Torno con un racconto, scritto qualche anno fa, che non avevo mai pubblicato. A suo tempo non mi convinceva molto, e l'avevo accantonato. In questi ultimi giorni l'ho riveduto e ve lo propongo oggi.
BUONA LETTURA!
Collezionava oggetti per la sola idea che
fossero appartenuti a qualcuno, convinto meritassero un’altra occasione. Dietro
di essi c’era un vissuto, una storia, che avrebbe scoperto volentieri, ma fino
ad allora non ne aveva trovato il modo.
La sua grande passione erano i 33 giri
degli anni ’60, ’70; in cantina ne contava un'intera collezione, ormai più di
un centinaio. Era attirato dalla copertina, dal colore sbiadito, da certi
segni, o scritte, che, in qualche modo, gli parlavano dei precedenti
possessori.
In pensione da qualche anno, aveva tempo
a sufficienza per andare ai mercatini dell'usato, e una volta alla settimana
dal rigattiere dietro l'angolo, ma faceva attenzione a comprare un pezzo alla
volta per evitare discussioni con la moglie che era stufa per la cantina ormai
piena delle sue cianfrusaglie. La stanza stretta e lunga ricordava più un
sottoscala, e di spazio libero se ne trovava ormai ben poco.
La donna era un po’ preoccupata per
l’hobby del marito, più vicino alla compulsione, alla mania, ma per il buon
vivere cercava di avere pazienza.
Una mattina però, all'ennesimo vinile che
l’uomo portò in casa, non riuscì a trattenersi da dirgli qualcosa, ne aveva fin sopra i capelli di
quegli oggetti, ma cercò di controllarsi per evitare una lite e gli suggerì semplicemente:
- Al mercatino in paese, sai quello che
fanno ogni fine mese, l'ultima volta che sono andata c'era un banchetto di orologi fatti con dischi in vinile. Avessi
visto, erano proprio carini, e originali. Ho visto qualcuno fermarsi a
comprali. –
- Perché non provi anche tu? Secondo me
li venderesti - Prese fiato per spiare la reazione del marito, poi aggiunse:
Pensa avresti la possibilità di dare a questi dischi una nuova vita, e ti
sbizzarriresti con la fantasia. Che ti costa Antonio, tuttalpiù ti sarai
divertito, e avrai passato un po' di tempo. –
L’uomo non ebbe alcuna reazione, rimase
in silenzio, e la donna pensò che finalmente si sarebbe liberata di quegli oggetti, magari di non tutti, ma chissà...
Il marito ne aveva di fantasia e capacità di progettare, qualcosa si sarebbe
inventato.
***
Nei due giorni che seguirono il marito trascorse
molto tempo tra cantina e garage, ma la donna evitò di fare domande e di
tornare sull'argomento.
Il terzo entrò nella stanza per
prendere delle mele che teneva in una cassetta di legno e, trovandolo in mezzo ai vinili sparsi
dappertutto: sopra la dispensa, sul tavolo da lavoro, per terra, non riuscì a
contenersi. E con voce irritata espose:
- Cavolo Antonio, ma non vedi che non
riesco neanche a passare per prendere le patate? Intendi fare ordine così? -
- Come pensi di uscirne da questo casino?
-
- Aspetta, non arrabbiarti. – Replicò l'uomo.
- Prima vieni a vedere - aggiunse,
mostrando la copertina di un 33giri dei New Trolls e delle scritte, a penna,
annotate sul retro.
- Leggi! Leggi qui in alto. –
- Vedi, c'è scritto: Alex e Viviana, e
poi questi numeri: 26560, 54840. Secondo te sono numeri di telefono? C'è anche
il timbro del negozio di dischi. Hai visto? -
- Ma che importanza vuoi che abbiano. Se
anche fosse? Non penserai mica che i numeri siano ancora attivi? Il negozio è
chiuso da anni e l’album sarà del 1968 o ’70. -
-Se va bene, sono passati quarantotto
anni. -
-E poi cosa vorresti scoprire? Lascia
andare, piuttosto tira su tutto, che fra un po' non si entra neanche più. - Concluse ancora contrariata.
