giovedì 24 dicembre 2020

Aria del Dio della felicità - Bertolt Brecht


Adorazione dei Magi - Giotto (130- 1305 circa)

Mi fai spuntar le lacrime, fratello,
vedo che la tua vita non è allegra…
Ecco una mela: io ne possiedo tre,
perciò una la regalo a te.
Non ci vedo niente di eccezionale:
e l’uno e l’altro possiamo vivere.
Solo i semi, promettimelo,
avido non inghiottirli,
sputali invece a terra
prima che mi allontani.
E se poi cresce un melo
dentro il mio campicello
vieni a prenderti i frutti:
è il tuo albero quello!

Bertolt Brecht

Buona Natale a tutti voi


Che l'anno nuovo ci porti fuori

da questa pandemia,

e si possa ritrovare serenità,

e normalità!

Buone festività.

A presto!

 

venerdì 18 dicembre 2020

Verso il Natale - Le tradizioni del presepe in Valle D'Aosta

 Teatro Romano - Aosta

Il Natale è ormai alle porte e benchè quest'anno sia un po' particolare, per la situazione pandemica che stiamo passando, cerchiamo di farlo rivivere attorno a noi come gli altri anni. 

Nel bisogno di ritrovare speranza e normalità ricreiamo almeno nelle nostre case quelle consuetudini e tradizioni che rinnoviamo ogni anno. 
Per prima cosa con l’Albero di Natale e, in molti casi anche il Presepe, le luci intermittenti, gli alberi colorati e i pacchetti regalo, cerchiamo, insomma, di rendere unica questa Festa che, per il suo significato, è la più importante dell'anno.

Ma sapevate che ci sono tradizioni che variano di regione in regione?

Nelle regioni del nord, per esempio, le feste di Natale sono sempre state legate ai mercatini e alle luci per sconfiggere il buio delle notti invernali. 


In Valle d’Aosta nei giorni che precedono il Natale si auspica che scenda la neve, perché il candido manto bianco donerà al paesaggio un’atmosfera incantata e quel rallentamento imposto dalla nevicata  alla fitta routine quotidiana potrà permettere di fermarsi e riflettere sulle cose che hanno un valore vero.
 
Sin dal XV secolo in Valle d'Aosta si prepara il presepe. Per lungo tempo è stato presente soltanto nelle chiese parrocchiali, realizzato, sotto l’abile regia dei parroci, da insegnanti, artigiani e a volte artisti.

Si trattava di qualcosa di importante che coinvolgeva tutta la comunità. 
Durante il periodo natalizio, per la gioia dei bambini, le famiglie andavano in chiesa ad ammirare le graziose statuine che ancora all’inizio del XX secolo erano realizzate con pasta di pane, foglie di mais e pigne, più avanti saranno scolpite nel legno.

Si dovrà attendere il periodo compreso tra le due guerre per assistere al suo ingresso nelle abitazioni in città e nei borghi valdostani. La rappresentazione della Natività veniva preparata nel peillo: la stanza principale della casa, su un piccolo tavolo, o per terra. 
Col passare del tempo, le abitudini sono cambiate, così come la posizione dei presepi: oggi li si può vedere un po’ ovunque, sui terrazzi, davanti le abitazioni e addirittura all’interno del borgo di Bard nelle fontane!

Il magico presepe di Serafino Servodidio  - Pontey


La tradizione valdostana non ci parla soltanto di statuine inanimate, ma anche di presepi viventi. La loro storia semplice ed essenziale ci racconta di un gruppo di giovani fedeli, travestiti da pastori, che offrivano cantando l’agnello al Bambin Gesù. I bambini, vestiti di bianco, figuravano gli angeli. Rappresentazioni che mostravano a volte elementi poco vicini alla sacralità del momento.

Ad Arnad, per esempio, i giovani attori portavano un agnello che ogni tanto belava grazie ad un simpatico stratagemma che avevano ideato: si teneva la madre in fondo alla chiesa, la si stuzzicava fino a farla belare, in modo che l’agnello le rispondesse.
A Perloz si aveva l’abitudine di nascondere un gallo sotto alla coperta, che veniva tolta all’offertorio facendolo improvvisamente cantare!

L’effetto scenico dei pastori era ritmato dai Noël, canti in lingua francese e francoprovenzale dalle origini remote.

Accanto ai presepi viventi, durante le lunghe veglie invernali nelle stalle dei villaggi veniva raccontata la storia dalle origini piemontesi di Gelindo, contadino un po’ ignorante, ma anche generoso e pieno di buon senso che guida il gruppo di pastori diretti a Betlemme. 
Raggiunta la grotta, il simpatico protagonista rende omaggio al Bambin Gesù, saluta calorosamente Maria, si intrattiene con San Giuseppe parlandogli in piemontese ed incontra i Re Magi. 
Questo ed altri racconti intrattenevano le lunghe serate di un tempo, quando storie e leggende animavano la fantasia di grandi e piccini.

 
Temi tratti dal libro di Alexis Bétemps “Il tempo sospeso. Dal Natale all’Epifania. Il ciclo dei dodici giorni in Valle d’Aosta e dintorni”