giovedì 9 aprile 2020

In volo tra le parole

E' proprio questa sensazione che viene fuori dalla lettura delle poesie di Pierluigi Cappello
"qualcosa di misterioso e vivo, parole che invece di venire lette sono loro a leggere me" dice il cantante Jovannotti nella sua prefazione della silloge "Stato di quiete" del poeta friulano.


Un uomo, Cappello capace di dare un volto nuovo al dolore, costretto com'è stato, ad osservare la vita dalla sedia a rotelle sin dall’età di 16 anni, un uomo che è riuscito dalla sua sofferenza a far sbocciare rose profumate e cieli azzurri,  mostrandoci che dalle avversità della vita si può uscirne senza esserne sconfitti.
Cappello, il poeta, che con la sua malinconica tenerezza ha saputo rappresentare sapientemente il vuoto, il margine e ci ha regalato delle immagini visive nitide: con colori, visioni, sfumature impercettibili.
Con semplicità ci ha aperto la sua anima mostrando delle sfumature che, in fondo, appartengono a tutti.
Non potremo che essere sempre grati a questo poeta, che sapeva cogliere "il centro delle cose", per averci mostrato la loro essenzialità, e per averci condotto nel suo mondo interiore.
Leggiamoci qualche poesia scelta dalla raccolta:

OGGI. SCRIVERE IL NOME
Comincia con lo scrivere il tuo nome,
perché ne resti traccia, qualche segno di grafite
risonante nel bianco. Con poche lettere
sigla decenni di storia, il silenzio
della pagina pronta a spalancarsi,
ad accogliere e a disperdere.
Spicca nel bianco e non è più bianco
ma voce la matita che attraversa il foglio,
e goccia a goccia qualcosa cede e ti si allarga dentro:
Pierluigi, e dopo Cappello, in un sussurro un nome;
e dentro un nome, l'uomo che non concede a sé
i suoi stessi lineamenti, protetti da un'ottusità misericordiosa.
Leggero, come la cenere. Fresco, come l'aria tra le dita.
Scomparso, come una nuvola.
SCRITTA DA UN MARGINE

Non si tratta di riempire, si tratta
di far parlare il vuoto. L'ortensia
si è piegata al frutto della luce
ma non c'è tensione oltre le siepi di lauro,
nella tenue foschia di mezza mattina. Sarà
il tremolare delle gemme di marzo, sarà
l'aria spartita dal raschio di un autocarro
e il ricomporsi del silenzio che chiude una scia.
Dalla testolina di un passero, la prospettiva
accompagna lo sguardo alle quinte di alberi alti
dove il cielo si rompe in turgore e il bianco
ha il sapore di un inno; si vive
appena sopra la superficie del sogno
e tutto accade a un passo da qui. 
VERSO LE DIECI, IN OZIO

Stacca dal colore della rosa
la prima volta che te ne portarono un mazzo

dal battere sui vetri della pioggia
il giorno in cui una finestra venne sfondata;

i sorsi bevuti
dal sapore del caffè;

strappa via dal colophon del libro appena richiuso
i mattini in cui studiavi, avevi cento anni,
andavi a scuola;

non sovrapporre l’ora di adesso
all’ora di buio e all’ora di consolazione,
il giorno senza connotati
al giorno senza connotati;

strappa dividi strappa ancora,
separa questo da quello,
la prima dall’ultima volta

e il suono dello strappo lasciato
chiamalo col mio nome.




La biografia di Pierluigi Cappello è segnata da pochi, ma decisivi avvenimenti: il terremoto, l’incidente, le tappe della carriera poetica. Cappello era nato a Gemona l'8 agosto del 1967, ma era originario di Chiusaforte, piccolo comune del Friuli, terra di montagna e di confine, il luogo della sua adolescenza, che lui descriveva come "una sottile linea di case infilata in un canale". Dopo il terremoto che il 6 maggio 1976 distrusse Gemona, è vissuto per anni a Tricesimo, in provincia di Udine. 
Ha diretto la collana di poesia La barca di Babele, edita a Meduno e fondata da un gruppo di poeti friulani nel 1999. Ha pubblicato varie raccolte poetiche, tra cui Le nebbie (1994), La misura dell'erba (1998), Amôrs (1999), Dentro Gerico (2002), Stato di quiete (2016). Con Dittico (Liboà, Dogliani 2004) ha vinto il premio Montale Europa di poesia.
Muore a Cassacco il 1 ottobre 2017.

Con questa pubblicazione auguro a tutti voi che mi seguite 
una Serena Pascqua, 

 che ci porti la rinascita che stiamo aspettando.



3 commenti:

  1. Ciao Stefania ho avuto il grande piacere di conoscerlo tramite un amico comume e da allora non mi sono mai perso una sua conferenza a la presentazione delle sue poesie.
    Era un uomo e un artista straordinario e come spesso accade, scoperto dalla critica troppo tardi.
    Un caro saluto, fulvio

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  2. Cara Stefania, non conoscevo questo importante personaggio!!!
    Ciao e buona serata con un forte abbraccio e un sorriso:-)
    Tomaso

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  3. Bella la presentazione del libro e dell'uomo che l'ha scritto, belle le poesie che hai scelto.
    Buona Pasqua Stefy, auguri a te e alla tua famiglia, ti abbraccio.

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