lunedì 25 aprile 2016

Il ricordo


"25 aprile. Una data che è parte essenziale della nostra storia: è anche per questo che oggi possiamo sentirci liberi. Una certa Resistenza non è mai finita". (Enzo Biagi)

Conseguenze della guerra - P.Paul Rubens

Marcia forzata 

E' pazzo, chi è crollato si rialza e di nuovo si incammina
e con dolore errante muove ginocchia e caviglie,
eppure si avvia sulla strada come se avesse le ali,
il fosso lo chiama invano, non ha il coraggio di restare,
e se chiedi perché no? forse ancora non ti risponde,
che è atteso da una donna, da una morte più saggia, una
     morte bella.
Eppure è pazzo, il mansueto, perchè laggiù sopra le case
da tempo non gira più che vento bruciacchiato,
il muro è steso sulla schiena e il pruno è spezzato
e la paura è il manto delle notti in patria.
Oh, se potessi credere: non solo portare nel cuore
tutto ciò che ancora vale, e c'è una casa dove tornare?
se ci fosse! e come una volta sulla fresca veranda
ronzerebbe l'ape della pace, mentre si fredda la marmel-
   lata di prugne,
e il silenzio di fine estate prenderebbe il sole nei giardini
   sonnolenti,
e tra le fronde dondolerebbero frutti nudi,
e Fanni mi attenderebbe bionda davanti alla fitta siepe
e lentamente il lento mattino disegnerebbe l'ombra -
forse è possibile ancora? la luna oggi è tonda!
Non passarmi oltre, amico, sgridami! e mi rialzo!
(Bor 1944)                                Miklós Radnóti



Poeta ungherese nato a Budapest 5 maggio 1909, morì il 10 Novembre 1944 a Abda.
Ebreo, non poté esercitare la professione d'insegnante; fu perseguitato, rinchiuso in vari campi di concentramento in Ungheria e Serbia e infine fucilato. Nei suoi vestiti, rintracciati in una fossa comune, fu trovato il suo ultimo taccuino di versi.

Allegoria della pace - P.Paul Rubens

Partigia - Primo Levi
Dove siete, partigia di tutte le valli,
Tarzan, Riccio, Sparviero, Saetta, Ulisse?

Molti dormono in tombe decorose,
quelli che restano hanno i capelli bianchi
e raccontano ai figli dei figli
come, al tempo remoto delle certezze,
hanno rotto l'assedio dei tedeschi
là dove adesso sale la seggiovia.

Alcuni comprano e vendono terreni,
altri rosicchiano la pensione dell'Inps
o si raggrinzano negli enti locali.
In piedi, vecchi: per noi non c'e' congedo.

Ritroviamoci. Ritorniamo in montagna,
lenti, ansanti, con le ginocchia legate,
con molti inverni nel filo della schiena.
Il pendio del sentiero ci sarà duro,
ci sarà duro il giaciglio, duro il pane.

Ci guarderemo senza riconoscerci,
diffidenti l'uno dell'altro, queruli, ombrosi.
Come allora, staremo di sentinella
perché nell'alba non ci sorprenda il nemico.

Quale nemico? Ognuno e' nemico di ognuno,
spaccato ognuno dalla sua propria frontiera,
la mano destra nemica della sinistra.
In piedi, vecchi, nemici di voi stessi:
La nostra guerra non e' mai finita.
   
La madre - Piero Calamandrei

Quando la sera tornavano dai campi
Sette figli ed otto col padre
Il suo sorriso attendeva sull’uscio
per annunciare che il desco era pronto.
Ma quando in un unico sparo
caddero in sette dinanzi a quel muro
la madre disse
non vi rimprovero o figli
d’avermi dato tanto dolore
l’avete fatto per un’idea
perché mai più nel mondo altre madri
debban soffrire la stessa mia pena.
Ma che ci faccio qui sulla soglia
se più la sera non tornerete.
Il padre è forte e rincuora i nipoti
Dopo un raccolto ne viene un altro
ma io sono soltanto una mamma
o figli cari
vengo con voi. 

