giovedì 9 giugno 2022

Benvenuta, la chiocciola gigante

“Ogni essere umano è unico: rispettarne la diversità equivale a difendere la propria e l'altrui libertà.” Emanuela Breda


" E' facile accettare e amare qualcuno uguale a noi. Ma quando è diverso? Considerare il dubbio può essere già un'apertura alla tolleranza."

BUONA LETTURA

Esisteva molto tempo fa, in un paesello… una chiocciola gigante dal guscio robusto come quello della tartaruga, malandata, vecchia e sola.

I suoi simili e spesso anche gli umani, la prendevano in giro per la sua mole fuori dal normale e non mancavano di farle scherzi, a volte anche pesanti, e di beffeggiarla con nomi offensivi.

Così umiliata e depressa, un giorno, dopo aver sopportato angherie di ogni genere, riuscì a trovare il coraggio di abbandonare quel luogo inospitale. Non sapeva dove l’avrebbe portata il viaggio, ma l’importante era andarsene.

La giornata primaverile luminosa e calda, di quelle che fanno presagire l’arrivo imminente dell’estate, non era proprio l’ideale per lei, ma la decisione era stata presa e non voleva più rimandare.

In cerca di un po’ d’ombra e di umidità, prese il sentiero alberato che costeggiava dei campi di colza. La distesa gialla baciata dai raggi solari, che si stendeva per chilometri, ondeggiava davanti ai suoi occhi. Ne fu piacevolmente impressionata e si soffermò estasiata ad ammirare lo splendido spettacolo.

L’ora prossima al tramonto conciliava il tutto, sentì che l’avvicinava alla grandezza insuperabile della natura, e fu orgogliosa di farne parte. Una piccola cosa in mezzo a quel paradiso, ma era pur qualcosa, a modo suo anche lei contribuiva all'armonia del tutto.  Per sua fortuna non c’erano umani in giro, ma una vocina le suggeriva comunque di avanzare e con fare circospetto riprese il cammino, anche se, così facendo, doveva strascicare maggiormente la sua camminata.

Non conosceva ciò che avrebbe potuto incontrare e si portò lungo il ciglio del viottolo vicino a dei grossi cespugli, e a un piccolo canale usato per irrigare i campi, in modo da stare al fresco e di mimetizzarsi con il fogliame qualora avesse fiutato un pericolo.

Diffidava di chiunque: animali o uomini che fossero, le esperienze negative, avute in precedenza, le dicevano di evitarli, perché da loro potevano arrivare solo guai.

Ricordava ancora con ansia la volta in cui un bambino l’aveva presa a bastonate e ne era uscita incolume grazie al suo robusto guscio e all’intervento di una donna che aveva richiamato il bimbo. 

Non poteva certo negare di non aver avuto paura, in quella situazione, alla mercé del discoletto, senza mezzi con cui difendersi e per giunta incapace di potergli sfuggire velocemente. Purtroppo era consapevole dei suoi limiti e vi poneva rimedio cercando di essere molto accorta e prudente.

Un’altra volta, invece, era stata colta alla sprovvista da un rapace, su uno spazio esterno, vicino a una cascina. Anche allora ne era uscita senza un graffio, ma solo grazie al fatto che l'uccello era stato distratto da una preda più vicina: un rettile che strisciava tra l'erba. 

Ciò però non le aveva evitato di assistere con terrore alla caccia, bloccata dallo spavento, e di vedere Il rapace avventarsi rapido sopra la preda, afferrarla con gli artigli e portarsela via. Pochi secondi, ma un'eternità per lei che s'era immaginata già sotto quegli artigli, ormai spacciata.

Un brivido l'aveva attraversata tutta, e dall'emozione aveva rilasciato sul terreno una lunga scia di bava argentea iridescente. Il rapace per sua fortuna non era tornato indietro e ciò le aveva permesso di portarsi vicino a un cespuglio e di nascondersi.

