lunedì 4 novembre 2019

Racconto: La scommessa

Oggi per  voi: un mio racconto breve sul tema del viaggio.
Buona lettura.

“ Quando ormai credevo che tra le mie mani fossero passati tutti gli scritti, le lettere, i documenti, i racconti e le memorie di Maqroll il Gabbiere, e che chiunque fosse venuto a conoscenza del mio interesse per le vicende della sua vita avesse ormai completato la ricerca delle tracce scritte del suo infelice errare, il caso mi riservava ancora una, assai curiosa sorpresa, proprio quando meno me l'aspettavo. ” (da “La Neve dell'Ammiraglio” di Álvaro Mutis)

Rileggendo l'inizio della prefazione di questo libro, mi era venuto di pensare al modo, del tutto fortuito e inaspettato, in cui vi ero entrata in possesso.
Mi trovavo a Tolosa, in Francia, per una breve vacanza di piacere, e avevo affittato un monolocale in periferia, vicino alla stazione metro di Argoulets.
Ero uscita in centro, nei pressi di Capitol, per delle commissioni, e avevo deciso di rientrare attraverso la linea A, alla stazione Marengo SNCF, calcolando che avrei impiegato all'incirca 10 minuti, se avessi trovato subito il treno fermo sui binari. Ma scendendo con la scala mobile, vidi le quattro vetture sfilarmi via sotto gli occhi.
Poco male pensai, fra tre minuti arriveranno le altre.
Il libro, era lì, vicino a me, sulla panchina dove mi stavo sedendo: copertina bianca, edizione economica Einaudi. In basso, l'immagine nera, di un idrovolante sull'acqua, risaltava alla luce giallognola del tramonto.
D'istinto, mi guardai attorno, ero sola. Qualcuno l'avrà dimenticato, pensai, e presi a sfogliarne le pagine.
Sulla prima lessi:
- Bologna, 12 Settembre 2012
“ Vorrei riacchiappare il tempo: la polvere dorata della sua corsa mi resta fra le dita. ” - Nazim Hikmet.
E sotto:
“ Prendimi, portami con te, leggimi. Rendi vive le mie ore e quando vorrai: abbandonami, affinché qualcun altro possa godere del mio passaggio” - Paolo Cerruti.
Le parole erano tracciate in una grafia minuta, con una penna biro, in alto a sinistra.
Sfogliavo, incuriosita, scoprivo citazioni, date, luoghi diversi, nomi di persone che si erano avvicendate nella sua lettura. Cominciai a capire che il libro, probabilmente, partito da Bologna, doveva aver girato mezza Europa.

Nel Dicembre 2012 un lettore aveva annotato:
“Tutto passa e tutto rimane / però il nostro è passare, / passare tracciando sentieri / sentieri sul mare “ - Antonio Machado 
- Firenze 2012 - Francesco B.
“Il nostro destino viaggia su un mare / mai attraversato, dove le onde / si susseguono in un gioco incessante / di rimpiattino…/ E’ l’inquieto mar del mutamento, / perde e perde ancora gli armenti / e batte le mani contro il cielo costante..” - Rabindranath Tagore
- Maria Pilar G. - Madrid 2014

Cavolo! “La Neve dell'Ammiraglio” non era lì per caso, ma per mano di qualcuno, che aveva seguito l'invito annotato sul frontespizio del libro.
Il viaggio nel viaggio, mentre quel piccolo libretto si muoveva da una parte all'altra dell'Europa, anche, i suoi lettori viaggiavano con l'immaginazione.
Per qualche strano caso le nostre strade si erano incontrate, pensai di riportarlo in Italia e andare a fondo della cosa.
Ad un viaggio, mi dicevo, spesso segue un ritorno, il senso del viaggio sta proprio nello scopo: conoscere luoghi, confrontarsi con gli altri, e spesso anche con noi stessi. Quello del libro qual'era?
Mi affascinava pensare a tutti i suoi vari approdi, alle persone che l'avevano avvicinato, all'odore di quelle pagine vissute. Ai luoghi incontrati, che sognavo, nel loro vagare, in uno spazio senza tempo, come delle immagini reali avvolte dalla patina del sogno, e poi quell'analogia con l'errare del Gabbiere, mai organizzato secondo una meta, uno scopo, un senso. 
Che il viaggio del libro ne avesse avuto uno, che a me sfuggiva? Solo il Cerruti, poteva avere la risposta.
Dovevo capire, mi rifiutavo di pensare ad abbandonarlo di nuovo. Lasciai passare qualche mese, l'idea continuava a girarmi in testa.

I primi di Settembre, rintraccio il Cerruti a Bologna, voglio fargli leggere le annotazioni lasciate sul libro. Nel pomeriggio del 12, suono il campanello di casa sua.
Mi ero chiesta, spesso in quei mesi, che tipo fosse il Cerruti, fatto supposizioni, immaginato cose:
il giovane trentenne magro, che mi trovai davanti, dal volto scavato e una incolta barbetta, seduto su una sedie a rotelle, non corrispondeva, in alcun modo, all'immagine che mi ero creata nella mente.
Mi raccontò di aver avuto, nel maggio 2012, un grave incidente, a seguito del quale, aveva perso l'uso delle gambe. “La Neve dell'Ammiraglio”, era stato uno dei libri che aveva portato conforto alla sua lunga convalescenza.

“Una mattina, mi disse, ero triste, ripensavo al viaggio in Europa, saltato per l'incidente, ed ebbi l'idea: perché non tentare di fargli fare quello che a me non era riuscito? Così, lo lasciai alla stazione ferroviaria di Bologna, quasi per scommessa. Non immaginavo la fine che avrebbe fatto, né che, nel gesto, avrei trovato la forza di andare avanti.
Dopo, ho iniziato a figurarmi lo scorrere di stazioni, i volti, gli sguardi, i passi della gente. Ho udito parole nel vento, diffondersi odori di cedro, di profumi intensi e dolci. Ho visto sfumature di colori, nella propaggine di chiarori, baluginare lontano, giorno dopo giorno. Come una barca in mezzo a un bosco, ho sognato di navigare la luce, dimenticando la solitudine.
Adesso il cerchio si chiude, ecco la gratificazione per le testimonianze raccolte, la bella sensazione di aver vinto la scommessa. Questo mi fa pensare che niente può essere impossibile, neanche il viaggio per me.”

Stefania Pellegrini ©


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