18 commenti:

  1. Piazzale Loreto fra corso Buenos Aires e viale Monza a Milano dovrebbe chiamarsi piazza Guerra civile, luogo della Milano popolare prescelto per mostrarne la ferocia e il dolore, prima usata per le fucilazioni in massa di partigiani, con i passanti obbligati dai fascisti a fermarsi davanti ai cadaveri. Poi il 29 aprile del ‘45 per la famosa esposizione dei cadaveri dei capi fascisti, Mussolini e la Petacci fucilati dal comunista Audisio a Giulino di Mezzegra, un villaggio vicino al lago Maggiore portati a Milano con gli altri fucilati a Dongo, Pavolini, Zerbino, Mezzasoma, Romano, Liverani, Porta, Coppola, Darquanno, Stefani, Nudi, Casalinuovo Calistri, Untimperghe e un fratello della Petacci. Le cronache delle giornate della Liberazione di Milano sono caotiche e rese più contraddittorie dalle speculazioni di parte e dalle leggende successive. Cerchiamo di fare un minuto di chiarezza. La fucilazione di Mussolini e dei gerarchi era una conclusione inevitabile dei venti mesi di una guerra senza prigionieri? No, ancora il 24 aprile si pensava a un arresto e a un processo di Mussolini. Riccardo Lombardi, designato prefetto di Milano dal comitato di liberazione lo conferma: "Avevo preparato una prigione a San Vittore e una guardia di partigiani fidati capaci di tenere i nervi a posto. Gli alleati angloamericani erano d’accordo che fossimo noi a occuparcene". Sono ore concitate in cui tutti i comandi decidono senza informarsi a vicenda. Al comando dell’esercito partigiano la decisione è un’altra. Ricorda Fermo Solari, l’uomo del Partito d’azione che condivide il comando con il comunista Luigi Longo: "Telefonarono da Musso che il Duce era prigioniero. Longo uscì per dare ordini e poi mi disse: ho trovato solo Audisio, ho mandato su lui perché ce lo porti a Milano. Quando si seppe che Mussolini e i gerarchi erano stati fucilati noi ci adattammo al fatto compiuto che del resto approvavamo in pieno". Lo approvavano in pieno anche perché da uomini politici sapevano che la fucilazione di Mussolini sarebbe stata una responsabilità destinata a pesare negli anni. Altro punto da chiarire: l’esposizione dei cadaveri a piazzale Loreto, appesi a testa in giù a un distributore di benzina, non fu la "bassa macelleria" che i fascisti superstiti ma anche parte della pubblica opinione considerò incivile. No, l’esposizione dei cadaveri non fu un atto di sadismo e di vendetta impietosa, fu una necessità. Si è saputo da chi comandava la guardia partigiana che la folla accorsa a vedere il fascismo morto continuava a crescere e a premere contro l’esile cordone partigiano talché fu necessario alzare i cadaveri perché li potessero vedere anche da lontano. Il caso e le protezioni di classe decidono la sorte degli altri gerarchi. Il maresciallo Graziani viene salvato dal generale Cadorna, comandante militare dell’esercito partigiano e consegnato agli alleati a cui chiede "l’onore di conservare l’arma individuale". Muoiono casualmente Arpinati e Starace. Il primo da anni in rotta con il Partito fascista ucciso da una squadra di partigiani che passano per la sua campagna sulla collina di Bologna. Achille Starace, il segretario del partito, quello che nelle cerimonie del regime ordinava il "saluto al Duce fondatore dell’impero" è arrestato a Porta Genova. Si è salvato fin lì in un appartamentino in affitto, se ci stesse chiuso scamperebbe ma gli vien voglia di prendere un caffè in un bar vicino, ci va in tuta sportiva e pantofole. Lo portano a piazzale Loreto dove è esposto il cadavere del Duce. Lui mormora "fate presto". L’uomo più odiato del regime, Roberto Farinacci, è bloccato e giustiziato a Vimercate mentre fugge la sera del 25 in auto con l’amica Claudia Medici del Vascello. Si è ucciso gettandosi da una finestra con la moglie l’ideologo del razzismo Giovanni Preziosi.

