L'alluvione a Argenteuil - Claude Monet
Vorrei riprendere da dove avevo lasciato. Vorrei, ma mi fermo sull'intenzione, non vado avanti e continuo a essere latitante. Il due gennaio ho aperto l'anno su questo blog piena di speranza e di buona volontà... ma poi più niente. Ho ripreso a essere assente, non commento e non navigo sul web.
E' come se gli accadimenti, le preoccupazioni dello scorso anno, avessero creato fratture nel mio modo di essere e di pensare. Non esagero quando dico che mi ha attraversato un fiume in piena, è così che mi sento ancora dopo mesi: acciaccata, a giorni ancora devastata. Non sono più la stessa persona.
Mi chiedo se la mente sia altrove, ma no, credo semplicemente sia pigra, si rifiuti di pensare, di farmi concentrare su qualcosa.
La scrittura, ma in definitiva anche i miei blog, mi hanno sempre dato la carica, ispirato progetti, iniziative e negli anni scorsi ne ho trovati tanti, ma poi improvvisamente si è assopito tutto e non so come ritrovare la luce di quel cielo che c'è. Lo so, c'è ancora dentro di me.
Tutto passa, si supera come con il fortunale. Lo sappiamo... dopo torna il sereno, ma non tutto come prima. Prendiamo per ipotesi un'alluvione. Sappiamo bene l'effetto che ha l'esondazione del fiume sul paesaggio, sulle case... sugli uomini. Le frane che provoca nel terreno, la desolazione, il disastro che lascia. Si dovrà lavare via il fango, liberarsi delle macerie, adattarsi ai disagi... trovare la pazienza, la resilienza per ricostruire da un mattone alla volta. Così mi sento io adesso, in un divenire di aggiustamenti, di ricostruzioni, ma non tanto attorno a me, quanto soprattutto dentro di me. Le nubi si sono diradate, ma forse è solo cambiato il modo in cui vedo il cielo.
Dove sta il senso delle cose? Di certe cose in particolare? Spesso ci sforziamo di cercarlo, di scoprirlo, di conoscerne il significato. Abbiamo bisogno di darle un'etichetta, un nome, per capire, come se ciò ci aiutasse in qualche modo ad accettare quello che ci accade o accade attorno a noi. E' la vita, mi dico, tutto questo fa parte della vita e non c'è altra spiegazione che tenga. Eppure non trovo facile farmene una ragione, uscirne fuori, quando so che niente tornerà come prima e mi restituirà ciò che è stato.
Ma in fin dei conti, ora, non sto scrivendo? Forse confusamente, ma sto scrivendo i miei pensieri. Eccolo quel cielo che cercavo, magari ancora un po' nuvoloso, ma ben venga anche solo questo. Non sarà come produrre racconti o poesie, ma la scrittura non è anche terapia, terapia per l'anima?
"Il cielo" - una meravigliosa canzone di Renato Zero dei miei anni giovanili.
Vi rimando al link: https://significatotestocanzone.blogspot.com/2020/04/il-cielo-renato-zero.htm qualora non conosceste e voleste scoprirne il suo vero significato.
Mi spiace davvero che tu ti senta così e spero che ti possa passare in fretta. Comunque prenditi pure tutto il tempo che ti serve.
RispondiEliminaLa scrittura, i blog, tornerà tutto quando sarà ora,. intanto prova a scrivere che scrivere è comunque terapeutico.
Ma senza forzare. Un abbraccione
Grazie Alberto, grazie tante, grazie per la tua vicinanza. Apprezzo molto ciò che scrivi... credo solo di aver bisogno di tempo. Passerà. Tutto passa! Un abbraccio
RispondiElimina