lunedì 12 dicembre 2016

Un regalo inaspettato


Un mio racconto sul Natale.

Guardava, Adelina, lo spettacolo oltre la finestra, le poche ombre passare frettolose e rabbrividiva avvolta nello scialle, seduta sulla sua poltrona a fiori rosa.
Strana sera per una notte come quella: la luna, le stelle parevano essersi persi per strada e il cielo era fasciato in un manto bigio. La pioggia insistente del mattino si era ormai dileguata lontano, una brezza leggera ora, spirava gelo pungente sugli alberi intirizziti della via, sull'aria rarefatta avvolta da un velo di leggera nebbiolina.
Chi non ha casa, si dice, in una notte così la cerca. Adelina rimpianse lontane sere in cui il calore del caminetto invadeva prepotente la stanza, l'odore speziato, dolciastro di tabacco, della pipa del marito. Vedeva gli anelli di fumo salire leggeri, andare a unirsi a quelli dei ciocchi del fuoco, fra misto a un odore intenso, gradevole di cedro e pino. Sentiva le voci del loro cicaleccio, rapito da confidenze, futili parole, vedeva il sorriso allegro di quel volto tanto caro.

Adelina sveglia, stai perdendo contatto con la realtà! - Si scosse, posò il libro che poco prima stava leggendo e s'alzò per attizzare il fuocherello, che schioppettava incerto, pronto a spegnersi alla prima disattenzione. 
La stanza rischiarata dalla debole luce del fuoco e da una abat jour era avvolta nel silenzio. Un silenzio stantio, duttile, che avvolgeva ogni oggetto, ogni spigolo dei mobili nella stanza, possedeva le forme, i deboli chiarori, le ombre. Adelina stessa, era parte di quel silenzio sonnolento, molesto, che logorava lento come tarlo nascosto nel legno, accompagnava le sue passeggiate al parco e non l'abbandonava mai.
Raramente, pensa Adelina, incontro qualcuno che accenni a un saluto, a una parola gentile, a un sorriso. Anche al supermercato tutti sono sempre presi dalle proprie spese. Provi ad accennare qualche parola, e che cosa ricevi in risposta? Solo attenzioni distratte, pure alle cassiere non piace chiacchierare; le persone pare abbiano dimenticato l'importanza di questi gesti, che tanto scalderebbero il cuore.
Un tempo invece... Un tempo era diverso, quando al posto del supermercato c'era il negozio di Francesco, il macellaio, lui sì, che era gentile. Entravi ed eccolo pronto ad accoglierti, sempre disponibile alla battuta, il suo bel sorriso e mai una parola, un gesto di stizza verso le persone più esigenti. Di lui ti potevi fidare, se avevi qualche problema ti ascoltava, ti consigliava.
E adesso? Adesso più nulla.
Sola, passeggi per questa casa a contare le ore, lavi le tende, che hai già lavato la settimana scorsa, prepari una torta che regalerai a una vicina di casa. Sola, esci e vai a passeggiare in lungo e in largo, ascoltando i rintocchi del campanile battere duri come rumore di pietre. Eppure ne faresti volentieri a meno; se bastasse una scrollata di spalle, ma da qualche anno ti giri per queste stanze, tra le ombre di un passato ormai perso per sempre: rimpiangi, cerchi, vivi di ricordi. Ti pesano gli anni, e ne conti ormai molti, il cuore è stanco e provato dalle tante avversità, il passo s'è fatto più lento, la faccia  segnata da profonde rughe.

Quella sera, era una sera speciale: la vigilia di Natale, ma per Adelina era una sera come un'altra, non aspettava nessuno, nessuno avrebbe bussato alla porta per un augurio, una stretta di mano. Tornò a sedersi sulla poltrona e riprese a leggere qualche pagina del libro; ormai da tempo soffriva di insonnia, inutile quindi andare a letto, meglio aspettare che il sonno avesse pietà di lei e la raggiungesse lì, su quella poltrona. 

Ai primi rintocchi del campanile ad annunciare la mezzanotte Adelina si scosse, realizzò che s'era appisolata, in quel mentre, un lamento lontano attirò la sua attenzione.
Accese i sensi, si fece più attenta. Era come un gemito portato dal vento, a tratti più acuto, andava ad onde lontane, vicine, a momenti si perdeva. S'avvicinò alla porta d'ingresso, poggiò l'orecchio in ascolto: un miagolio era, ora più insistente, e pareva arrivare da dentro casa, però in cucina, nella cameretta non trovò nessuno.
Guardò fuori, oltre la finestra, lo vide: un piccolo batuffolo nero, rannicchiato ai piedi della catasta di legna da ardere, si distingueva a mala pena nel buio della notte. S'affrettò alla porta e lo lasciò entrare.
Il piccoletto, non più di tre mesi, smise di miagolare, senza alcun timore s'avvicinò ad Adelina e prese a strusciarglisi alle gambe. Aveva un pelo folto, morbido, di un colore nero screziato bianco e una macchiolina marrone sull'occhio destro.
“Che tenero, avrai freddo. Che ci fai fuori a quest'ora, in una sera come questa, da dove sbuchi? Non ti ho mai visto da queste parti. “ Gli chiese commossa Adelina, prendendolo tra la braccia.
Cercò un asciugamano in bagno, per avvolgerlo, e con delicatezza cominciò a massaggiarlo.
Il gattino docile lasciava fare, godeva di quel piacevole contatto, beato s'abbandonava sopra le ginocchia ossute, ma accoglienti di Adelina. Leccava le sue mani rugose con la punta della linguetta ispida: avanti, indietro, avanti leggera.
Adelina , un largo sorriso sulle labbra sottili, guardava il piccolo batuffolo sbucato da una notte così tenebrosa, se lo coccolava dolcemente, lo carezzava. Probabilmente il gattino aveva fame, allora mischiò del riso, avanzato dalla cena, con un po' di latte e glielo mise in un piattino. Poi riprese a guardarlo leccare quel cibo improvvisato. 
La stanza d'improvviso, parve attraversata da un chiarore, per incanto anche gli oggetti riacquistarono vita, colore, il volto di Adelina era come trasformato, pervaso da una luce particolare. D'improvviso realizzò.
La mezzanotte era passata, ed era la notte di Natale.
Allora in cuor suo pensò al Bambinello che, da poco, aveva rinnovato la sua venuta, e lo ringraziò per quel regalo inaspettato.

Stefania Pellegrini ©

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