Eccomi qua a parlare di loro, ma sì di storie, del fascino delle parole, che mi ha portato a trovare il coraggio di scriverle, a cercare un modo per non smarrirle per strada.
Scrivo, cancello, riscrivo, e le parole, quasi per caso, spuntano come foglie sugli alberi. Una a una colorano il foglio bianco, disegnano mondi immaginari, animano personaggi di una vita parallela che riempie le mie ore, le mie giornate perché, proprio nell'istante in cui la storia prende vita, tutto pare cambiare: il buio scompare e la luce mi indica la strada per un luogo accogliente dove restare.
Intendiamoci non dico che ciò accada per magia, è una passione che richiede tempo, energia, impegno, ma credo che non potrei più rinunciarvi, la scrittura mi dà modo di entrare in contatto con il mondo che sta nascosto dentro di me, di aprire quella porta normalmente chiusa e accendere la luce della fantasia e dell'interiorità.
In questi miei viaggi il tempo perde forma, interesse, esisto solo io e la mia storia, sto bene e non penso ai problemi della vita quotidiana, a volte dimentico persino l'ora del pranzo.
Ho cominciato per caso, ormai quasi venti anni fa, per allentare la tensione che mi derivava dal ritmo sostenuto di casa e ufficio, scoprendo quasi subito che scrivere mi aiutava a stare meglio. Così sono nate le prime poesie, qualche piccolo racconto. E' nato il blog: "Frammenti di specchio" e successivamente questo, su cui ho trattato fino ad oggi argomenti di cultura vari e miei scritti: poetici e di prosa.
Oggi che scrivere, per me, è diventato una necessità, un bisogno che chiede ascolto, ho maturato l'idea di dedicarmi solo a questo e di trasformare il blog in un contenitore di mie storie.
Chi vorrà seguirmi e condividere con me il viaggio nel piccolo mondo sarà sempre ben accetto e gradito e lo ringrazio fin da adesso.
***
Sempre per restare in tema con l'argomento di oggi: le parole, condivido il racconto: Le parole di Sofia, una storia fantastica scritta nel mese di gennaio.
Buona lettura.
Le parole di Sofia
È sveglia,
intelligente, curiosa… “Sofia è una
bambina speciale” racconta spesso la madre.
Una notte la
bimba sogna di passeggiare in un grande giardino con una bella signora
dall’aspetto giovanile, vestita con una lunga tunica bianca. La giornata è piena di luce, l'aria è tersa e il cielo è una immensa distesa blu.
In quel
giardino, tra orchidee di vari colori, e grandi cespugli di rose e ortensie
bianche, lilla e rosa, Sofia scopre grosse piante dai fiori blu e gialli che
somigliano nella forma a teste di uccello.
“Sono gli
uccelli del paradiso”, le dice la bella signora.
Cardellini,
passeri, pettirossi, svolazzano qua e là allegramente. Una cinciallegra le si
posa sulla spalla e si mette a cantare una melodia ritmica, sconosciuta.
La bambina guarda estasiata, affascinata da ciò che ha intorno… i colori, i profumi, la
vivacità che respira sono contagiosi.
Un paradiso, un
vero paradiso terrestre, pensa la piccola.
Sofia non ha
un’idea del vero Paradiso, però ricorda quando gliene ha parlato la mamma per
raccontarle della nonna volata in cielo un anno prima, e lei se l’è immaginato
così: una goduria di colori, profumi e suoni dolcissimi.
Saltella qua e là, non sa dove soffermarsi.
Poi vede una
pianta con tanti grossi fiori bianchi, la corolla allungata è chiusa, sono
penduli e stropicciati.
“Oh, sono
appassiti”, esclama dispiaciuta.
“Non è così,
piccola, è una di quelle piante che fioriscono solo di notte, quando può
attirare gli insetti impollinatori, allora alza e apre i suoi fiori
sprigionando un profumo.”
È chiamata Trombone
degli Angeli, ma non toccarla mai, alcune specie sono velenose.”
Sofia non riesce
a star ferma, troppe sono le cose da conoscere. Va avanti, un laghetto attira
la sua attenzione, e si sofferma a osservare tre piccole tartarughe che
affiorano a riva.
La donna chiama
la bimba.
“Sofia vieni
qua.”
