lunedì 29 gennaio 2024

Quel disco dei New Trolls

 


Torno con un racconto, scritto qualche anno fa, che non avevo mai  pubblicato. A suo tempo non mi convinceva molto, e l'avevo accantonato. In questi ultimi giorni l'ho riveduto e ve lo propongo oggi.

BUONA LETTURA!


Collezionava oggetti per la sola idea che fossero appartenuti a qualcuno, convinto meritassero un’altra occasione. Dietro di essi c’era un vissuto, una storia, che avrebbe scoperto volentieri, ma fino ad allora non ne aveva trovato il modo.

La sua grande passione erano i 33 giri degli anni ’60, ’70; in cantina ne contava un'intera collezione, ormai più di un centinaio. Era attirato dalla copertina, dal colore sbiadito, da certi segni, o scritte, che, in qualche modo, gli parlavano dei precedenti possessori.

In pensione da qualche anno, aveva tempo a sufficienza per andare ai mercatini dell'usato, e una volta alla settimana dal rigattiere dietro l'angolo, ma faceva attenzione a comprare un pezzo alla volta per evitare discussioni con la moglie che era stufa per la cantina ormai piena delle sue cianfrusaglie. La stanza stretta e lunga ricordava più un sottoscala, e di spazio libero se ne trovava ormai ben poco.

La donna era un po’ preoccupata per l’hobby del marito, più vicino alla compulsione, alla mania, ma per il buon vivere cercava di avere pazienza.

Una mattina però, all'ennesimo vinile che l’uomo portò in casa, non riuscì a trattenersi da dirgli qualcosa, ne aveva fin sopra i capelli di quegli oggetti, ma cercò di controllarsi per evitare una lite e gli suggerì semplicemente:

- Al mercatino in paese, sai quello che fanno ogni fine mese, l'ultima volta che sono andata c'era un banchetto di orologi fatti con dischi in vinile. Avessi visto, erano proprio carini, e originali. Ho visto qualcuno fermarsi a comprali. –

- Perché non provi anche tu? Secondo me li venderesti - Prese fiato per spiare la reazione del marito, poi aggiunse: Pensa avresti la possibilità di dare a questi dischi una nuova vita, e ti sbizzarriresti con la fantasia. Che ti costa Antonio, tuttalpiù ti sarai divertito, e avrai passato un po' di tempo. –

L’uomo non ebbe alcuna reazione, rimase in silenzio, e la donna pensò che finalmente si sarebbe liberata di quegli oggetti, magari di non tutti, ma chissà... Il marito ne aveva di fantasia e capacità di progettare, qualcosa si sarebbe inventato. 

***

Nei due giorni che seguirono il marito trascorse molto tempo tra cantina e garage, ma la donna evitò di fare domande e di tornare sull'argomento.

Il terzo entrò nella stanza per prendere delle mele che teneva in una cassetta di legno e, trovandolo in mezzo ai vinili sparsi dappertutto: sopra la dispensa, sul tavolo da lavoro, per terra, non riuscì a contenersi. E con voce irritata espose:  

- Cavolo Antonio, ma non vedi che non riesco neanche a passare per prendere le patate? Intendi fare ordine così? -

- Come pensi di uscirne da questo casino? -

- Aspetta, non arrabbiarti. – Replicò l'uomo.

- Prima vieni a vedere - aggiunse, mostrando la copertina di un 33giri dei New Trolls e delle scritte, a penna, annotate sul retro.

- Leggi! Leggi qui in alto. –

- Vedi, c'è scritto: Alex e Viviana, e poi questi numeri: 26560, 54840. Secondo te sono numeri di telefono? C'è anche il timbro del negozio di dischi. Hai visto? -

- Ma che importanza vuoi che abbiano. Se anche fosse? Non penserai mica che i numeri siano ancora attivi? Il negozio è chiuso da anni e l’album sarà del 1968 o ’70. -

-Se va bene, sono passati quarantotto anni. -

-E poi cosa vorresti scoprire? Lascia andare, piuttosto tira su tutto, che fra un po' non si entra neanche più. - Concluse ancora contrariata.

Prese le mele, e uscì.

Antonio, però, non era certo tipo da scoraggiarsi. Ah, le donne con la mania dell’ordine… pensò... lasciar perdere, dovrei lasciar perdere, perché? Se avessi dovuto arrendermi al primo ostacolo, non avrei combinato nulla nella vita. No, devo andare avanti.

Con la copertina del disco ancora in mano gli venne in mente Carlo, un suo amico.

Giusto, perché non ci ho pensato prima?

 È nel campo della musica… e suona ancora.

Ottimo. Sono sicuro che lui saprà suggerirmi qualcosa. Si disse soddisfatto.

Lo chiamo subito. 

- Mi dispiace, - gli rispose Carlo - non saprei dirti. Si fece silenzioso, poi aggiunse: - Aspetta, mi è venuta un’idea. –

- Prova a chiedere al nuovo negozio di strumenti musicali in Via dei platani… magari loro… ma è passato del tempo, non so… -

 ***

Al negozio, il proprietario non seppe dirgli alcunché, il disco era più oggetto per collezionisti o per i mercatini dell'usato e gli suggerì di chiedere a loro.  Di tutt’altro avviso fu invece il commesso che stava uscendo in quel momento dal retro bottega.

