" I versi per me sono come l'aria, la vita e il dolore sono come l'aria e non si può stare senza respirare"
Nika
Turbina
Nika Turbina è un
nome sconosciuto ai molti, eppure la sua storia racconta di una bambina dalla
poesia innata, di una donna divenuta tale anzitempo.
Nasce
a Yalta il 17 dicembre del 1974, da una famiglia di artisti. La madre è
scultrice, la nonna interprete, il nonno, Anatolij Nikanorkin, scrittore e
poeta. A soli ventisette anni, l’11 maggio del
2002, scompare tragicamente a Mosca.
I suoi primi componimenti risalgono all’età di quattro anni, dettati
di notte alla mamma.
La
piccola era di salute cagionevole, soffriva d’asma, le difficoltà respiratorie,
il senso di soffocamento pare le provocassero bruschi risvegli, cosicché in
preda all’ansia, Nika cominciò a cercare di resistere al sonno, rimanendo
seduta sul letto.
E' in quelle occasioni ad accorgersi che nei suoi ansiti si
nascondono parole, si formano versi, dalle sue labbra fiorisce poesia di
rara intensità. L’ispirazione
arriva improvvisa, con l’intrecciarsi di vocaboli, immagini e metafore, ma ha bisogno della mamma o della nonna per appuntare ogni cosa sotto
dettatura.
Per
Nika la scrittura è un gioco, nel modo serio di un bambino. La poetessa –
bambina scrive dell’amore, del dolore, degli inganni della vita scuotendo
il senso più tragico delle parole.
Raggiunge
l’apice della notorietà, quando a soli sette anni i suoi versi appaiono su un
quotidiano nazionale, grazie all’interessamento dello scrittore già affermato Yulian
Semyonov. Nel giro di un anno viene pubblicata a Mosca la sua prima raccolta: Quaderno
di appunti, con una prefazione di Evgenij Evtusenko.
Nel
maggio del 1985 le viene conferito il Leone d’oro di Venezia, prima di lei solo un altro poeta russo viene insignito dello stesso riconoscimento:
Anna Achmatova.
Divenuta adulta si trasferisce a Mosca. Studia per qualche tempo presso l’istituto di
Cinematografia e l’Istituto di Cultura, prende parte come attrice ad alcuni
film, viaggia molto. Si sposa e prova a lavorare in radio e in TV.
L’ultima
parte della sua vita la trascorre lontano dall’attenzione generale:
Scrive
di sé: “Tutto quello che dovevo, l’ho detto da bambina, nelle mie poesie. Non
c'era bisogno che divenissi donna”
E poi
il buio.
Chi sono io?
Di chi gli occhi quando guardo nel mondo,
di Amici, Familiari, Belve, Alberi ed Uccelli?
Di chi le labbra per bere rugiada
alla foglia che cade lungo la strada?
Di chi le braccia per stringere
in bilico il mondo, indifeso?
La voce si perde tra quelle di boschi,
campi e tempeste di neve,
piogge forti e la notte.
Chi sono in tutto questo io?
Dove andare in cerca
di me, come dare risposta a tutte
queste voci in natura?
Di chi gli occhi quando guardo nel mondo,
di Amici, Familiari, Belve, Alberi ed Uccelli?
Di chi le labbra per bere rugiada
alla foglia che cade lungo la strada?
Di chi le braccia per stringere
in bilico il mondo, indifeso?
La voce si perde tra quelle di boschi,
campi e tempeste di neve,
piogge forti e la notte.
Chi sono in tutto questo io?
Dove andare in cerca
di me, come dare risposta a tutte
queste voci in natura?
Qualche
anno fa le "Edizioni Via del Vento” hanno pubblicato una piccola antologia
della sua opera: “Sono pesi
queste mie poesie”,
di
cui riporto alcune liriche qui sotto.
Versi
che raccontano l’esperienza unica di una bambina che non è riuscita
a diventare donna, o lo è diventata troppo in fretta.
Il
senso della vita
Da
salire
e scendere
gradini
–
mi gira
la testa.
