INTERVISTANDO ITALO CALVINO
Il viaggio nel viaggio: inizia oggi e andrà avanti alcune settimane.
Full immersion nell'affascinante mondo di questo libro dove l'invenzione e l'immaginazione catturano la mente trascinandola in un ambiente leggero e intenso, ricco di suggestioni.
La prima edizione delle Città invisibili fu pubblicata nel novembre del 1972 dall'Editore Einaudi. Al momento dell'uscita del libro, Calvino ne parlò in articoli e interviste su vari periodici tra la fine del '72 e l'inizio del '73.
Gli interventi di Italo Calvino, (che riporto dalla nuova edizione delle Città negli Oscar), in un' intervista da me immaginata, sono tratti appunto da queste dichiarazioni e altre rilasciate in una conferenza tenuta da Calvino in inglese, il 29 marzo 1983, agli studenti della Graduate Writing Division della Columbia University di New York, buona parte inedita in Italia.
Io:
Sig. Calvino ci parli un po' di questo sua opera di non facile interpretazione per il lettore che si avvicina la prima volta alla sua lettura.
Italo Calvino:
Sig. Calvino ci parli un po' di questo sua opera di non facile interpretazione per il lettore che si avvicina la prima volta alla sua lettura.
Italo Calvino:
Nelle città invisibili non si trovano città riconoscibili. Sono tutte città inventate; le ho chiamate ognuna con un nome di donna; il libro è fatto di brevi capitoli, ognuno dei quali dovrebbe offrire uno spunto di riflessione che vale per ogni città o per la città in generale.
Il libro si presenta come una serie di relazioni di viaggio che Marco Polo fa a Kublai Kan, imperatore dei Tartari (nella realtà storica Kublai, discendente di Gensis Kan, era imperatore dei Mongoli, ma Marco Polo nel suo libro lo chiama Gran Kan dei Tartari e tale è rimasto nella tradizione letteraria).
A questo imperatore melanconico, che ha capito che il suo sterminato potere conta ben poco perchè tanto il mondo sta andando in rovina, un viaggiatore visionario racconta di città impossibili, per esempio una città microscopica che s'allarga s'allarga e risulta costruita di tante città concentriche in espansione, una città: ragnatela sospesa su un abisso, o una città bidimensionale come Moriana.
Le città sono un insieme di tante cose: di memoria, di desideri, di segni di linguaggio; le città sono luogo di scambio, come spiegano tutti i libri di storia dell'economia, ma questi scambi non sono soltanto scambi di merci, sono scambi di parole, di desideri, di ricordi.
Io:
Vuole spiegarmi com'è nata l'idea?
Italo Calvino:
Il libro è nato un pezzetto per volta, a intervalli anche lunghi, come poesie che mettevo su carta, seguendo le più varie ispirazioni.
Per qualche tempo mi veniva da immaginare solo città tristi e per qualche tempo solo città contente; c'è stato un periodo in cui paragonavo le città al cielo stellato, e in un altro periodo invece mi veniva sempre da parlare della spazzatura che dilaga fuori dalle città ogni giorno. Era diventato un po' un diario che seguiva i miei umori e le mie riflessioni; tutto finiva per trasformarsi in immagini di città: i libri che leggevo, le esposizioni d'arte che visitavo, le discussioni con gli amici.
Io:
Posso dire nel complesso che, la prima lettura del libro mi ha affascinato, anche se devo ammettere di essermi trovata un po' spiazzata. La comunicazione, trasmessa dal linguaggio attraverso immagini molto suggestive, mi ha impedito di arrivare pienamente alle mie interpretazioni. Devo riconoscerne, però, il merito, per avermi catturata nelle maglie della sua rete e piacevolmente conquistata. In seguito, mi è capitato di girare per le città con uno sguardo diverso, più consapevole delle loro complessità e alla ricerca di ricchezze nascoste, cercando di assaporarne gli odori, i suoni segreti, lasciando correre la fantasia.
A questo punto credo che sia giunto il momento di lasciare spazio al racconto, buona lettura e alla prossima settimana per la seconda puntata.