    Ciao Stefania

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ti ringrazio Gus, apprezzo molto il tuo contributo a far chiarezza. Purtroppo furono giorni molto caotici e terribili per cui spesso ancora adesso si tende a distorgere i fatti. Ciao

      Elimina
  2. Versi intensi e significativi, in un articolo che, molto bene, si presta alla ricorrenza che stiamo vivendo....
    Sempre speciali i tuoi post, carissima, felice giorno e un abbraccio,silvia

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ti ringrazio Silvia per il tuo apprezzamento. Un abbraccio

      Elimina
  3. Bellissime testimonianze di un periodo cruento ed osceno che cancellò tante vite innocenti e seminò lutti e dolore sui cieli d'Europa. Questo per non dimenticare i martiri ed eroi che s'immolarono per la libertà e per conquistare una vita degna d'essere vissuti per ogni popolo. Grazie per queste commoventi testimonianze. Buona giornata Stefania. Grazia!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie Grazia, per non dimenticare mai ciò che tristemente ci ricordono questi versi. Ciao

      Elimina
  4. Un bel post,dedicato al 25 aprile e alla libertà, mi piacciono tanto i quadri di Rubens, e mi piace, in particolare, la poesia di Piero Calamandre, "La madre" . Buon giorno di festa.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie Mirtillo, certamente la poesia di Calamandrei ha una forte presa emotiva...anche a me piace molto. Ti ringrazio per il commento. Ciao.

      Elimina
  5. Mia Madre adorava Enzo Biagi xchè aveva il coraggio di dire delle scomode verità .
    I libri di Primo Levi raccontano tutto delle atrocità della Guerra , Qualcuno ha
    voluto vivesse x raccontarlo....L'uomo però non ha imparato NULLA . Quante Guerre
    sono in corso nel Mondo ? Personalmente non ho ricordi di guerra , ma quello che
    ho letto e visto ( Il libro e la casa di Anna Frank ad Amsterdam ) le domeniche a Berlino-Est dove incontravo amiche di penna negli anni '60 . Viaggi nei Paesi
    dell'Est , ecc....sono comunque ricordi .
    Belle e toccanti le Poesie . Scusami se mi sono dilungata . Buona settimana . L.A.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Laura, sono d'accordo con la tua mamma, anch'io ho sempre apprezzato Enzo Biagi. Purtroppo come dici giustamente tu, l'uomo non impara dalla storia...ha la memoria troppo corta. Ti ringrazio per il commento, ho apprezzato molto quello che mi hai raccontato. Ciao

      Elimina
  6. Poesie splendide, commoventi, toccano il cuore!
    Un abbraccio e buona giornata da Beatris

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ti ringrazio Beatris, sono poesie molto forti, testimonianze di quel cruento periodo. Un abbraccio a te.

      Elimina
  7. Ciao Cara Stefania,
    finalmente eccomi di nuovo in giro per il web.
    Il tuo è davvero un gran bel post che commemora in maniera splendida questa festa che ho sempre ritenuto importantissima ma che, da qualche anno, festeggio con un filo di tristezza. Perchè pensandoci abbiamo, con gli anni, perso quella libertà e , ancora una volta, siamo piegati al volere di altri e soprattutto di una Germania che con la scusa dell'Europa ci impone troppe cose. Non lo so troppe imposizioni che, a mio avviso, farebbero impallidire De Gaspari e tutti i partigiani che hanno lottato per questo.
    Un abbraccio e buon inizio settimana

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Audrey, ti leggo con piacere e ti ringrazio molto per il commento che mi hai lasciato. Cerchiamo di non dimenticare mai ciò che tristemente ricordano questi versi. Purtroppo come dicevo sopra l'uomo ha la memoria corta...Un abbraccio a te.

      Elimina
  8. Cara Stefania sono meravigliose liriche per una ricorrenza da non dimenticare mai.
    Ciao fulvio

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sì convengo con te. Emotivamente forti testimonianze per non dimenticare mai. Grazie, ciao.

      Elimina