Da
salire
e scendere
gradini
–
com’è
piccola la vita!
Non
voglio credere
che da
me verrà la morte,
che
mai vedrò
la
neve di gennaio,
che
non raccoglierò
più
fiori a primavera
per
fare una ghirlanda.
Vi
prego!
Non
ditemi altro.
Abbiate
solo fede
che al
mattino sarà giorno
ancora
e avrete
da salire
e scendere
gradini
al volo,
e
tutti li conterete.
(1981)
Sono
pesi queste mie poesie
Sono
pesi queste mie poesie
pietre
spinte lungo una salita.
Le
porterò stremata
allo strapiombo.
Poi
cadrò, viso nell’erba,
non
avrò lacrime abbastanza.
Smembrerò
la strofa
scoppierà
in singhiozzi il verso
e si pianterà
nel palmo
con dolore
anche l’ortica.
L’amarezza
di quel giorno
tutta
trasmuterà in parola.
(1981)
Bambola
Sono una bambola rotta.
Si sono scordati di mettermi
un cuore nel petto.
E al buio, in un angolo, inutile,
abbandonata.
E come una bambola rotta
al mattino ho ascoltato
i bisbigli di un sogno:
"dormi, tesoro, dormi
e voleranno gli anni
e al tuo risveglio
di nuovo vorranno
prenderti in braccio
cullarti per gioco,
e troverà il suo battito
il cuore".
E' solo tremendo
aspettare.
(1983)
In piedi sui confini
In piedi sui confini
dove perdi il contatto
con il mondo.
Si gettano qui ponti innanzi
quando scocca mezzanotte:
inflessibile è il tempo.
In piedi sui confini:
solo un passo ancora,
solo un passo ancora,
avanti!, verso l'immortalità.
Se mi volto, scopro dietro di me
quei giorni che mi hanno dato tanta luce.
E non so decidermi
a quel passo,
ma mi mette fretta il tempo.
Con il far del giorno
si oscura la mia stella,
la linea si richiude in un istante.
(1983)
Non conoscevo questa giovane poetessa. Credo che "Bambola" sia la poesia che più mi è piaciuta , fra quelle che ci hai presentato. Peccato che sia scomparsa così giovane. Saluti.
RispondiEliminaSi è suicidata purtroppo. Una poetessa-bambina cresciuta troppo in fretta... Grazie Mirtillo, buon pomeriggio.
EliminaMia cara Stefania io ti ringrazio fortemente per avermi fatto conoscere questa bravissima poetessa. Di una potenza estrema il tuo scritto che la racconta in modo intenso, esattamente come i suoi versi. Triste perdere così presto talenti simili. Ciao grandiosa, alla prossima.
RispondiEliminaCara Pia, grazie a te. Purtroppo è una poetessa poco conosciuta, o più precisamente un po' dimenticata. Eppure la sua poetica, come hai giustamente osservato è di forte impatto emotivo. Non dimentichiamoci che quando ha scritto queste poesie aveva sette e nove anni, una bambina! Dotata di una sensibilità e profondità notevoli.
EliminaBuon pomeriggio a te.
Sempre speciali le tue presentazioni d'autori non molto noti,come questa splendida poetessa, che ci ha lasciato opere notevoli, sulle quali porre profonde riflessioni.
RispondiEliminaBuona domenica, carissima Stefania,silvia
Ti ringrazio, cara Silvia. Sono lieta che ti sia piaciuta. Buon pomeriggio a te.
EliminaDa appassionato di poesia non posso che ringraziarti per avermi fatto conoscere una grande artista.
RispondiEliminaA presto.fulvio
Grazie a te Fulvio per essere qui.
EliminaBuon pomeriggio.
Poesie che raccontano dolore. Grazie per avercela fatta conoscerò, approfondirò. Abbraccio siempre <3
RispondiEliminaConvengo con te, pare incredibile che una bambina di sette o nove anni possa aver sentito tutto il dolore che traspare dai versi di queste poesie.
EliminaA me questa ha colpito molto.
Ciao e grazie della visita.