giovedì 23 aprile 2020

Nessuno e il caos

Lievin Kandinskij
Se ne stava nascosto, in un rifugio in montagna, tra le rocce, perché era nato senza volto. Non c'era alcuno che conoscesse la sua esistenza. Una vita grama la sua, costretto a uscire di notte, di soppiatto, per non rischiare di essere visto.
Ogni tanto s'avventurava oltre la sua dimora e scendeva al paese per procurarsi qualcosa da mangiare, ma erano uscite rapide e saltuarie; preferiva nutrirsi di bacche o di qualche animale trovato morto nei paraggi.
Avrebbe voluto tanto essere come il vento e volare. Volare libero, sfiorare il cielo, i prati, sorvolare le montagne. 
Ecco avrebbe potuto essere un uccello, oppure liberarsi di quel corpo tanto ingombrante e diventare invisibile al mondo.
Pensava questo e altro, cercando un modo per sfuggire alle sue angosce.
S'inventava un volto e immaginava il suo sorriso, come un raggio di luce trapassare le nubi e baciare un fiore. Non il più bello, si sarebbe accontentato anche di un misero fiore, perché sarebbe stato più di quello che aveva al momento.
Si pensava con lo sguardo corrucciato come il cielo attraversato dalle nubi, altre volte luminoso come la prima stella della notte e stava appeso a quel sogno, per timore potesse sfuggirgli di mano e dissolversi.
Lo rivestiva di nuovi particolari, vi aggiungeva il colore degli occhi, pensando a quello dei prati che vedeva da lassù e immaginava i capelli come i licheni sulle rocce.
Ma il tempo gli pesava come una pietra portata nelle tasche, e vedeva il silenzio come un frutto acerbo che marciva prima di maturare.
Avrebbe tanto voluto cambiare la sua sorte, chiuso in quelle vesti che qualcuno, o qualcosa, gli aveva cucito addosso.
Nessuno mai osava arrivare fin lassù, di tanto in tanto passava un'aquila, a volte un gipeto, ma erano sempre avvistamenti veloci e distanti.
Una sofferenza senza lacrime, come il grido lacerante di un falco, faceva spesso compagnia alle sue giornate; pur non avendo un animo cattivo, odiava il mondo intero.


Un giorno un corvo si posò davanti al suo rifugio, troppo grosso per passare inosservato, ma assorto nei suoi crucci, non lo notò subito. Era nero con un grosso becco arancione e aveva artigli al fondo delle sue zampe.
Incapace di provare alcunché, prese ad osservarlo, aspettando una sua mossa.
E il corvo parlò.
Non fu di grandi parole, ma lui si sentì gratificato, l'uccello capiva le sue frustrazioni e gli stava offrendo una soluzione alle sofferenze. Lusingato e in qualche modo sollevato, non prese tempo per pensare.
Accadde tutto in un attimo, realizzò solo che, in cambio di un piccolo favore, sarebbe diventato come il vento: aria, energia... leggero... volatile.
E si vide già ad assaporare la bellezza dell'essere libero dal suo corpo, ad avere, finalmente, più di tutti gli esseri umani.
Accettò il patto! Come avrebbe potuto rifiutare, gli veniva offerto quello che da tanto tempo andava sognando; avrebbe avuto il mondo nelle sue mani.
Non pensò alle conseguenze, non pensò a niente.
Provò orgoglio per se stesso quando s'accorse di poter sorvolare gli alberi, nascondersi tra il fogliame, entrare, uscire, dalle case degli altri, passeggiare indisturbato, senza essere notato.
Niente gli era più irraggiungibile. Si sentì potente, come il tuono appostato dietro la montagna.
Salutò la sua dimora dove sapeva non sarebbe più tornato, uscì allo scoperto e si ritrovò in mezzo a tanta gente che camminava ignara, e non notava la sua presenza.
Vide il sole in una luce nuova, come avesse trovato più energia da scaricare su di lui, e solo luce e colore e davanti un azzurro immenso, l'infinito e... l'eternità.
Pensò che se avesse voluto, avrebbe potuto tornare indietro, e tutto sarebbe rimasto a prima del caos, ma fu il soffio di un attimo, una piuma leggera in mezzo al niente e poi si lasciò andare.
Gli altri avrebbero sofferto, come aveva sofferto lui e si sentì invincibile e finalmente realizzato.
Il rimorso non gli apparteneva.

Stefania Pellegrini ©
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4 commenti:

  1. Cara Stefania, purtroppo spesso se ne parla direi troppo.
    Ha me piace certi racconti come questo, semplice ma interessante.
    Ciao e buona giornata con un forte abbraccio e un sorriso:-)
    Tomaso

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    1. Ciao Tommaso, grazie infinite per il tuo passaggio e l'apprezzamento. Passa un buon pomeriggio.

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  2. Ciao Stefania, ti ho letto ma forse il mio cervello oggi e poco attivo.
    Riepilogo il capito.
    Lui e senza volto, arriva un corvo che le dona le sue sembianze e allora vola felice, nessuno lo nota.
    Ma perche, altri , avrebbero sofferto come lui?
    Resto in attesa di capire.
    Un abbraccio.
    Ciao fulvio

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    1. Ciao Fulvio, mi spiace, forse non sono stata chiara io. Il racconto ha un significato nascosto. Ogni parola ha un suo peso. Questo essere, premetto, aveva preso ad odiare gli altri esseri umani perché erano stati più fortunati di lui. Stringe un patto con il corvo: sarà trasformato in vento... volatile... in cambio di qualcosa che lui dovrà fare per il corvo. Quel qualcosa è tra le righe, deve capire il lettore cos'é. Ti invito se hai voglia a rileggere l'ultimo pezzo da "avrebbe avuto il mondo, (cioé il destino degli esseri umani) nelle sue mani". Non ti svelo altro, ti chiedo solo: secondo te cos'è il caos? Grazie Fulvio per il tuo interesse e ti auguro buon pomeriggio. Un abbraccio

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