(da "Il mondo di Alice", 1° episodio)
Alice irrompe in casa, grondante di sudore, e non fa a tempo a richiamare Spank, che la precede derapando in salotto. La mamma sta parlottando con la zia Anna e dà un grido isterico: “Alice!”
“Ma quante volte ti devo dire che non devi fare entrare il cane in casa, in questo modo.”
“Non è possibile! Dove siete stati? Spank è tutto bagnato, portalo via!”
Alza la voce, perentoria: “Subito! Via di qua.”
E riprende a parlare sottovoce con la zia.
“Vedi, come faccio?…Non so più cosa...” Poche parole, che Alice non comprende neanche bene, perché si è allontanata per fare uscire il cane in giardino. La madre si interrompe e la richiama per ricordarle l'appuntamento in città e sollecitarla a farsi una doccia in fretta.
Addio al pomeriggio tranquillo, all'idea di ascoltarsi un po' di musica all'iPad e finire in pace la lettura de “Il giovane Holden”.
"Che palle! Pensa. "Nooo, ... la psicologa! No.”
“Non la reggo.”
Chissà poi perché. Questa proprio non l'ho ancora capita. Perché mai un genitore si dovrebbe preoccupare se la figlia non racconta le cavolate che accadono a scuola e le piace starsene da sola in camera a disegnare o a leggere? Oppure scrive poesie?
Che motivo c'è per essere in ansia?
Povera mamma, lei parla sempre sotto voce, quando va a letto con papà la sera. Ma io l'ho sentita parlare di quella figlia, secondo lei, così diversa da tutte le sue coetanee, che preferisce la compagnia di Spank al chattare con le amiche, come fan tutte. Troppo magra, sempre secondo lei, che mette felpe larghe e tute, non usa un filo di trucco e preferisce i capelli corti che la fanno tanto somigliare a un maschio.
Ma vai a capirli questi grandi, notano solo quello che vogliono notare. Mai contenti, quando non hanno problemi se li inventano, per stare male.
Perché non ti accettano per quel che sei?…Bella questa! Ma io lo so?
Che motivo c'è per essere in ansia?
Povera mamma, lei parla sempre sotto voce, quando va a letto con papà la sera. Ma io l'ho sentita parlare di quella figlia, secondo lei, così diversa da tutte le sue coetanee, che preferisce la compagnia di Spank al chattare con le amiche, come fan tutte. Troppo magra, sempre secondo lei, che mette felpe larghe e tute, non usa un filo di trucco e preferisce i capelli corti che la fanno tanto somigliare a un maschio.
Ma vai a capirli questi grandi, notano solo quello che vogliono notare. Mai contenti, quando non hanno problemi se li inventano, per stare male.
Perché non ti accettano per quel che sei?…Bella questa! Ma io lo so?
Alice, sorride tra sé e sé, e canticchiando va a fare la doccia. In mezz'ora è pronta. Appena scende in salotto la mamma le fa notare il ritardo; la zia, nel frattempo, se n'è andata. La ragazzina non le risponde e sale in macchina controvoglia. Le dispiace che la madre stia buttando via i soldi con quella là, ma nasconde il suo disappunto. Tanto, cambierebbe qualcosa? Scuse o non scuse, le tocca.
La psicologa, la fa entrare in una grande stanza luminosa, da sola, e la invita a sedersi su una poltrona a fiori rosa. Alice vi si tuffa come fosse il suo letto.
Largo sorriso, e sguardo gentile, la donna prova a metterla a suo agio, offrendole delle caramelle. Lascia passare qualche minuto, intanto la osserva, poi si decide e la invita a raccontarle la sua giornata.
L'idea spiazza la ragazzina. Non le piace parlare di sé, anzi diciamo pure, parlare in generale. Non sa mai bene cosa dire. Ci pensa su. Prende tempo, cerca qualcosa, giocherella con la carta di una caramella. Gira lo sguardo attorno, l'ambiente è rilassante. Orchidee bianche, rosa, venate di rosso che poggiano un po' dappertutto, le danno l'idea di trovarsi dentro una serra. Tutto bello e accogliente, però non basta a farla sentire a suo agio.
Ma che cavolo vuole questa, adesso. Che le racconto? Che a scuola oggi l'insegnante di sociologia, o quella di psicologia? … Chi è stato?... pensa perplessa.
Non ricordo neanche più bene, perché seguivo i miei pensieri... qual era l'argomento? … a già: comportamenti sociali nell'adolescenza.
Incredibile, come se loro sapessero cosa ci passa per la testa quando ti fai la doccia e al posto delle tette, sfiori due nocciolini di ciliegia, mentre le tue compagne portano già il reggiseno. Passi nel corridoio della scuola e le altre ragazze parlottano tra di loro e non ti degnano di uno sguardo, o ridono girandosi verso di te. Mandano messaggini a questo o quello e ti guardano come se fossi scesa da un altro pianeta, e i ragazzi poi... quelli non ti vedono neanche di striscio.
