Buona lettura.
Quando Lina
pesca negli scrigni della memoria le immagini nella mente affluiscono confuse,
come fili d’ordito sfilacciati, ma certe volte capita che questi s'intreccino
fra di loro ed eccoli, per incanto, ricomporsi in uno specchio del passato.
Allora arriva
il ricordo, vago e senza nome, per svanire subito dopo o ricomporsi più avanti
in qualcosa di definito, intenso e prolungato. I ricordi sono linfa, sono luce
ed emozioni nel grigio del suo trascorrere, sono tutto ciò che di bello le è
rimasto, e per niente al mondo Lina vi rinuncerebbe.
La vita con
lei non sempre è stata generosa, ci sono stati momenti felici, altri meno, e
non sa dirsi quali pesino di più.
Dei suoi
giorni ormai... tutti uguali, confusi
gli uni con gli altri, Lina preferisce non parlare, ormai è una vecchietta che
ha perso il conto dei suoi compleanni e si lascia portare da un tempo avaro di
emozioni.
Quando pensa
alla sua solitudine un sapore agrodolce sente salire in bocca e prova un inspiegabile
smarrimento.
Nelle sue
giornate, ci sono le parole scambiate con qualche passante, le passeggiate ai
giardini, i rituali a cui è affezionata e che le danno certezze, ma la
solitudine non l’abbandona mai, perché le è entrata fin dentro l’anima. Suo
figlio abita e lavora a 300 chilometri di distanza e lo vede e sente poco,
baratterebbe volentieri qualche giorno con un po' più della sua compagnia, ma
la vita, pensa, un po' ti dà e un po' ti prende e bisogna farsene una ragione,
anche se il silenzio a giorni è opprimente, e le riempie il cuore di malinconia.
C’è anche
Emilia, sua sorella, abita con lei da quando ha perso il marito, potrebbe
essere la compagna ideale per i suoi giorni ma le difficoltà di un dialogo
costruttivo tra di loro, per l’avanzata sordità della sorella, creano in quella
casa non pochi problemi. Senza contare il carattere che gli anni hanno reso
irascibile e aspro, per cui Lina ha imparato a parlare poco, anche se a volte
non basta per respirare un ambiente sereno, perché il non detto, tra di loro, pesa come
pietra.
È stato una
domenica, non ricorda quale, ma è certa in un
giorno festivo di luglio.
La mattina del
fatto si sveglia dolorante, le braccia e le gambe indolenzite e scricchiolanti,
come ormai da tempo, poggia giù da letto una gamba alla volta, lentamente e poi
con fatica si alza. Disturbi legati all'età e all'avanzare dell'artrosi – a
modo di rassicurarla il medico – sarà, si dice la donna, ma questi dolori
pesano ogni giorno di più!
Comunque, il
sole è appena sorto nel cielo. È l'ora che segue il chiarore dell'alba, quando
ormai la luce si è liberata da quel sottile velo di vaporosi lembi rosati, e ha
disperso dal cielo il balenio delle ombre.
Stremata
dall'insonnia delle ore notturne, dal caldo e l'afa della giornata passata,
esce sul balcone della camera da letto in cerca di un po’ di sollievo, ha
ancora in dosso la veste della notte e non ha messo neanche la vestaglia. Una
leggera brezza sale dal mare, silenziosa e bonaria, rilasciando nell'aria una
piacevole sensazione di refrigerio, che le smuove la camicia e s’infiltra tra
le pieghe fino a sfiorarle la pelle. La donna aspira intensamente e si lascia
contagiare dall’improvviso benessere che la pervade.
Ancora nessuno
è uscito di casa e il silenzio, un silenzio bonario, interrotto a tratti da
qualche cinguettio lontano, è qualcosa di profondo e avvolgente.
All'improvviso
un aroma intenso, deciso, di caffè nell'aria, leggermente speziato, una miscela
di odori a cui non sa dare subito un nome, le stimola una vaga sensazione di
piacere conosciuto. L'aroma penetrato le narici, forse da una
folata di vento più decisa delle altre, le accende un ricordo invadente.
Forse è allora che vede il bar davanti a lei, quel bar: L'insegna,
sopra la porta riporta: “Il Glicine” …ma non è
certa sia proprio quello il nome.
È così reale la visione che crede di essere proprio lì, in quel momento.
Un brivido, poi un altro, le attraversa le reni, la schiena, seguito da una
vampa di calore, che sale fino alle guance e riporta sul viso la carnagione
rosea, smarrita da tempo.
Poi lo vede... Sì, proprio lui, in piedi,
appoggiato al bancone e le gambe
prendono a tremare… il cuore, sempre così stanco, è scosso da una carica
improvvisa, e si mette a battere più accelerato.
Non riesce a controllarsi, con un movimento istintivo mette una
mano al petto, il respiro allora si fa più lento, e viene assalita da una
vertigine. Per un attimo tutto si fa buio e le pare di svenire. Allora afferra
con la mano il mancorrente del balcone quasi ad assicurarti una presa, poi,
come avvolta in una nube ovattata di sogno, perde contatto con la realtà.
Ed ecco
arrivare gran parte del ricordo... arriva sulle ali del tempo, quasi a sfiorarla
teneramente.
Lina non ha il tempo di realizzare, l'aroma entrato dalle narici, si è insinuato prepotente
nella mente e il risveglio è stato immediato… e si trova a fantasticare su
certi echi nascosti che muovono da reconditi spazi segreti, liberando suggestioni
intense di attimi unici e irripetibili.
