Lievin Kandinskij |
Se ne
stava nascosto, in un rifugio in montagna, tra le rocce, perché era
nato senza volto. Non c'era alcuno che conoscesse la sua esistenza.
Una vita grama la sua, costretto a uscire di notte, di soppiatto, per
non rischiare di essere visto.
Ogni
tanto s'avventurava oltre la sua dimora e scendeva al paese per
procurarsi qualcosa da mangiare, ma erano uscite rapide e saltuarie;
preferiva nutrirsi di bacche o di qualche animale trovato morto nei
paraggi.
Avrebbe
voluto tanto essere come il vento e volare. Volare libero, sfiorare
il cielo, i prati, sorvolare le montagne.
Ecco avrebbe potuto essere
un uccello, oppure liberarsi di quel corpo tanto ingombrante e
diventare invisibile al mondo.
Pensava
questo e altro, cercando un modo per sfuggire alle sue angosce.
S'inventava
un volto e immaginava il suo sorriso, come un raggio di luce
trapassare le nubi e baciare un fiore. Non il più bello, si sarebbe
accontentato anche di un misero fiore, perché sarebbe stato più di
quello che aveva al momento.
Si
pensava con lo sguardo corrucciato come il cielo attraversato dalle
nubi, altre volte luminoso come la prima stella della notte e stava
appeso a quel sogno, per timore potesse sfuggirgli di mano e
dissolversi.
Lo
rivestiva di nuovi particolari, vi aggiungeva il colore degli occhi,
pensando a quello dei prati che vedeva da lassù e immaginava i
capelli come i licheni sulle rocce.
Ma il
tempo gli pesava come una pietra portata nelle tasche, e vedeva il
silenzio come un frutto acerbo che marciva prima di maturare.
Avrebbe
tanto voluto cambiare la sua sorte, chiuso in quelle vesti che
qualcuno, o qualcosa, gli aveva cucito addosso.
Nessuno
mai osava arrivare fin lassù, di tanto in tanto passava un'aquila, a
volte un gipeto, ma erano sempre avvistamenti veloci e distanti.
Una
sofferenza senza lacrime, come il grido lacerante di un falco, faceva
spesso compagnia alle sue giornate; pur non avendo un animo cattivo,
odiava il mondo intero.
Un
giorno un corvo si posò davanti al suo rifugio, troppo grosso per
passare inosservato, ma assorto nei suoi crucci, non lo notò subito.
Era nero con un grosso becco arancione e aveva artigli al fondo delle
sue zampe.
Incapace
di provare alcunché, prese ad osservarlo, aspettando una sua mossa.
E il
corvo parlò.
Non fu
di grandi parole, ma lui si sentì gratificato, l'uccello capiva le
sue frustrazioni e gli stava offrendo una soluzione alle sofferenze.
Lusingato e in qualche modo sollevato, non prese tempo per pensare.
Accadde
tutto in un attimo, realizzò solo che, in cambio di un piccolo
favore, sarebbe diventato come il vento: aria, energia... leggero...
volatile.
E si
vide già ad assaporare la bellezza dell'essere libero dal suo corpo,
ad avere, finalmente, più di tutti gli esseri umani.
Accettò
il patto! Come avrebbe potuto rifiutare, gli veniva offerto quello
che da tanto tempo andava sognando; avrebbe avuto il mondo nelle sue
mani.
Non
pensò alle conseguenze, non pensò a niente.
Provò
orgoglio per se stesso quando s'accorse di poter sorvolare gli
alberi, nascondersi tra il fogliame, entrare, uscire, dalle case
degli altri, passeggiare indisturbato, senza essere notato.
Niente
gli era più irraggiungibile. Si sentì potente, come il tuono
appostato dietro la montagna.
Salutò
la sua dimora dove sapeva non sarebbe più tornato, uscì allo
scoperto e si ritrovò in mezzo a tanta gente che camminava ignara, e non notava la sua presenza.
Vide
il sole in una luce nuova, come avesse trovato più energia da
scaricare su di lui, e solo luce e colore e davanti un azzurro
immenso, l'infinito e... l'eternità.
Pensò
che se avesse voluto, avrebbe potuto tornare indietro, e tutto
sarebbe rimasto a prima del caos, ma fu il soffio di un attimo, una
piuma leggera in mezzo al niente e poi si lasciò andare.
Gli
altri avrebbero sofferto, come aveva sofferto lui e si sentì
invincibile e finalmente realizzato.
Il
rimorso non gli apparteneva.
Stefania Pellegrini ©
DIRITTI RISERVATI
Cara Stefania, purtroppo spesso se ne parla direi troppo.
RispondiEliminaHa me piace certi racconti come questo, semplice ma interessante.
Ciao e buona giornata con un forte abbraccio e un sorriso:-)
Tomaso
Ciao Tommaso, grazie infinite per il tuo passaggio e l'apprezzamento. Passa un buon pomeriggio.
EliminaCiao Stefania, ti ho letto ma forse il mio cervello oggi e poco attivo.
RispondiEliminaRiepilogo il capito.
Lui e senza volto, arriva un corvo che le dona le sue sembianze e allora vola felice, nessuno lo nota.
Ma perche, altri , avrebbero sofferto come lui?
Resto in attesa di capire.
Un abbraccio.
Ciao fulvio
Ciao Fulvio, mi spiace, forse non sono stata chiara io. Il racconto ha un significato nascosto. Ogni parola ha un suo peso. Questo essere, premetto, aveva preso ad odiare gli altri esseri umani perché erano stati più fortunati di lui. Stringe un patto con il corvo: sarà trasformato in vento... volatile... in cambio di qualcosa che lui dovrà fare per il corvo. Quel qualcosa è tra le righe, deve capire il lettore cos'é. Ti invito se hai voglia a rileggere l'ultimo pezzo da "avrebbe avuto il mondo, (cioé il destino degli esseri umani) nelle sue mani". Non ti svelo altro, ti chiedo solo: secondo te cos'è il caos? Grazie Fulvio per il tuo interesse e ti auguro buon pomeriggio. Un abbraccio
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