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mercoledì 18 febbraio 2015

Il talento di Mariù Pascoli


Maria (Mariù) Pascoli, (1/11/1865 - 5/12/1953) sorella del poeta Giovanni Pascoli scriveva poesie, ma come capitò ad altre sorelle di illustri letterati: Dorothy Wordsworth (sorella di William) e Dorothy Strachey (sorella dell'amico di Virginia Woolf Lytton Strachey), nonostante le doti, visse nell'ombra. Forse per umiltà o perchè considerava le sue liriche di medio livello, i testi di tale poesie non sono mai stati pubblicati.

Nell'archivio di Castelvecchio, tra le sue carte si trovano qualche centinaio di poesie inedite, una vena poetica probabilmente che fu alimentata dall' inesauribile flusso poetico del fratello.
Solo alcuni testi, sei per la precisione, furono pubblicati fra il 1898 e il 1907, sulla rivista fiorentina “Il Marzocco”, firmati con lo pseudonimo di Sibylla.


Notte

E' notte: io guardo e medito al balcone.
Porte, finestre, tutto è chiuso e tace:
solo una fonte scivolando in pace
mormora sotto un pallido lampione.

Mormora in pace quella sua canzone
e pare quasi nel silenzio audace:
nel dì non s'ode, tanto mai loquace
l'attornia sempre sciame di persone.

Due gatti sono signori della piazza
ch'io vedo: un cupo gemito, una zuffa:
ulula un cane di su una terrazza.

In lontananza s'ode un fischio: appare
un treno che laggiù fumido sbuffa
come sgomento del suo vano andare.

Camille Pissarro

Primavera sempre?

                                         Ma non sai la gioia
                                         scilp della neve, il giorno che dimoia
                                         G.P. Myricae



Qui ridi, o cielo, e qui tu scaldi, o sole;
né di stufe si parli o di fiammate;
qui son sempre in fiore le viole,
gli alberi verdi, le genti beate.

Che manca dunque a questo cuor che suole
da queste rive tiepide e incantate
fuggir lontano? Che cerca, che vuole
che sosta là, tra le nevi ghiacciate?

Sì, sì! Gli manca quel dolce aspettare
che tu sorrida, o ciel, col sole d'oro;
gli manca l'esplorar giorno per giorno

le preziose violette rare
su pei poggetti; gli manca il tesoro
che non è primavera, è il suo ritorno.
19 Febbraio 1898


Fuoco e oro

C'è una stella nel ciel che stilla fuoco:
molte che stillan oro a poco a poco...
L'auree stille che scendono nel cuore
tutte consuma il fuoco dell'amore.
Livorno 1893


Tra i temi ricorrenti delle sue liriche: la natura, la solitudine, ma non mancano riferimenti a figure concrete e  ad ambienti più riconoscibili di un realismo verista, lo stesso che troviamo in tanta poesia del fratello Giovanni.

(Testi ed informazioni tratti dal mensile di cultura poetica "Poesia" Crocetti Editore.)