venerdì 2 settembre 2022

Racconto di Edda Conte: Una notte

Voglio aprire il mese di settembre proponendovi la lettura del racconto di un'autrice a me molto cara che ci ha lasciati nel mese di gennaio all'età di quasi novantadue anni. Una vita lunga trascorsa amando il bello in tutte le sue forme... la natura e la letteratura in primis; amori che ha cercato di trasmettere attraverso l'insegnamento prima, e dopo regalandoci scritti in cui ne descrive intensamente le bellezze, e il suo intimo trasporto. 
Una donna solare, empatica e ricca di umanità a cui ho voluto molto bene perché era mia zia.
Ho già avuto modo di presentare in questo blog alcune sue opere in poesia e prosa, ma per chi fosse interessato a conoscere o a scoprire qualcosa in più sulla sua poetica lo invito a cliccare sul link "Pagine" in alto alla voce " Poesie di Edda Pellegrini Conte".

Il racconto fa parte della raccolta " MIRAGGI DELL'ISOLA"  edita  nel maggio 2017  e  di cui ho già presentato su questo blog: "L'attesa",  il link del post lo trovate qui o sul lato destro della pagina.
E' mia intenzione farvene conoscere anche altri, magari più avanti, perché tutti i racconti della raccolta, in egual modo, sono avvincenti, ci portano a riflettere sul vissuto, e a immergerci in un un viaggio di vita che ha il potere di diventare anche il nostro.



BUONA LETTURA

Una notte

 Sentire il silenzio delle ore della notte priva di sonno ti rende partecipe di tutto ciò che si muove dentro e fuori. Tutto ingigantisce. Vivere il cuore della notte mette una certa inquietudine. Dicono che le tre di notte siano l’ora della morte…

Forse perché è a quell’ora che il cuore cessa di battere? Chissà… però è un fatto che molti sono i decessi avvenuti a quell’ora.

Dunque, tu ti vegli, e non per stare sveglio e controllare l’arrivo dell’ora fatale, no, tu vegli proprio perché non dormi.

Come è silenzioso il silenzio della notte! Non ha niente a che vedere con il silenzio tranquillo del riposino pomeridiano, soprattutto quello estivo. È vuoto inerte inutile…

Ti muovi, sposti qualche oggetto, leggi le costole dei libri, allineati e silenziosi anche loro negli scafali, ti lasci andare anche a qualche colpetto di tosse per sentire che c’è un po’ di vita attorno… ma il silenzio resta lì, compatto, impenetrabile, quasi un nemico invisibile che ti sfiora il collo con alito di ghiaccio.

Cerchi una via di evasione, fuori dalla portata delle mura ostili.

Sei davanti alla porta a vetri della terrazza. Guardi fuori. Là c’è il mare, buio, silenzioso e quieto… lo senti amico.

Intravedi qualcosa che si muove nella conchina delle petunie. Si solleva. È una cosa chiara, bianca, forse… sembra un’ala… Sì, è l’ala di un colombo, un comunissimo piccione, uno di quei piccioni che i benpensanti vorrebbero sterminare perché portatori di malattie.

Ma bello! Si muove ancora, si solleva un po’, come quando ti giri nel letto per cercare la posizione più comoda. Ora lo vedi abbastanza nitido al riflesso del lampione sotto casa: ha le estremità delle ali tutte bianche… un piccione in frac! Ah che scoperta! Un piccione in frac che non dorme sotto la grondaia come i comuni piccioni, non dorme neppure nella comoda conchina dei fiori. Un colombo, insonne, oppure uno in abito da sera in attesa di avventure notturne. Insomma, una specie di damerino in elegante marsina…

Ma la distrazione è di breve durata… il silenzio ti imprigiona nel silenzio che passa… il silenzio ti culla sulla poltrona della Ikea, avanti e indietro… avanti…

… indietro…

Ti senti tutto silenzio.

Un silenzio di attesa.

E attendi.

Non dormi. È insonnia, ormai lo sai. Ma non ti pesa più. C’è qualcuno che veglia con te.

Anzi, questo qualcuno sembra che sia lì proprio per te, per non farti sentire solo. Li rimane fino all’alba,

E lì ritorna ogni notte.

 

Non è per caso, no, Bianco Frac viene proprio lì, viene a dormire nella conchina delle petunie. Viene quando è quasi buio e se ne va all’alba. Potresti rimetterci l’ora dell’orologio, tenendo presente che di giorno in giorno la luce si sposta di qualche secondo.

Chi non fosse attento a questi piccoli-grandi accadimenti in una vita vissuta tra le pareti domestiche, non arriverebbe mai a conoscere il piacere di questi arrivi e partenze che scandiscono il tempo di una notte.