Il libro si presenta come una serie di relazioni di viaggio che Marco Polo fa a Kublai Kan, imperatore dei Tartari (nella realtà storica Kublai, discendente di Gensis Kan, era imperatore dei Mongoli, ma Marco Polo nel suo libro lo chiama Gran Kan dei Tartari e tale è rimasto nella tradizione letteraria).
A questo imperatore melanconico, che ha capito che il suo sterminato potere conta ben poco perchè tanto il mondo sta andando in rovina, un viaggiatore visionario racconta di città impossibili, per esempio una città microscopica che s'allarga s'allarga e risulta costruita di tante città concentriche in espansione, una città: ragnatela sospesa su un abisso, o una città bidimensionale come Moriana.
Le città sono un insieme di tante cose: di memoria, di desideri, di segni di linguaggio; le città sono luogo di scambio, come spiegano tutti i libri di storia dell'economia, ma questi scambi non sono soltanto scambi di merci, sono scambi di parole, di desideri, di ricordi.
Io:
Vuole spiegarmi com'è nata l'idea?
Italo Calvino:
Il libro è nato un pezzetto per volta, a intervalli anche lunghi, come poesie che mettevo su carta, seguendo le più varie ispirazioni.
Per qualche tempo mi veniva da immaginare solo città tristi e per qualche tempo solo città contente; c'è stato un periodo in cui paragonavo le città al cielo stellato, e in un altro periodo invece mi veniva sempre da parlare della spazzatura che dilaga fuori dalle città ogni giorno. Era diventato un po' un diario che seguiva i miei umori e le mie riflessioni; tutto finiva per trasformarsi in immagini di città: i libri che leggevo, le esposizioni d'arte che visitavo, le discussioni con gli amici.
Io:
Posso dire nel complesso che, la prima lettura del libro mi ha affascinato, anche se devo ammettere di essermi trovata un po' spiazzata. La comunicazione, trasmessa dal linguaggio attraverso immagini molto suggestive, mi ha impedito di arrivare pienamente alle mie interpretazioni. Devo riconoscerne, però, il merito, per avermi catturata nelle maglie della sua rete e piacevolmente conquistata. In seguito, mi è capitato di girare per le città con uno sguardo diverso, più consapevole delle loro complessità e alla ricerca di ricchezze nascoste, cercando di assaporarne gli odori, i suoni segreti, lasciando correre la fantasia.
A questo punto credo che sia giunto il momento di lasciare spazio al racconto, buona lettura e alla prossima settimana per la seconda puntata.
William Turner |
Le città e gli occhi. 5.
(Moriana)
(Moriana)
Guadato il fiume, valicato il passo, l'uomo si trova di fronte tutt'a un tratto la città di Moriana, con le porte d'alabastro trasparenti alla luce del sole, le colonne di corallo che sostengono i frontoni incrostati di serpentina, le ville tutte di vetro come acquari dove nuotano le ombre delle danzatrici dalle squame argentate sotto i lampadari a forma di medusa. Se non è al suo primo viaggio l'uomo sa già che le città come questa hanno un rovescio: basta percorrere un semicerchio e si avrà in vista la faccia nascosta di Moriana, una distesa di lamiera arrugginita, tela di sacco, assi irte di chiodi, tubi neri di fuliggine, mucchi di barattoli, muri ciechi con scritte stinte, telai di sedie spagliate, corde buone solo per impiccarsi a un trave marcio.
Da una parte all'altra la città sembra continui in prospettiva moltiplicando il suo repertorio d'immagini: invece non ha spessore, consiste solo in un dritto e in un rovescio, come un foglio di carta, con una figura di qua e una di là, che non possono staccarsi né guardarsi.
(Fonte: nuova edizione delle Città
negli Oscar, presentazione.)
Molto interessante!
RispondiEliminaBuon inizio di settimana.
Grazie a te. Ciao.
EliminaSempre speciali, e di profondo interesse i tuoi articoli, cara Stefania
RispondiEliminaInizia una bella settimana di primavera, un abbraccio,silvia
Ti ringrazio Silvia, contraccambio l'augurio. Un abbraccio.