Prese le mele, e uscì.
Antonio, però, non era certo tipo da
scoraggiarsi. Ah, le donne con la mania dell’ordine… pensò... lasciar perdere, dovrei lasciar perdere, perché? Se avessi
dovuto arrendermi al primo ostacolo, non avrei combinato nulla nella vita.
No, devo andare avanti.
Con la copertina del disco ancora in mano
gli venne in mente Carlo, un suo amico.
Giusto, perché non ci ho pensato
prima?
È nel campo della musica… e suona ancora.
Ottimo. Sono sicuro che lui saprà suggerirmi
qualcosa. Si disse soddisfatto.
Lo chiamo subito.
- Mi dispiace, - gli rispose Carlo - non
saprei dirti. Si fece silenzioso, poi aggiunse: - Aspetta, mi è venuta un’idea.
–
- Prova a chiedere al nuovo negozio di
strumenti musicali in Via dei platani… magari loro… ma è passato del tempo, non
so… -
Al negozio, il proprietario non seppe
dirgli alcunché, il disco era più oggetto per collezionisti o per i mercatini
dell'usato e gli suggerì di chiedere a loro. Di tutt’altro avviso fu invece il commesso che
stava uscendo in quel momento dal retro bottega.
- In effetti - gli disse - è passato un
uomo, un paio di settimane fa, cercava proprio un vecchio album dei New Trolls.
- Ha lasciato un biglietto con un numero
di telefono, nel caso avessi avuto delle novità. -
- Aspetti, l’ho scritto qui. – Aggiunse,
estraendo un foglietto ripiegato da un cassetto.
Antonio ringraziò ed uscì. Appena fuori dal negozio, digitò il numero sul cellulare. Doveva andare subito a fondo della cosa, verificare se
era lui il proprietario del suo LP. Quando gli sarebbe capitata un'altra occasione?
***
Antonio ebbe modo di rielaborare il tutto con calma e di trarre le sue conclusioni.
Certo Giovanni non avrebbe più ritrovato il bambino che era stato, né avrebbe
colmato il vuoto che s’era creato dentro di lui, ma riavere l' LP gli riportava la certezza di
quel tempo vissuto, dei momenti felici che c'erano stati. Gli apriva il suo pezzetto di cielo.
Comprese quanto poteva essere stato forte
il suo attaccamento al fratello, il dolore che doveva aver provato, i periodi
bui attraversati da quel ragazzino che perdeva, a dieci anni, la sua figura di riferimento e
non trovava l’aiuto della madre. Ma provò anche pietà per lei che, chiusa nel
suo dolore, non era stata capace di superare il lutto, né di rendersi conto di
avere ancora un figlio che aveva bisogno di lei.
Giovanni era cresciuto con un vuoto,
quel grande vuoto dentro che cercava di colmare coltivando in silenzio il
ricordo. Per paura di perderlo lo proteggeva gelosamente, ne erigeva un’icona nella mente, e mai perdeva la speranza di potersi ricongiungere un giorno
con qualche oggetto appartenuto al fratello, nell’illusione di
ristabilire un contatto con lui.
I ricordi di Giovanni si erano via via
impastati con i sogni, il tempo aveva segnato il passo, ma quell’oggetto era
una tangibile prova che lo avrebbe riavvicinato alla memoria di Alex.
Antonio almeno ci sperava.
Tenerlo in mano, e magari riascoltarlo,
sarebbe stato un po’ come sfiorare le sue dita e ritrovare qualche lontana
sensazione dei momenti felici passati insieme. Per Antonio invece fu il
compimento, la realizzazione di un desiderio.
Stefania Pellegrini
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