce le malvagità e le ingiustizie del mondo, e vede i propri diritti calpestati...

"... su un nuovo alfabeto scriveremo un canto, / un unico canto / che non avrà colore, né specie, / solo dolce suono che accomuni, / e abbracci in unica voce. /"


È riflessione sul tempo e i giorni, ricordo degli affetti scomparsi, apprezzamento per ciò che rimane nel mio trascorrere. Il tempo, lo sappiamo, mentre passa si prende parte di noi, e non restituisce. Alcune volte sembra non passare mai, altre sembra volare, e spesso lo osserviamo scivolare via dalle nostre mani senza esserne pienamente consapevoli.
 
" Scivolano gli anni sull'acqua / di torrente in corsa. / Ciottoli di forme bislacche, / suoni di voci che non riconosco, / friabile argilla, / o macigni pesanti... / ... Tutti a modo loro hanno / il prezioso smalto del tempo, / l'anima dei ricordi./
 
"... Il mio tempo si riempie ancora / tra nuovi stupori, / di te mia aurora. / Ti stringo ancora a me - resta. / Non sfuggirmi ora. /

Questa è “ITACA NEL CUORE” vista da me, un’amica l’ha definita: "Un'interessante ricerca sul senso e il significato della poesia", a voi l'invito a scoprire altro.
 
Due proposte:
 
O mia natura
 
O mia natura,
non sono che piccola cosa
al meridiano volto
della tua presenza.
Grande il mistero
che freme nell'alito silenzioso
di humus sotto la neve,
il diadema di colori
sulla pelle,
quel suono di echi lontani - profondi,
animo di età remota.
Forse un giorno davanti te
ogni duolo 
m'abbandonerà,
e penetrerà
la tua feconda energia
l'anima mia.
Così lontana l'appartenenza,
d'ogni cosa confonde la via
e non ho sogno
che a te m'avvicini.
Tristi i giorni dell'attesa
che con l'alito il palato assapora.
 

 
La voce non trova coraggio 
 
Vieni,
invitami ad entrare,
salirò con te,
uno dopo l'altro,
i gradini che portano
al cuore.
Fammi pensare
che il sole alimenti le nostre ore
e il buio - il grigio siano
oltre il limite del cielo.
Sarai mano che sostiene,
braccia che stringono
i miei fianchi, occhi
che guidano i miei passi.
Stella - luce - firmamento,
voglio essere l'ancora del tuo approdo.
Il mio respiro nel tuo, unico
afflato d'amore.
Vieni nel mio sogno dorato,
non svegliarmi - ti prego.
La voce non trova coraggio
e forse guida solo l'illusione,
così intenso il giorno oggi
che ogni pensiero s'alimenta
della stessa passione.

 Stefania Pellegrini

( La raccolta è in vendita sui principali store del web e sul sito della CTL Editore Livorno, se si preferisce, si può richiedere direttamente a me tramite messaggio)