ma più ancora del tempo che non ha età
siamo noi che ce ne andiamo...
Avevo diciotto anni quando ho scoperto la musica di Fabrizio De Andrè, ma dovevano passarne ancora molti, prima che ne apprezzassi il suo messaggio fino in fondo.
In casa cominciarono ad entrare i primi 33 giri e la sua musica prese, pian piano, ad accompagnare le mie giornate e la mia crescita.
Non ricordo più molto bene quando è avvenuto il cambiamento, quando una sua frase, un suo pensiero, un verso, ha cominciato a entrare nella mia vita più a fondo, quando mi si è svelato il suo significato profondo, ma ricordo l'emozioni, quella sensazione strana che ha cominciato a procurarmi dentro.
Da allora è stato un crescendo, sfociato in una ricerca , una scoperta sempre nuova, perché le parole di Fabrizio non sono mai scontate, sono pura poesia. E come ogni grande poeta mi regala ancora oggi nuove emozioni, a volte più intense, altre meno, ma gradite all'orecchio e alla mente.
Non sempre raggiungibile e immediata, la sua poesia ha bisogno di un ascolto attento, ma quanto materia di riflessione ci offre. Con lo sguardo sempre rivolto agli ultimi, gli emarginati, le sue riflessioni sulla morte, sulla vita, il suo dialogo con Dio, la sua “smisurata preghiera”, ci ha aperto il cuore e la mente, ci ha sensibilizzato a temi profondi e alla realtà della vita.
Ormai sono passati venti anni dalla sua scomparsa, ma non è cambiato nulla da allora, Fabrizio è, e sarà sempre, presente nei cuori di chi l'ha conosciuto.
Ci manca, mi manca, la sua poesia, quello che avrebbe ancora potuto essere, ma grazie Fabrizio per esserci stato.
In casa cominciarono ad entrare i primi 33 giri e la sua musica prese, pian piano, ad accompagnare le mie giornate e la mia crescita.
Non ricordo più molto bene quando è avvenuto il cambiamento, quando una sua frase, un suo pensiero, un verso, ha cominciato a entrare nella mia vita più a fondo, quando mi si è svelato il suo significato profondo, ma ricordo l'emozioni, quella sensazione strana che ha cominciato a procurarmi dentro.
Da allora è stato un crescendo, sfociato in una ricerca , una scoperta sempre nuova, perché le parole di Fabrizio non sono mai scontate, sono pura poesia. E come ogni grande poeta mi regala ancora oggi nuove emozioni, a volte più intense, altre meno, ma gradite all'orecchio e alla mente.
Non sempre raggiungibile e immediata, la sua poesia ha bisogno di un ascolto attento, ma quanto materia di riflessione ci offre. Con lo sguardo sempre rivolto agli ultimi, gli emarginati, le sue riflessioni sulla morte, sulla vita, il suo dialogo con Dio, la sua “smisurata preghiera”, ci ha aperto il cuore e la mente, ci ha sensibilizzato a temi profondi e alla realtà della vita.
Ormai sono passati venti anni dalla sua scomparsa, ma non è cambiato nulla da allora, Fabrizio è, e sarà sempre, presente nei cuori di chi l'ha conosciuto.
Ci manca, mi manca, la sua poesia, quello che avrebbe ancora potuto essere, ma grazie Fabrizio per esserci stato.
come un cipresso nei camposanti
un campanile che non sembra vero
segna il confine fra la terra e il cielo.
Ma tu che vai, ma tu rimani
vedrai la neve se ne andrà domani
rifioriranno le gioie passate
col vento caldo di un'altra estate.
Anche la luce sembra morire
nell'ombra incerta di un divenire
dove anche l'alba diventa sera
e i volti sembrano teschi di cera.
Ma tu che vai, ma tu rimani
anche la neve morirà domani
l'amore ancora ci passerà vicino
nella stagione del biancospino.
La terra stanca sotto la neve
dorme il silenzio di un sonno greve
l'inverno raccoglie la sua fatica
di mille secoli, da un'alba antica.
Ma tu che stai, perché rimani?
Un altro inverno tornerà domani
cadrà altra neve a consolare i campi
cadrà altra neve sui camposanti.