“Vedi questi fiori? Adesso sono chiusi, ma
la notte si aprono e sono molto vivaci, spesso anche bicolori e screziati.”
“Avvicinati, questa non è una pianta velenosa,
e puoi anche toccarla.”
Sofia si sofferma a osservare meglio, forse per un attimo, forse di più. Si volta… attorno a lei svolazzano tante piccole farfalle gialle.
È sola.
***
La notte
seguente la bimba s’addormenta serena, forse sognerà ancora la bella signora.
Entra in uno
spazio senza tempo. C’è silenzio… è buio… forse è notte… Si guarda attorno. Non gli piace il buio, il buio la spaventa da sempre, teme quello che
non può vedere.
Si fa coraggio,
la curiosità è più forte della sua paura, e avanza, ma con fare circospetto.
Davanti a lei
ecco… il giardino, i vialetti, le piante… è contenta di essere arrivata fin lì,
ma la signora non c’è.
"Che peccato, lei era gentile
e ho imparato molte cose."
Però ci sono i fiori,
ecco, sì… quelli che si aprono solo di notte. Chissà come saranno aperti? E poi
il loro profumo… deve assolutamente sentire, vedere.
Dimentica la
paura, prosegue tra farfalline dalle ali screziate gialle, nere e rosse che
saltellano di fiore in fiore, e tanti occhietti luminosi la guidano lungo i
vialetti.
Splendore degli
splendori, il piccolo laghetto riflette una palla di ghiaccio nell’acqua… la luna,
che si specchia vanitosa… e tanti fiorellini a forma di campanella attorno, in un tripudio di colori, con le bocche aperte, paiono sfidare la
bellezza della luna.
S’avvicina, ne
coglie uno, anche se sa che non dovrebbe farlo, la mamma le ha detto più volte che non si strappano i fiori. Porta la corolla al nasetto
per sentirne il profumo e… sorpresa.
Grande sorpresa.
Si accorge
subito di non aver colto un fiore qualunque.
Guarda, ammira,
ne prende un altro, e poi ancora un altro. Meraviglia! Ogni fiore ha scritto
sui petali… una parola.
Pensa che
sarebbe un peccato lasciarle lì. No, non può, potrebbe perderle. E se le
raccogliesse?
Ma come? Pensa,
ripensa… idea: una scatola, ci vuole una scatola.
Corre a casa a cercarne
una, poi strappa i fiori che può contenere e se li porta via.
***
Come fosse un
gioco, le annota su fogli di carta che chiude in una scatola da scarpe vuota.
Impara ad
attribuirle una forma, un colore, un odore e nel loro suono si sperde, attratta
da una dolcezza improvvisa, un languore struggente.
Le vede salire,
scendere come palline colorate di un prestigiatore, e le sue pupille gioiscono
nell’osservarle saltellare davanti. Dentro di esse le sembra di leggere il
bello e il male del mondo, ci trova la sua anima, la sua coscienza.
S’inabissa nel
ventre della loro forma, le plasma, ne fa un tutt’uno con la storia della sua
anima. Le sente a pelle mentre diventano spazio in cui respirare.
Bacia il loro
sogno la notte mentre le cattura nell’impalpabile oscurità del silenzio. Ne
riconosce il respiro, le attribuisce gesti, sguardi.
Le parole però
amano presentarsi solo con il buio e il silenzio, solo così riescono a
mostrarsi nella loro vera essenza e la ragazzina prova ad assecondarle nella
speranza che se ne creino altre per dar vita ad alfabeti nuovi, solo suoi.
Ogni giorno è
scoperta, viaggio nell’immaginario, per lei è come sfogliare una tavoletta di
cioccolata, gustarla, assaporandone lentamente un pezzetto alla volta.
Nessuno conosce
il suo tesoro, nessuno può leggerle e va fiera della sua idea.
Passa del tempo
e le scatole da una, diventano due, poi tre, quattro…
***
Va tutto bene fino a quando la madre, esasperata per il gran disordine della cameretta della figlia, una mattina entra per riordinare e trova le scatole nascoste dentro il guardaroba.
Guarda, apre, ma
non ne capisce il senso, e le butta.
Quando Sofia torna a casa da scuola e scopre il fatto, prende a inveire a gran voce contro la madre, accusandola di aver gettato il suo tesoro.
