giovedì 21 settembre 2017

Musica d'autunno

"La musica dell’estate lontana vola intorno all’autunno cercando il suo nido perduto."
 Rabindranath Tagore
 
Eccomi qua di nuovo tra voi, è passato un po' di tempo dall'ultima mia pubblicazione. Sono felice di riprendere questo appuntamento settimanale e spero di ritrovarvi tutti qui, come prima. L'estate ci sta lasciando, anzi se teniamo conto del calendario astrologico, è per l'esattezza domani 22 settembre, che si entra, con l'Equinozio, nell'Autunno.
Non è ancora freddo né buio, il sole ancora splende regalandoci giornate piacevoli e osservando la natura, tutto sembra rifiorire.
Il caldo dell'estate ha stimolato le piante a produrre frutti e semi. I fiori, grazie al calore che si disperde e torna mite, ritrovano l'energia per mettere su nuovi boccioli e ci pare di rivivere una seconda primavera. Albert Camus scrive : “L’autunno è una seconda primavera, quando ogni foglia è un fiore.”


Ci penseranno i primi freddi a far capire alle piante quando sarà l'ora di ritirarsi e di andare a riposo, ma per adesso godiamoci lo spettacolo.
E' un momento molto ricco e lo dimostrano i frutti che ancora maturano: dal mais, all'uva, le castagne, i cachi, le mele cotogne, le melagrane.
E' tempo di raccogliere, dagli ultimi frutti ben maturi, i semi che serviranno l'anno successivo a darci da mangiare, di essiccarli all'aria e all'ombra, per conservarli al buio e all'asciutto, nell'attesa del ritorno della primavera, per piantarli.

Dal punto di vista astrologico, l'entrata del Sole nella Bilancia, segno dell'Equilibrio, ci riporta al significato latino del nome: “notte uguale”, in riferimento alla durata del periodo notturno uguale a quello diurno, e ci ricorda che questi sono gli ultimi giorni in cui le forze si bilanciano e che, pian piano, l'oscurità vincerà per i successivi sei mesi, sulla luce.

Per molte culture l'Equinozio d'Autunno è un giorno di celebrazioni. Nella tradizione iniziatica questo momento rappresenta un passaggio, un tempo per la meditazione, per rivolgersi all'interno, durante il quale la separazione tra ciò che è visibile e ciò che è invisibile si assottiglia sin quasi a scomparire.

Nella tradizione druidica l'Equinozio d'Autunno veniva chiamato Alban Elfed (Autunno, o «Elued», Luce dell'Acqua, perché l’acqua simboleggiava, per loro, "l'oceano cosmico" in cui il sole dimora nella parte calante dell’anno). Alban Elfed rappresentava la seconda festività del raccolto, segnando la fine della mietitura, così come Lughnasad ne aveva segnato l'inizio.
I vecchi druidi dei villaggi, sacca in spalla, entravano nei boschi per cercare radici ed erbe bagnate da una rugiada rara e preziosa.
Queste antiche popolazioni, i Celti appunto, festeggiavano l'Equinozio autunnale col nome di Mabon: il giovane dio della vegetazione e dei raccolti. Figlio di Modron, la Dea Madre, nelle iscrizioni romano-britanni è indicato col nome di Maponus.

Si racconta che rapito tre notti dopo la sua nascita, venne tenuto prigioniero per lunghi anni fino al giorno in cui fu liberato da Culhwch, cugino di Re Artù. A causa del suo soggiorno ad Annwn, (l'oltretomba nella mitologia gallese), Mabon rimase giovane per sempre. Durante questo tempo, Mabon vive, prigioniero felice, nel mondo magico di Modron, il suo grembo, e grazie a ciò, egli può rinascere.
Il suo rapimento è l'equivalente celtico del rapimento greco di Persefone, figlia della dea Demetra che regolava i cicli vitali della terra, condotta agli inferi dal dio Ade che ne fece la sua sposa.

Si dice che "a Mabon è tempo di bilanci": questo infatti, è il momento dell'anno in cui si tirano le somme, si mette "sulla bilancia" ciò che si è fatto e ciò che si deve fare per affrontare il futuro.

Anticamente non era solo un modo di dire: con la luna del raccolto si procedeva alla messe dei campi e si faceva scorta in previsione dell'inverno che stava arrivando. In questo senso, ciò che si era fatto durante l'anno, arrivava a dare i frutti che ci si aspettava. Per propiziare un inverno facile e privo di stenti, era tradizione fare grosse ceste dei prodotti raccolti e banchettare con essi per ringraziare gli Dei dell'abbondanza ricevuta.
Il simbolo chiave di Mabon è la Cornucopia: la cesta senza fondo dalla quale sgorga, come una cascata, tutto il cibo che si desidera.


L’autunno è una stagione che affascina da sempre gli scrittori, in quanto stagione di riflessione dopo l'opulenza estiva, lasciamoci trasportare dalla bellezza dei versi di Emily Dickinson e Rabindranath Tagore. Con animo sereno salutiamo la rovente estate, e godiamo la musica avvolgente dell'autunno, prepariamoci a deliziarci di tutte le svariate e intense sfumature che saprà regalarci.



Il nome suo è Autunno

Il nome – suo – è “Autunno”
Il colore – suo – è Sangue
Un’Arteria – sulla Collina
Una Vena – lungo la Strada

Grandi Globuli – nei Viali
E Oh, l’Acquazzone di Tinte
Quando i Venti – rovesciano il Bacile
E versano Pioggia Scarlatta

Sparpaglia Berretti – laggiù
Forma rubicondi Stagni
Poi – avvolgendosi come una Rosa – se ne va
Su Vermiglie Ruote
Emily Dickinson

Quando luce e ombra

Quando luce e ombra
tessevano trame nella radura del bosco,
in un pomeriggio d’autunno,
sulla verde erba che tremava
il monologo del vento
suonava nel mio flauto.
Ogni pena, ogni preoccupazione
furono spazzate via…
Oggi io sento
il fremito del vetro colorato,
il sospirare della brezza,
lo sguardo che invita,
l’armonia che nell’amore fiorisce.
Rabindranath Tagore