A quei tempi, aveva circa
trentacinque anni, prima d'entrare in ufficio, si fermava a prendere un caffè a un bar dove
capitava, lungo la strada, e come d’abitudine lo fece anche quel giorno. Stava
per uscire e lasciare il bancone dove aveva sorseggiato il suo
caffè, quando qualcuno vicino, un uomo, urtò e rovesciò la tazzina che aveva
davanti. Un liquido bollente, nero, fumante, scivolò via, spargendosi sulla
superficie del banco. Nessuno rimase coinvolto e tutto finì con scuse e
imbarazzo.
Uscendo ebbe modo di osservare
meglio l’uomo, era quasi sicura di non averlo mai visto: intorno ai 40 anni,
alto e magro, un po' stempiato, capelli brizzolati bianchi, occhi verdi.
Risente il
suono di quella voce nelle orecchie, rivede lo sguardo dolce, un po' scanzonato,
e gli occhi… quanta simpatia sprigionavano! Un bel uomo? Forse.
L''impressione che ebbe in quel
momento fu senz'altro un po' esagerata! Ma fatto volle che da quel giorno si
trovassero spesso a sorseggiare il caffè al “Il Glicine”. Gli incontri
divennero presto abitudine. Qualche battuta ironica, qualche confidenza, e tra
loro nacque l'amicizia.
Le immagini si
sdoppiano, si fanno nitide e Lina vide: un'orchestrina di paese… sente note
che vanno, vengono, disperdendosi nell'aria. È una musica dolce, una ballata fatta di ricordi, di
tenerezze, di storie d'amore …
Un braccio la cinge stretta
alla schiena, la guida in giravolte incontro all'aria fresca della sera ... e
lei è un po' stordita... il sudore caldo sulla pelle... il mondo, che prende a
ruotare veloce come una sfera attorno, sotto un cielo pieno di stelle luminose.
Poi il suono carezzevole della
fisarmonica e il suo sguardo perso
nel compagno della serata, Arturo.
Caldi respiri… note confuse si
perdono, sull’onda di un sogno d'amore che sta prendendo il largo.
Chiude gli
occhi, per mantenere viva la visione, e resta ferma, immobile ad aspettare.
Lina, non
vuole lasciare il ricordo… il suo caro Arturo, che la malattia si era portato
via presto, un mattino di maggio… Arturo l'uomo della sua vita che ha
ritrovato, e a cui vorrebbe chiedere di restare, è lì davanti a lei. È così
bello sognare, e troppo dolce ricordare.
Da
quell’episodio, ogni notte si sveglia con una sensazione strana, parrebbe di
una presenza. Un’ombra indefinita si materializza sulla parete davanti al
letto, dura lo spazio di un attimo e poi scompare. Sarà l'età, pensa, o sto
diventando pazza? Non ne parla al medico, non ne parla a nessuno, non è
necessario. Qualcosa in quella visione la fa stare meglio, l’aiuta ad
affrontare il giorno con leggerezza, senza la spiacevole sensazione di
solitudine nel cuore.
Arturo,
chissà, magari, è proprio lui quell'ombra che torna ogni notte a farle
compagnia.
Lina s'illude
sia così.
Stefania Pellegrini ©
Chissà, magari era proprio Arturo, magari era il ricordo che sembrava materializzarsi per farle compagnia. Un racconto toccante e molto bello , una situazione di disagio e solitudine che tocca tante persone di una certa età. Saluti. Ciao
RispondiEliminaCiao, grazie. Sì, è come dici tu, quel tipo di solitudine è sofferto da tante persone di una certa età. Il racconto, infatti, mi è stato ispirato da una anziana signora che incontravo tutti i giorni ai giardinetti in una mia vacanza estiva. La vedevo starsene seduta su una panchina sempre sola, mentre i colombi gli volavano attorno. Buon pomeriggio e grazie ancora.
EliminaScritto benissimo questo racconto, in ogni sua decrizione e sfumatura psicologica. Si legge con molto piacere, si entra a fondo nella storia perchè ce la fai immaginare. Una narrazione fatta di delicatezza e intensità.
RispondiEliminaComplimenti e un abbraccio, cara Stefania!
Grazie cara Annamaria. Il racconto ha un po' di anni, credo di averlo scritto intorno al 2014. L'ho solo ripreso e rivisto in alcune parti, ma la storia è rimasta quella. A volte ci sono racconti che sento miei più di altri e mi restano dentro. Questo, come il precedente pubblicato, è uno di quelli. Un abbraccio, carissima. Buona serata.
EliminaChe bello! Mi hai fatto venire i brividi nel leggere del ricordo.
RispondiEliminaUn grande amore sbocciato per caso e che è durato tutta la vita. Ormai è difficile che accada e duri così a lungo sai?
Ben raccontato, grazie Stefania. Ciao.
Molto gradito questo brano, scritto bene e che si legge con piacere. Buona settimana, Stefania.
RispondiEliminaE' bellissimo questo racconto! Anche i ricordi possono fare compagnia e cullarci in una dimensione tra sogno e realtà. Una narrazione coinvolgente ed intensa. Complimenti!
RispondiEliminaGrazie per la visita e Buona Pasqua anche a te!
Racconto molto delicato. Bello, bello come le persone si trovino energie e risorse inaspettate per affrintare il disagio.
RispondiEliminaBrava
Una preciosa historia escrita con delicadeza, un poquito de magia y mucho corazón, seguro que si, que arturo está cada noche dandote su compañía
RispondiEliminaUn abrazo