La donna corruccia la fronte, è perplessa, ha buttato delle scatole con della carta… e si è assicurata non ci
fosse niente di importante prima di farlo. L’atteggiamento della figlia, sempre
così educata e giudiziosa, non le piace e la insospettisce.
Prova a far chiarezza,
a calmarla, invitandola a sedersi sul divano accanto a lei, con voce bassa, ma
ferma.
Sofia, già
pentita dal suo comportamento, guarda la madre con sguardo indagatore, si fa
sospettosa.
Cosa le dirà, ora? Sa di essersi comportata
male.
Però ha anche bisogno
di parlare, di lasciarsi andare.
Non ce la fa a trattenersi,
e racconta… racconta… anche di quel lontano sogno.
La donna ora ha
compreso il disagio della figlia e l’avvicina a sé, la stringe dolcemente in un
abbraccio.
“Figlia mia, non
sapevo quanto quelle scatole fossero importanti per te, e mi dispiace di non
averlo capito prima.”
“Ma tranquilla. Le tue parole non sono andate
perse, credimi. Sono tutte dentro di te, perché sono venute da te.”
“Ma come, mamma?
Come potrò ritrovarle? Tu hai buttato tutto ciò che avevo di più bello.”
“Con un po’ di pazienza, Sofia, con un po’ di
pazienza. Devi dare tempo al tempo.”
“E sono sicura
che ne troverai anche di nuove ma, non trattarle come fossero fiori da ammirare
e venerare.”
Prende le mani
della figlia e le stringe nelle sue, dolcemente.
“Condividi le
parole. Penso tu abbia un dono e sarebbe sprecato se lo tenessi chiuso in una
scatola.”
“Prova a usarle,
continua la madre, carezzandole i capelli.
Che so? Scrivici
un racconto, una poesia, oppure un diario, comunque il risultato non cambierà.
Sarà sempre qualcosa uscito da te e vivrà attraverso te.”
Sofia seguirà i
consigli della mamma? Non lo sappiamo, certamente non smetterà di cercare parole.
Stefania Pellegrini
Gennaio 2021 -
DIRITTI RISERVATI
Bentornata Sofia!
RispondiEliminaGrazie Olga, è un piacere ritrovarvi. Buona serata.
EliminaI miei complimenti.
RispondiEliminaGrazie. Buon fine settimana.
EliminaC'è un mondo dentro che bussa per uscire.
RispondiEliminaÈ bello quando succede.
Brava
E' così Alberto. Dobbiamo dare sfogo alla nostra creatività, ma tu sai benissimo di cosa parlo. Grazie per la visita. Un saluto, sempre con il sorriso a te.
EliminaDentro ognuno di noi c'è un mondo che fa il possibile per uscire allo scoperto. Anche io ho notato che il blog è in un certo senso "terapeutico" e che aiuta questa fuoriuscita. Un saluto e buona nuova settimana
RispondiEliminaBuon pomeriggio Arwen, grazie molte per il tuo commento. Non so proprio se sia terapeutico, più che altro cerca una sua identità e personalità, per restare a galla e non morire. Non so se ci riesca, ma va bene così. Dai primi passi di "Frammenti di specchio" di strada ne ha fatta tanta e io con lui e spero di farne ancora. Grazie tante per la visita, un caro saluto a te.
EliminaCiao Stefania.
RispondiEliminaChe bello quello che hai scritto.
Condivido il tuo desiderio circa la scrittura.
Ho iniziato a scrivere sul blog per gioco e come te ho compreso quanto questo fosse importante per me sin dal principio inconsapevole.
Inoltre mi è piaciuto tantissimo il tuo racconto.
Non bisogna imprigionare le parole nascondendole in una scatola come un bene prezioso privato. Dovrebbe essere un tesoro sempre da condividere con fantasia e amore.
Grazie carissima, ti abbraccio.
Ciao Pia, ben trovata. Ti ringrazio per la tua partecipazione. Le parole sono importanti, ma accorto deve essere l'uso che ne facciamo, e usarle sempre in modo appropriato perché posso diventare armi a doppio taglio.
EliminaGrazie carissima, un abbraccio a te.
Complimenti e auguri per il nuovo percorso che hai inaugurato qui sul blog!!! Sarà una gioia contonuare a leggerti!
RispondiEliminaSei gentile, grazie di cuore, cara Annamaria. Buon fine settimana e un abbraccio.
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