Memore di queste esperienze stava attenta a tutto quello che si muoveva attorno a lei, anche il vento che agitava le foglie poteva essere un potenziale pericolo e metterle ansia.

***

Striscia, striscia, passarono i giorni, i mesi. Nessun luogo le trasmetteva sicurezza, e così andava avanti, giorno dopo giorno un po’ più avanti. Il corpo, però, produceva sempre meno bava e a ogni movimento le ricordava i suoi limiti. Presto avrebbe dovuto fermarsi, stava consumando troppe energie.

Un pomeriggio, mentre pensava tra sé a sé a come fare per riprendersi dalla stanchezza, udì una musica allegra, forse prodotta da una fisarmonica o da un organetto.

Proveniva da una radura in mezzo a una pineta, circondata da mura in parte diroccate, presumibilmente i resti di una vecchia cascina abbandonata. Era davanti a lei, poco più avanti, alla sua destra, e il buon umore cominciò a contagiarla piacevolmente, oscurando paura e prudenza.

Qualcosa dentro di lei le diceva di andare avanti, di non avere paura e così, strisciando lentamente verso la musica per una buona ora, arrivò con fatica davanti una porticina mezza aperta, che pareva condurre verso un interno. Benché non riuscisse a vedere oltre, non si lasciò intimorire.

Aveva bisogno di riposare, di recuperare le forze, e di soffermarsi a mangiare qualcosa, magari una foglia di insalata, o dei lombrichi. Così, ormai quasi allo stremo, superò la porticina e si trovò in un largo spazio davanti a una piazzetta con una fontana centrale in ferro battuto. Pareva un paese in miniatura, era pavesato di lampioncini colorati appesi ad alberi di ciliegie selvatiche, come tanti festoni e affollato di animali che cantavano, giocavano tra loro come grandi amici.

Era entrata in un mondo fantastico e felice, mai visto prima di allora e sperò che non si ripetessero le scene che sempre accoglievano il suo passaggio.  Ma non ebbe tempo di formulare altri pensieri che, già, un grillo l'avvicinò per darle il benvenuto:

-Ciao, sono Chris, il grillo canterino, senti? - si mise a frinire e a ogni cri-cri le ali muoveva, vibrando.

La chiocciola lo guardò ammirata, e non trovò parole per commentare, non aveva mai visto qualcosa di simile.

-Ti piace, eh? - proseguì il grillo

-Aspetta, ti presento agli altri. A proposito, tu come ti chiami? -

-Non ho un nome, rispose l'altra, tutti mi chiamano la chiocciola gigante, e basta. -

-Te lo do io un nome, per noi da oggi sarai: Benvenuta - E, così dicendo, chiamò gli animali nelle vicinanze per fare le presentazioni.  Accorsero alcuni gatti bianchi tigrati neri, una volpe, due lupi, dei topi, diversi passerotti e un colibrì che l’accerchiarono festosi, accogliendola con interesse e curiosità.

***

Una grande festa in suo onore fu subito organizzata per la sera.

Le furono fatte domande sul luogo di provenienza, e anche su ciò che c'era al di là di quelle mura, perché nessuno dei presenti le aveva mai superate, non avendone avuto la necessità. In quella piccola comune si viveva senza correre alcun pericolo, nessun animale e umano mal intenzionato vi si era mai avvicinato e si respirava un’aria di leggerezza e allegria. 

Grande fermento quel giorno, in particolare: presto sarebbe stato il compleanno del gatto Fred e ognuno avrebbe dovuto dare il proprio contributo per allestire un banchetto con tanto di festa in suo onore.

In quelle occasioni si organizzavano giochi, tornei, spettacoli teatrali. Si preparavano bevande, piatti golosi con le piante che crescevano attorno e si raccoglieva l’acqua da un piccolo ruscello che scorreva a sud della radura.   Da ogni parte quindi, c'era animazione e buon umore.