 

Passano i giorni… le notti si fanno pian piano sempre più lunghe, l’alba sempre più lontana… ma il colloquio senza parole continua.

-Tu sei solo, amico mio, e anch’io lo sono, in questa grande casa illuminata a giorno tutta la notte. Un po’ chiudiamo gli occhi, e forse il sonno è con noi, in altri lunghi momenti ci scambiamo le solitudini e le insonnie. Tu muovi l’ala -forse ti fa male- io lascio la poltrona e mi affaccio a guardare il buio.

Tu ci sei. Sei lì e attendi il primo chiarore per sollevarti in volo.

Dove vai, compagno delle mie lunghe notti, dove ti posi durante la giornata?

Dove ti portano le belle ali bianche, la tua candida marsina?

Sei il mio colombo, in elegante frac, dalle bianche code… sei il Silenzio….

Un Silenzio in Frac!

 

Un silenzio di uno spessore diverso questa notte: il silenzio della Grande Attesa.

Perfino i bambini non vorrebbero dormire questa notte, combattono con il bisogno di chiudere gli occhi per non perdersi il momento magico.

-Verrà dalla finestra o dal camino? Forse dalla porta… anche se è chiusa. Lui è magico, può passare anche attraverso il tetto…

Ah, Babbo Natale! Quanti sogni…

Questa è la notte della Grande Attesa. Ognuno si aspetta qualcosa dalla nascita del Bambino. È la notte che prelude il giorno in cui tutti si scoprono più buoni, il giorno del pranzo importante con i figli che ritornano in famiglia, i parenti dimenticati che telefonano da lontano, gli auguri degli amici che non incontri più.

È la notte dello scampanio delle chiese, degli abbracci sul sagrato, dei baci frettolosi tra le sciarpe intorno al collo…

Ma tu nel silenzio vegli. Attendi il passare delle ore, ripassando nel cuore tutte le attese della vita. E senti il richiamo delle campane, da lontano… da vicino… una festa!

Anche il cielo si è vestito a festa: una grossa luna bianca e lucente illumina tutto. Sembra pieno giorno.

Dalla conchina dove fiorivano le petunie si solleva qualcosa di luminoso: è un colombo in bianco frac…

No, è più grande… molto più grande…. E si solleva piano… su ali leggere vaporose come piume… Si libra nell’aria, sempre più in alto sempre più in alto… nel cielo splendente della Notte di Natale….

Edda Pellegrini Conte





"Un libro di ampio respiro, dove la duttilità del narrare e la perspicace analisi dell’animo umano, si amalgamano in un succedersi di atti scenici, di respiri larghi, e di epigrammatiche soluzioni di trasversale intensità. Il tutto affidato alla penna adusa alla scrittura poetico-narrativa di Edda Pellegrini Conte. - Nazario Pardini "

Edda Pellegrini Conte, nata il 10 agosto 1930 in provincia di Pisa e scomparsa a Pisa il 26 gennaio 2022, è stata narratore e poeta toscano molto apprezzato.
Per vari anni ha preso parte attiva alla vita culturale della Città di Pisa e innumerevoli sono gli scritti in prosa e in poesia che ci ha lasciato. 
Ha pubblicato: Ambizioni (racconti) L'Autore libri Firenze Anno 1990; Il sapore della fragola (romanzo) Edizioni "Il grappolo" Anno 1992; I fatti della Vita (racconti) - Helicon, Arezzo Annp 2002; La terza stanza (romanzo) Ibiskos Ulivieri, Empoli Anno 2007; Il valore delle cose (racconti) Carta e penna, Torino Anno 2007; Poesis (liriche) Tep, Pisa Anno 2010; La Danza delle Falene (liriche)L'Autore libri-Firenze / Poesia Anno 2012; Navigare (liriche) Helicon, Arezzo Anno 2015; Miraggi dell'isola Edizioni Helicon Anno 2017; La risacca e i giorni delle negazioni (liriche) Edizioni Helicon Anno 2018; Fantasia della ragione ( racconti e monologhi) Guido Miano Editore Milano Anno 2020.


mercoledì 6 luglio 2022

Micro storie per un po' di emozione

Nell'augurarvi buone vacanze e con la speranza di ritrovarvi ancora qui a settembre vi ripropongo un incontro tra prosa e poesia: racconti in 100 parole  che avevo pubblicato sul mio primo blog: Frammenti di specchio nel lontano 2013.

