Mille leggende si intrecciano ai
magnifici paesaggi della nostra Italia. Sono storie di amori antichi
rivisitate, rielaborate che mantengono nel tempo il loro suggestivo
fascino.
Attraversando l'intera penisola da Nord
a Sud molti sono i luoghi che ne hanno fatto cornice.
E' il caso per esempio del mito della
bella Adelaide, principessa longobarda che scappò dalla
prigionia da una delle torri che sovrastono il lago di Garda, oppure
di quello greco di Aci e Galatea che si può incontrare in uno
dei luoghi più affascinanti e romantici: la Sicilia.
Sainte Adelaide - autore ©Ralph Hammann |
A proposito di Adelaide
si racconta:
Moglie di Lotario II, re d'Italia nel
947, era figlia di Rodolfo II di Borgogna e di Berta d'Alemagna,
promessa in sposa fin dall'età di sei anni, fu costretta alle nozze
a 16 anni per motivi di alleanze politiche.
Purtroppo
solo tre anni dopo il suo matrimonio, Lotario muore, probabilmente avvelenato,
con una congiura, da Berengario II che vorrebbe, anche, far
sposare Adelaide al figlio Adalberto. Ma la giovane si oppone, così viene chiusa
nella torre del castello, situato sul colle a sud della città di
Garda.
Adelaide, però, molto amata dal suo
popolo per l'attenzione e l'aiuto che ha rivolto ai poveri e
emarginati durante il regno, non si perde d'animo e riesce a sfuggire
alla prigionia aiutata da un pescatore e un frate che, con uno
stratagemma, la liberano nella notte più profonda.
Di nascosto raggiunge, con la figlia
Emma, la città di Canossa e incontra l'Imperatore del Sacro Romano
Impero, Ottone I, al quale racconta tutto l'accaduto.
Il sovrano è colpito dalla tenacia e
dal coraggio di questa donna, e se ne innamora perdutamente.
Così decide di vendicare Adelaide, affronta e sconfigge Berengario II, lo esilia, e
prende la corona del Regno D'Italia.
Tornato vincitore abbraccia l'amata e
la sposa la notte di Natale del 951.
La fama di Adelaide cresce a dismisura,
soprattutto nel 973 alla morte di Ottone, quando diventa regina del
Sacro Romano Impero, con pieno potere decisionale dietro la facciata
del figlio Ottone II, sposato ad una principessa bizantina di nome
Teofano. E dopo la sua precoce morte, Adelaide regnerà insieme alla vedova,
stavolta dietro la presenza di Ottone III ancora minorenne.
Adelaide mantenne sempre il suo impeto
cristiano e si dedicò al benessere e alla cura dei poveri con la
fondazione di chiese, monasteri e conventi. Quando Ottone III divenne
indipendente si ritirò in convento, nell'Alsazia settentrionale e
morì in totale preghiera nel 999. Fu fatta santa.
Senz'altro in tutto questo racconto
c'è una parte attribuibile a leggenda, ma Adelaide è esistita
veramente. Il mito nasce dalla sua figura di donna caritatevole, forte e capace, divenuta santa.
Ben diversa, è invece la storia di
Aci e Galatea che nasce completamente dal mito greco. I due giovani
non sono mai esistiti, ma fanno parte di quei racconti tramandati
oralmente, e nati dal bisogno dell'uomo di dare una
spiegazione alle manifestazioni della natura.
Il trionfo di Galatea - Raffaello |
Galatea, dai capelli ornati di perle,
era una ninfa marina dotata di una bellezza divina ed era contesa dal
gelosissimo Polifemo, gigantesco ciclope figlio di Nettuno che
abitava gli anfratti di pietra lavica alle pendici dell'Etna. Egli
voleva sposare la fanciulla e portarla con sé nelle viscere del
vulcano.
Ma Galatea non
ricambiava Polifemo con gli stessi sentimenti e un
giorno, mentre passeggiava in cerca di bacche, incontrò Aci, un
giovane pastore delle cime etnesi. Ne rimase conquistata e fu subito
amore. Però la forte passione fece dimenticare la prudenza ai due
giovani che, incuranti del pericolo di essere scoperti, si
abbandonarono a baci e carezze.
Quando Polifemo passò di lì in cerca della sua amata, alla vista
del tradimento scaricò tutta la sua furia sul malcapitato: colse un
masso da terra e glielo scagliò addosso, lasciandolo senza vita ai
piedi della povera Galatea. Poi non contento, fece
a pezzi il corpo del giovane e li lanciò in 9 posti
diversi, affinché Galatea non potesse più ricongiungersi a colui che
aveva osato sottrargliela.
La fanciulla, allora, straziata dal dolore per la perdita, si
accasciò sul sangue ancora fresco di Aci e lo tramutò
miracolosamente in acqua cristallina,
affinché
sgorgasse in eterno lungo i sentieri
scoscesi del vulcano fino al mare, in ricordo di quell’amore così
sincero, quanto fugace.
Ancora oggi, tutti i
borghi colpiti dal lancio di Polifemo, portano, in devozione al
proprio figlio ucciso dall’ira del gigante, il
nome di Aci (Aci
Reale, Aci Castello e così via). E in ognuno di essi è possibile
notare un fiumiciattolo di acqua dolce che sgorga vivo attraverso il
paese fino a raggiungere il mare per perdersi in cunicoli sotterranei,
che conferiscono a queste acque una temperatura piacevolemente fresca
e dolcissima. Si dice, che quando cala il sole su quest'acque, sia
ancora possibile udire il pianto di Galatea
venire dal mare.
Un articolo intenso e prezioso, al sapore di fiaba, che ho molto apprezzato nella sua originale lettura.
RispondiEliminaUn abbraccio, carissima Stefania, silvia
Cara Stefania, molto interessante questo articolo, qui io dico che ho imparato tanto.
RispondiEliminaCiao e buon pomeriggio con un forte abbraccio e un sorriso:-)
Tomaso
Bellissimo leggerti! Una storia vera che affascina per l'incredibile destino che vede la protagonista sempre vincente malgrado le prove affrontate! Chissà se si tratta solo di fortuna oppure dell'intervento divino! Io credo a quest'ultimo...molto bello anche il mito greco di Galatea! Grazie Stefania, ti auguro un buon fine settimana!
RispondiEliminaScritto incantevole!
RispondiEliminaAdriana
natipervivereblog.com