Eliminadavvero pregevole l'intervista e i suoi scorci..
RispondiEliminaCiao, mia cara, lieta di rileggerti, un caro saluto a te.
EliminaMa sai che l'ho letto parecchio tempo fa e francamente non mi ha così tanto entusiasmato.
RispondiEliminaNon sei la sola, ho trovato commenti simili al tuo. Non so se hai letto altri romanzi di Calvino, tipo il "Barone rampante" che presenta il filone allegorico-simbolico, il contrasto tra realtà e finzione...certamente deve piacere il genere. In questo mi ha attratto in particolar modo la sua invenzione fantastica, non è presente una vera storia come negli altri romanzi e questo può essere una mancanza. Ti ringrazio per la schiettezza. Ciao.
Eliminadelle "Città Invisibili" Italo Calvino scrive:
RispondiElimina"L’inferno dei viventi è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni,che formiamo stando insieme.
Due modi ci sono per non soffrirne.
Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e che cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.
Vale la pena leggere Calvino perché proprio lui, che ha una capacità di scrittura e che spesso sembra quasi compiacersi della propria intelligenza, fa capire che scrivere non è un atto che basta a se stesso, ma ha bisogno del rapporto con l'altro.
La letteratura ci commuove perché ci richiama il bisogno della verità, ma non ci fornisce la verità, perché essa è fuori, dove la vita accade.
La letteratura ci dà i mezzi per capire, per trovare la strada della verità, il resto sta a noi. Calvino è un ottimo autore e quello che ci lascia intendere è vero, certamente la scrittura non è atto fine a se stesso. Condivido quello che asserisci e ti ringrazio. Ben arrivato.
EliminaCiao Stefania, mi piace moltissimo Calvino, non ho letto il libro di cui parli, mi è capitato sotto il naso varie volte poi mi è sfuggito!Adesso me l'hai ricordato e mi hai invogliato!
RispondiEliminaApprofitto per averne un assaggio!Grazie baci e buona settimana!
Certamente se ti piace Cavino, il libro non dovrebbe deluderti. Non aspettarti però una vera storia, soprattutto per me è stato difficile cogliere il messaggio dell'autore, quello che può attrarre è l'invenzione fantastica. Grazie tante e un abbraccio.
EliminaIl tuo scrivere è sempre di profondo interesse!
RispondiEliminaUn abbraccio da Beatris
Ti ringrazio Beatris, mi fa piacere che tu abbia apprezzato. Buona giornata a te.
EliminaAffascinante il mondo fantastico di Calvino e interssante la tua intervista. Le città invisibili è un libro a me particolarmente caro anche perchè uno dei primi post del mio blog è dedicato proprio ad una delle sue frasi più significative: "cercare e saper riconoscere chi e che cosa, in mezzo all’inferno, non é inferno e farlo durare e dargli spazio". Un bel programma!!!
RispondiEliminaGrazie e un abbraccio!!!
Mia cara Annamaria, scusa se mi sono dimenticata di risponderti ero convinta di averlo fatto. Anch'io apprezzo molto la scrittura di Calvino, la sua capacità di svincolare il lettora da un ordine imposto, lasciandogli libertà di movimento..di pensiero.. molto interessante la tua citazione dove Calvino ci offre la soluzione per scappare dall'inferno dei viventi...non certo impresa facile, direi anch'io.Ti ringrazio, un abbraccio a te.
EliminaMi scuso ma , non ho mai letto Calvino . Bella intervista Stefania . Quando Calvino
RispondiEliminaparla di una città microscopica che si allarga , si allarga , io ho visto la città
di Berlino .Erano 2 villaggi divisi dal fiume Sprea : Berlino e Coll . Poi si unirono
e nel tempo agglomerarono , se ben ricordo , 57 villaggi e paesi che la circondavano .
Tutti sapete che divenne Capitale della Germania e la sua travagliata Storia .
Ora andrò a comperare il libro . Grazie Stefania . Un'abbraccio .
Ciao Laura, con te scopro sempre cose nuove. Non ho mai visitato Berlino, ma credo che sarebbe interessante. Ti ringrazio, un abbraccio.
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