- In effetti - gli disse - è passato un uomo, un paio di settimane fa, cercava proprio un vecchio album dei New Trolls.

- Ha lasciato un biglietto con un numero di telefono, nel caso avessi avuto delle novità. -

- Aspetti, l’ho scritto qui. – Aggiunse, estraendo un foglietto ripiegato da un cassetto.

Antonio ringraziò ed uscì. Appena fuori dal negozio, digitò il numero sul cellulare. Doveva andare subito a fondo della cosa, verificare se era lui il proprietario del suo LP. Quando gli sarebbe capitata un'altra occasione?


        Rientrando a casa raccontò alla moglie ciò che gli era successo. Ma fu evasivo.
       -… Pensa un po’, quell’uomo stava cercando proprio il mio disco. Così gli ho detto che glielo regalo, tanto con tutti quelli che ho... Domani glielo porto. -
    Sembrò riflettere un momento e dopo aggiunse: - Sai che quei numeri erano proprio come pensavo? Numeri telefonici.–

    La moglie non fece domande e lui non aggiunse altro. Doveva evitare che lei riportasse tutto alla vicina, come faceva spesso. Quella storia era sua e sua sarebbe rimasta per sempre, a nessuno avrebbe permesso di sporcarla con qualche pettegolezzo inopportuno.

    In seguito rivisse spesso l’incontro con quell’uomo e ciò che aveva scoperto su quel disco. La storia di Giovanni gli aveva lasciato una sensazione vaga di tristezza che non sapeva spiegarsi né tantomeno disperdere facilmente. 

-… Il pallone da football, i vestiti, le coppe vinte giocando a tennis, tutti i dischi... persino le foto. Era sparito tutto ... Avevo pianto. Me l’ero presa con lei - gli aveva raccontato - e con il suo egoismo, ma ce l’avevo anche con il mondo intero, avevo una rabbia dentro che mi dava non pochi problemi a scuola e con gli amici. Diventai un ragazzo difficile.
Perché cancellarne la presenza? Soprattutto a me? Non lo capivo. Per settimane non le ho rivolto la parola e per lungo tempo ho covato nei suoi confronti una rabbia sorda. L’ho odiata. Stavo male e lei non capiva… Mi era rimasta solo lei, mio padre era morto in un incidente sul lavoro, qualche anno prima e mi sentivo smarrito, confuso. Possibile che non lo vedesse? Avevo appena dieci anni, ero un bambino.
Quella mattina di primavera, Alex prende la moto perché ha perso l’autobus per andare a scuola. Mia madre gli dice di non farlo, l’asfalto è bagnato e scivoloso per la pioggia della notte. Ma lui non l’ascolta. Vicino a scuola una macchina gli taglia la strada. Lui frena, ma perde il controllo del mezzo e scivola sull’asfalto. Batte la testa e muore all’istante.
Mia madre si dispera, e gira per giorni in casa senza farsene una ragione. Alla fine decide di liberarsi di tutta la roba appartenuta a mio fratello, convinta sia la strada giusta per ritrovare un po’ di serenità.
Fa sparire tutte le foto e da quel giorno, finché è vissuta, non ha più voluto che gli parlassi di Alex. –

***

Antonio ebbe modo di rielaborare il tutto con calma e di trarre le sue conclusioni. Certo Giovanni non avrebbe più ritrovato il bambino che era stato, né avrebbe colmato il vuoto che s’era creato dentro di lui, ma riavere l' LP gli riportava la certezza di quel tempo vissuto, dei momenti felici che c'erano stati. Gli apriva il suo pezzetto di cielo.

Comprese quanto poteva essere stato forte il suo attaccamento al fratello, il dolore che doveva aver provato, i periodi bui attraversati da quel ragazzino che perdeva, a dieci anni, la sua figura di riferimento e non trovava l’aiuto della madre. Ma provò anche pietà per lei che, chiusa nel suo dolore, non era stata capace di superare il lutto, né di rendersi conto di avere ancora un figlio che aveva bisogno di lei.   

Giovanni era cresciuto con un vuoto, quel grande vuoto dentro che cercava di colmare coltivando in silenzio il ricordo. Per paura di perderlo lo proteggeva gelosamente, ne erigeva un’icona nella mente, e mai perdeva la speranza di potersi ricongiungere un giorno con qualche oggetto appartenuto al fratello,  nell’illusione di ristabilire un contatto con lui.

I ricordi di Giovanni si erano via via impastati con i sogni, il tempo aveva segnato il passo, ma quell’oggetto era una tangibile prova che lo avrebbe riavvicinato alla memoria di Alex. Antonio almeno ci sperava. 

Tenerlo in mano, e magari riascoltarlo, sarebbe stato un po’ come sfiorare le sue dita e ritrovare qualche lontana sensazione dei momenti felici passati insieme. Per Antonio invece fu il compimento, la realizzazione di un desiderio.

Stefania Pellegrini

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