Con questo racconto vi faccio i miei auguri.
Che possiate trascorrere delle Serene Feste in allegria e in compagnia dei vostri cari.
Buon Natale e buona lettura.
Guarda, Adelina, lo spettacolo oltre la finestra, le poche ombre passare frettolose e rabbrividisce avvolta nello scialle, seduta sulla poltrona a fiori rosa.
Strana sera per una notte come questa: la luna, le stelle paiono essersi persi per strada e il cielo è fasciato da un manto bigio. La pioggia insistente del mattino si è ormai dileguata lontano, una brezza leggera ora, spira gelo pungente sugli alberi intirizziti della via, sull'aria rarefatta avvolta da un velo di leggera nebbiolina.
Chi non ha casa, si dice, in una notte così la cerca. Adelina rimpiange sere lontane in cui il calore del caminetto invadeva prepotente la stanza, l'odore speziato, dolciastro di tabacco, della pipa del marito. Vede gli anelli di fumo salire leggeri, andare a unirsi a quelli dei ciocchi del fuoco, fra misto a un odore intenso, gradevole di cedro e pino. Sente le voci del loro cicaleccio, rapito da confidenze, futili parole, vede il sorriso allegro di quel volto tanto caro.
La stanza rischiarata dalla debole luce del fuoco e da un abat jour è avvolta nel silenzio. Un silenzio stantio, duttile, che avvolge ogni oggetto, ogni spigolo dei mobili nella stanza, possiede le forme, i deboli chiarori, le ombre. Adelina stessa, è parte di quel silenzio sonnolento, molesto, che logora lento come tarlo nascosto nel legno, accompagna le sue passeggiate al parco e non l'abbandona mai.
Raramente, pensa Adelina, incontro qualcuno che accenni a un saluto, a una parola gentile, a un sorriso. Anche al supermercato tutti sono sempre presi dalle proprie spese. Provi ad accennare qualche parola, e che cosa ricevi in risposta? Solo attenzioni distratte, pure alle cassiere non piace chiacchierare; le persone pare abbiano dimenticato l'importanza di questi gesti, che tanto scalderebbero il cuore.
Un tempo invece... Un tempo era diverso, quando al posto del supermercato c'era la macelleria di Francesco, lui sì, che era gentile. Entravi ed eccolo pronto ad accoglierti, sempre disponibile alla battuta, il suo bel sorriso e mai una parola, un gesto di stizza verso le persone più esigenti. Di lui ti potevi fidare, se avevi qualche problema ti ascoltava, ti consigliava.
E adesso? Adesso più nulla.
Passeggi da sola per la casa e pesano le ore. Lavi le tende, che hai già lavato la settimana scorsa, o prepari una torta che regalerai a una vicina di casa, cerchi di tenerti occupata per non farti intristire dalla solitudine.
Sempre da sola, esci e vai a passeggiare in lungo e in largo, ascoltando i rintocchi del campanile battere duri come rumore di pietre. Da qualche anno ti giri per queste stanze, tra le ombre di un passato ormai perso per sempre: rimpiangi, cerchi, vivi di ricordi. Ti pesano gli anni, e ne conti ormai molti, il cuore è stanco e provato dalle tante avversità, il passo s'è fatto più lento, e la faccia è segnata da profonde rughe.
E' una sera speciale, questa: la vigilia di Natale, ma per Adelina è una sera come un'altra, non aspetta nessuno, nessuno busserà alla sua porta per un augurio, una stretta di mano. Torna a sedersi sulla poltrona e riprende a leggere qualche pagina del libro; ormai da tempo soffre di insonnia, inutile quindi andare a letto, meglio aspettare che il sonno abbia pietà di lei e la raggiunga lì, su quella poltrona.
Ai primi rintocchi del campanile ad annunciare la mezzanotte Adelina si riscuote, realizza che s'è appisolata. In quel mentre, un lamento lontano attira la sua attenzione.
Accende i sensi, si fa più attenta. E' come un gemito portato dal vento, a tratti più acuto, va ad onde lontane, vicine, a momenti si perde. S'avvicina alla porta d'ingresso, poggia l'orecchio in ascolto: un miagolio è, ora più insistente, e pare arrivare da dentro casa, però in cucina, nella cameretta non trova nessuno.
Guarda fuori, oltre la finestra e lo vede: un piccolo batuffolo nero, rannicchiato ai piedi della catasta di legna da ardere, si distingue a mala pena nel buio della notte. S'affretta alla porta e lo lascia entrare.
Il piccoletto, non più di tre mesi, smette di miagolare, senza alcun timore s'avvicina ad Adelina e prende a strusciarsi alle sue gambe. Ha un pelo folto, morbido, di un colore nero screziato bianco e una macchiolina marrone sull'occhio destro.
“Che tenero, avrai freddo. Che ci fai fuori a quest'ora, in una sera come questa, da dove sbuchi? “ Gli chiede commossa Adelina, prendendolo tra la braccia.
Va in bagno a prendere un asciugamano per avvolgerlo, e con delicatezza comincia a massaggiarlo. Il gattino docile la lascia fare, gode di quel piacevole contatto, e beato s'abbandona sopra le ginocchia ossute, ma accoglienti di Adelina. Lecca le sue mani rugose con la punta della linguetta ispida: avanti, indietro, avanti leggera.
La donna, un largo sorriso sulle labbra sottili, guarda il piccolo batuffolo sbucato da una notte così tenebrosa, se lo coccola dolcemente, lo accarezza. Poi nel dubbio che possa aver fame lo lascia sulla poltrona e va in cucina a preparargli qualcosa. In casa non ha cibo per gatti così mischia del riso, avanzo della cena, con un po' di latte e glielo mette in un piattino. E' cibo improvvisato ma il gattino sembra gradire.
D'improvviso la stanza pare attraversata da un chiarore, per incanto anche gli oggetti riacquistano vita, colore, il volto di Adelina è come trasformato, pervaso da una luce particolare.
La mezzanotte è passata, ma è la notte di Natale, in cuor suo la donna ora realizza e pensa al Bambinello che, da poco, ha rinnovato la sua venuta. Grata lo ringrazia per quel regalo inaspettato. Guarda teneramente il suo ospite che sta cercando di salirle di nuovo in grembo e pensa che sarà bello prendersi cura di lui, avere qualcuno con cui condividere le sue giornate.
Spegne la lampada e con il gattino in braccio va in camera da letto, adesso potrà dormire serena. Il suo letto non sarà più vuoto, ha trovato qualcuno con cui sognare.
Stefania Pellegrini ©
A U G U R I
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