                 

Buona lettura



IL VALORE DELLE COSE
 

Sarebbe stato bello alzare la mano al cielo per catturare la bellezza della notte radiosa che pulsava di desiderio e di passione, poi stringerla forte al cuore.
Ma quella sera gli occhi inseguivano ombre lontane che avevano sapore nostalgico di rimpianto.
Gocce salate scendevano lente a rigare la pelle e il fiume, smarrito il suo letto, correva via veloce.
Quante parole rosse come sangue erano cadute a lastricare un muro di pietra.
L'aveva inseguito come s'insegue la vita, sperando che la luna gli illuminasse la ragione, ma la ragione, quando è oppressa da paure, non vede il valore delle cose.





AMICIZIA SUL WEB

Andavo ogni giorno a visitare il suo mondo, d'una pagina pubblicata sul web: notizie d'attualità, di cultura, poesia, brevi parole. Poca cosa che non saziava la mia curiosità. Ogni giorno visitavo sola la parte che lei mi mostrava. Non avrei potevo chiamarla amica. Mi mancava la sua voce, specchiarmi nei suoi occhi. Mi mancava un pensiero fuori dalle righe, un'idea che si sposasse con la mia in un afflato che gratificava il cuore. Mi mancava la sua mano nella mia per una stretta condivisione, la complicità di pensieri racchiusi nei nostri silenzi. La chiamai dolce compagnia, scusa se è poco.




SULLA PORTA

Mi trovai sulla porta ad aspettare il tuo ritorno. Fumavo una sigaretta dietro l'altra e guardavo al giorno non sapendo che aveva tolto le ali al cuore, perché ti avrei aspettato invano. Scoprii l'amaro disinganno del tempo che toglieva anche le ultime parole d'una spiegazione. Quelle che aprono la porta al cuore e al raggio d'una speranza. Precipitai in quell'ansia che si dipana in un crescendo che sale, distorcendo il valore di ciò che era stato, e fui travolta dall'onda anomala che chiamavi amore. Vedevo giorni, anni precipitare nel nulla, raccoglievo sabbia tra le mani, ma scivolava via nell'inutilità delle ore.



L'ASSENZA

Mi siedo qui al limitar del giorno, su una pietra rivivo il mero sogno inseguito che mi lascia esausta e febbricitante al tuo ricordo appesa.
Brucia ancora, il primo raggio di sole che ti ha rubata al sogno mio più bello.
Stringo l'emozioni al cuore come a proteggerle da lacrime e rimpianto, per timore di lavare quella brezza di passione che vibra come forza prorompente sull'oblio di mille parole.
Il silenzio, la solitudine, sono padroni delle mie ore, con loro ancora inseguo la vista del viso amato, le labbra desiderate, la dolcezza delle parole.
Pulsa nel cuore la luce d'amore.




IL TEMPO NON ASPETTA

Mi dicesti.. non è niente. Ma una nota stonata colsi tra le tue parole. Come perle preziose d'uno scrigno segreto serravo gli istanti come unici. Vivevo della tua voce come armonia scesa dal cielo.
Avrei voluto trattenere le tue mani nelle mie, seguire ciò che mi comandava il cuore, per fare di noi una cosa sola. Eri l'astro del mio universo, e volevo brillare della tua luce.
Il tempo non aspetta, fugge, non ritorna, mi ripetevi. Giravamo come due sfere girano su uno stesso piano, e non trovammo mai l'incontro.
Fuggisti.. senza lasciarmi una parola..
Un giorno forse, chissà.. ti aspetto ancora.

 



ABBANDONO

Te ne andasti nella notte buia, le mani serrate, il cuore stretto in una morsa di dolore.
-”Torno subito”- dicesti. La voce incrinava le parole e nascondeva l'angoscia, la disperazione. Li abbandonavi giocando all'ombra di sorrisi e d'ingenue parole. Cercavi lo spiraglio d'una luce e ti ripetevi: -trovo un lavoro e qualche soldo, poi torno- Li lasciasti, senza un saluto. Mentre la tua ombra svaniva nel buio della notte, tre piccoli fanciulli indifesi ti aspettavano fiduciosi.
Soli, smarriti, restarono là, mentre correvi sotto un cielo buio che piangeva il tuo dolore.
Ancora aspettano, ti cercano, e sperano di vederti tornare.




UN CLOCHARD


Viveva ai margine della città, non riconoscendosi nella moltitudine di persone che si muoveva freneticamente attorno a lui. Amava svegliarsi al primo sorgere della luce, al cinguettare dei passeri, nutrirsi di cose raccolte qua e là. Assaporava pure emozioni coi raggi del sole. Poteva confidare al vento la sua rabbia, la sua gioia. Spesso aveva freddo e poco per coprirsi, altre volte troppo poco da mangiare. La vita pulsava nel suo cuore, e si riteneva non meno fortunato degli uccelli. Era un'anima libera da catene, da paure. Viveva la sua realtà lontano dai minuti, dall'ore, e la chiamava libertà.


BUONA ESTATE CI RISENTIAMO A SETTEMBRE