Arrossisci dietro al tuo insegnante d'arte, ti commuovi mentre leggi una poesia d'amore. Ogni tanto piangi in camera tua, senza saperne il perché.
No, meglio inventarsi una bella storia. Vera... non vera... fa lo stesso per lei.
La settimana scorsa mi ha dato un foglio e mi ha chiesto di disegnarle qualcosa, e dopo giù domande: perchè avevo disegnato un'isola, se l'avevo già fatto altre volte... E magari la risposta la sapeva, perchè ne aveva già parlato con la mamma e bla... bla... bla.
I grandi prendono le cose sempre troppo seriamente.
Ma è così difficile capire che mi piace disegnare, mi piace il mare? L'isola è la mia oasi segreta, dove tutto è possibile e l'immaginazione può galoppare a briglie sciolte. Ecco, adesso, vorrei essere proprio lì a gridare i miei pensieri, senza timore di essere giudicata.
Guardo la psicologa in faccia, e rimango in silenzio. Lei anche, sorride e aspetta.
La osservo meglio. Però, è una bella donna, ha il volto?!? Ho trovato, somiglia alla Gioconda di Leonardo. Quanti anni avrà? I suoi occhi profondi, però hanno qualcosa che non mi piace, sono troppo profondi e mi pare vogliano scrutarmi l'anima.
Mi viene in mente “Non raccontate mai niente a nessuno. Se lo fate, finisce che sentite la mancanza di tutti”, è un pensiero del giovane Holden e mi piace.
Mi sento improvvisamente felice, e per poco non mi metto a riderle in faccia. Magari mi prende pure per matta, meglio il silenzio.
Decido: farò scena muta. Chissà che non capisca.
Finirà ben l'ora, prima o poi, e potrò tornare a casa, nella mia camera. Lì anche il silenzio protegge i miei pensieri e mi accetta per quel che sono.
Finirà ben l'ora, prima o poi, e potrò tornare a casa, nella mia camera. Lì anche il silenzio protegge i miei pensieri e mi accetta per quel che sono.
Stefania Pellegrini ©
Ogni diritto è riservato all'autrice
Una volta non c'era bisogno dello psicologo per risolvere i problemi dei giovani. Nessuno è più capace di affrontare le problematiche della vita come abbiamo fatto noi e sempre più insegnanti e genitori pensano che questa sia lo soluzione migliore. Bel articolo, brava!
RispondiEliminaGià, è proprio lì che volevo soffermarmi. Oggi giorno i genitori sono diventati così apprensivi che è diventato naturale portare i figli dallo psicologo senza provare a comprendere e a parlare con loro.
EliminaGrazie Erika, un caro saluto
Problematiche di acerbe adolescenti, molto ben descritte in questo bel racconto, che ci fa tornare indietro con la mente...
RispondiEliminaBuon inizio di settimana e un sorriso, Stefania, silvia
Grazie cara Silvia, tutte noi abbiamo passato quei momenti, chi più chi meno con vari problematiche, è una fase della vita abbastanza naturale che ha bisogno di comprensione e se vogliamo anche di accettazione da parte dei genitori.
EliminaBuona settimana a te.
Un pò mi sono ritrovata in quesa descrizione di Alice, anche a me piaceva chiudermi in camera mia a dipingere. Poi , dopo gli anni della giovinezza , questa passione mi è passata del tutto ma , una volta mi piaceva tanto, dipingevo e pensavo. Anch'io non mi truccavo , non mi vedevo proprio con l'ombretto e, anche ora mi trucco appena. Avevo poche amiche , anche ora ne ho poche. Certo l'adolescenza è un periodo difficile anche per i genitori che non riescono a tener dietro all'umore che cambia e ai problemi che arrivano e , allora, cercano aiuto dallo psicologo. Ai miei tempi non si usava proprio. Saluti.
RispondiEliminaTantomeno ai miei tempi, se avevi problemi te li tenevi, perché neanche i genitori colloquiavano molto con te. I tempi sono cambiati e in certi casi meno male. L'importante credo sia sempre non drammatizzare troppo i comportamenti. Grazie Mirtillo, e ciao
EliminaGrande capacità di entrare nella psicologia adolescenziale! Un bel racconto che mi riporta ad alcuni momenti della mia giovinezza, quando si anticipava senza volerlo la saggezza degli adulti: il silenzio...complimenti Stefania, buona giornata a te!
RispondiEliminaTi ringrazio Rosanna, ben trovata. E' sempre un piacere leggerti. Buona giornata
EliminaCiao, ben descritte le problematiche dei ragazzi di oggi.
RispondiEliminaI nostri genitori non si ponevano tutti questi problemi, non dialogavano con noi e molte volte sbagliavano.
Oggi penso che siano più presenti, più vigili, ma non condivido le sedute dagli psicologi.
Dopo tanta assenza torno ad augurarti la mia buonanotte
Rachele
Ben tornata, spero tutto bene.Ti rileggo con piacere, un grazie a te per la visita, ciao.
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