Tout l’hiver va
rentrer dans mon être, scriveva Charles Baudelaire nel "Chante d’automne" dell’ottobre
del 1859, poesia tratta dalla sua raccolta “Les fleurs du mal”, di cui vi posto alcuni versi:
Tutto l’inverno mi tornerà dentro: insofferenza,
odio, spasmi, orrore, impegno duro e forzato,
e, come il sole nel suo inferno polare,
il cuore non sarà che un masso rosso e gelato.
……..
Il mio animo somiglia alla torre che cede
sotto i colpi dell’ariete instancabile e greve.
Mi sembra, cullato dal picchiare monotono,
che inchiodino in fretta una bara, qua o là.
...........
Pour qui? C’était hier l’été; voici l’automne! (Per chi? Ieri era estate, ecco l’autunno!)
Tra i versi di questa poesia si legge il riflesso di terrore di un inverno che Baudelaire certamente non amava.Visione forse un po’ troppo cruda e pessimistica, anche se devo ammettere che l’improvviso calo della luce, la nebbia sottile che scende in certe giornate e ci avvolge come un velo, possano intristirci, dopo tutto lo sfarzo e l’abbondanza dell’estate. E ci entri dentro quello struggimento, quella nostalgia di cose andate che trovo descritta molto bene da Paul Verlaine nella sua poesia "Violini d’autunno".
Singhiozzi lunghi
dai violini
dell’autunno
mordono il cuore
con monotono
languore.
Ecco ansimando
e smorto, quando
suona l’ora,
io mi ricordo
gli antichi giorni
e piango;
e me ne vado
nel vento ingrato
che mi porta
di qua e di là
come fa la
foglia morta.
Guido Ceronetti, probabilmente, ci vide la grande capacità evocativa del pittore, la ricchezza di lirismo e l’atmosfera malinconica, caratteristica per altro di tutte le sue opere e che alcuni critici hanno definito pre-simboliste.
Antonio Fontanesi eseguì l’opera nei primi mesi del 1864 e la espose alla Promotrice torinese di quell’anno assieme ad altri due dipinti, Aprile e Altacomba.
Il quadro però non fu risparmiato da critiche, Fontanesi fu rimproverato di essere niente più che uno scialbo imitatore di J.B. Camille Coron, soffermandosi forse sull’aspetto esteriore senza addentrarsi nell’analisi dell’opera, e cogliere quella sensibilità poetica che il pittore aveva saputo trasporre nel quadro, rappresentando la stagione in uno stato d’animo.
Solo verso la fine del secolo, al tempo della piena affermazione della poetica simbolista, l’opera sarebbe stata apprezzata meglio.
Trascorse gli ultimi anni della sua vita nel più totale sconforto, a seguito dell’esito negativo, o meglio, di una vera bocciatura, subita in occasione della presentazione all’Esposizione Nazionale di Belle Arti di Torino del 1880, di uno dei suoi ultimi e più ambiziosi dipinti, Le nubi.