Alla vista della chiocciola due topini l’avvicinarono lesti, lesti. Non avevano mai visto una chiocciola così grossa, e pensarono sarebbe stato bello giocarci insieme. Gli salirono subito in groppa e presero a rincorrersi festosi sopra il guscio.

Bastò poco per fare amicizia, e sciogliere quella scorza protettiva di diffidenza che l’aveva sempre accompagnata.   Riuscì persino a parlare un po' della sua vita precedente e non trascurò di elencare tutti i suoi crucci, le sue insicurezze, il suo sentirsi inutile. Ebbe modo di raccontare che gli altri le dicevano sempre che era solo di impaccio così grossa e soprattutto buona a nulla perché troppo lenta. Una chiocciola inutile che non avrebbe mai concluso niente nella sua vita.

I topini cercarono di rassicurarla e di convincerla che la grandezza e la sua lentezza non costituivano un problema, ognuno doveva accettarsi per come era, e non erano certo gli altri a decidere come dovesse essere.

-Tu sei unica, cara Benvenuta, nessuno è uguale a te e quindi sei speciale. – E proseguirono, dicendo: Vedi, sono “gli altri”, quelli che ti hanno presa in giro, ad avere il problema, perché non tollerano, e rispettano la diversità. Non sanno cogliere la bellezza che deriva dall’imparare a guardare il mondo con occhi nuovi. -

            Poi si misero a confabulare tra di loro e mentre la chiocciola ripensava alle loro parole, i due topini si accordarono sul dar farsi. Benvenuta aveva bisogno di lasciarsi alle spalle le brutte esperienze, doveva dimenticare e ci avrebbero pensato loro usando un po’ di fantasia. Solo così sarebbe tornata serena. E poi erano ansiosi di dimostrarle la loro simpatia. Allegri, vivaci e un po' sbruffoni, di fantasia loro ne avevano da vendere.

Ci pensarono un po' su, ma non ci volle molto perché se ne uscissero con un'idea, a loro dire, geniale.

- Attacchiamo una slitta davanti al tuo guscio, le dissero, in giro di legna ne troviamo. Quattro assi incastrate tra loro e il gioco è fatto. Dopodiché ci saliamo sopra e ti trainiamo. -

- Vedrai ci divertiremo un mondo. –

-E poi potrai aiutarci a pulire un po’ attorno, qua ce n’è sempre bisogno e ci sarà anche da eliminare le foglie che cadranno dagli alberi in autunno. Vedrai, non ti annoierai. -

La chiocciola solleticata dalle novità, ne fu entusiasta, trovò l’idea del carretto geniale. Sarebbe stato davvero un bel modo per divertirsi e divertire gli altri e soprattutto ora poteva essere utile a qualcuno.

Finalmente aveva trovato un luogo dove sarebbe stata rispettata e apprezzata per quello che era. Capì che non c’era niente di male ad essere diversa.

            In fin dei conti un po’ tutti, a modo loro, erano diversi.

Stefania Pellegrini ©

Anno 2020 - DIRITTI RISERVATI

 

5 commenti:

  1. Lezione di tolleranza. Molto apprezzato questo tuo racconto, Stefania. Buona giornata.

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  2. Una bella favola , con la sua morale, l'accettazione di chi vediamo diverso da noi, perchè ognuno è unico e speciale e va amato e rispettato per quello che è - Saluti. Ciao

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  3. Interessante racconto. Alcune volte non mettiamo il cuore a giudicare, ma ci fermiamo solo all'apparenza.
    Buona settimana
    Rakel

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  4. Bellissimo questo tuo racconto Stefania. Colmo di speranza, saggezza, prudenza e insegnamenti di fiducia nel prossimo. Complimenti davvero e grazie.

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  5. Grazie a voi per i gradimenti. Sempre bello leggervi e ritrovarmi nei vostri commenti.

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