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giovedì 8 febbraio 2018

Tra miti e leggende d'Italia, da nord a sud

Mille leggende si intrecciano ai magnifici paesaggi della nostra Italia. Sono storie di amori antichi rivisitate, rielaborate che mantengono nel tempo il loro suggestivo fascino.
Attraversando l'intera penisola da Nord a Sud molti sono i luoghi che ne hanno fatto cornice.
E' il caso per esempio del mito della bella Adelaide, principessa longobarda che scappò dalla prigionia da una delle torri che sovrastono il lago di Garda, oppure di quello greco di Aci e Galatea che si può incontrare in uno dei luoghi più affascinanti e romantici: la Sicilia.
Sainte Adelaide - autore ©Ralph Hammann
A proposito di Adelaide
si racconta:

Moglie di Lotario II, re d'Italia nel 947, era figlia di Rodolfo II di Borgogna e di Berta d'Alemagna, promessa in sposa fin dall'età di sei anni, fu costretta alle nozze a 16 anni per motivi di alleanze politiche.
Purtroppo solo tre anni dopo il suo matrimonio, Lotario muore, probabilmente avvelenato, con una congiura, da Berengario II che vorrebbe, anche, far sposare Adelaide al figlio Adalberto. Ma la giovane si oppone, così viene chiusa nella torre del castello, situato sul colle a sud della città di Garda.
Adelaide, però, molto amata dal suo popolo per l'attenzione e l'aiuto che ha rivolto ai poveri e emarginati durante il regno, non si perde d'animo e riesce a sfuggire alla prigionia aiutata da un pescatore e un frate che, con uno stratagemma, la liberano nella notte più profonda.
Di nascosto raggiunge, con la figlia Emma, la città di Canossa e incontra l'Imperatore del Sacro Romano Impero, Ottone I, al quale racconta tutto l'accaduto.
Il sovrano è colpito dalla tenacia e dal coraggio di questa donna, e se ne innamora perdutamente.
Così decide di vendicare Adelaide, affronta e sconfigge Berengario II, lo esilia, e prende la corona del Regno D'Italia.
Tornato vincitore abbraccia l'amata e la sposa la notte di Natale del 951.
La fama di Adelaide cresce a dismisura, soprattutto nel 973 alla morte di Ottone, quando diventa regina del Sacro Romano Impero, con pieno potere decisionale dietro la facciata del figlio Ottone II, sposato ad una principessa bizantina di nome Teofano. E dopo la sua precoce morte, Adelaide regnerà insieme alla vedova, stavolta dietro la presenza di Ottone III ancora minorenne.
Adelaide mantenne sempre il suo impeto cristiano e si dedicò al benessere e alla cura dei poveri con la fondazione di chiese, monasteri e conventi. Quando Ottone III divenne indipendente si ritirò in convento, nell'Alsazia settentrionale e morì in totale preghiera nel 999. Fu fatta santa.

Senz'altro in tutto questo racconto c'è una parte attribuibile a leggenda, ma Adelaide è esistita veramente. Il mito nasce dalla sua figura di donna caritatevole, forte e capace, divenuta santa.
Ben diversa, è invece la storia di Aci e Galatea che nasce completamente dal mito greco. I due giovani non sono mai esistiti, ma fanno parte di quei racconti tramandati oralmente, e nati  dal bisogno dell'uomo di dare una spiegazione alle manifestazioni della natura. 

Il trionfo di Galatea - Raffaello
Galatea, dai capelli ornati di perle, era una ninfa marina dotata di una bellezza divina ed era contesa dal gelosissimo Polifemo, gigantesco ciclope figlio di Nettuno che abitava gli anfratti di pietra lavica alle pendici dell'Etna. Egli voleva sposare la fanciulla e portarla con sé nelle viscere del vulcano.
Ma Galatea non ricambiava Polifemo con gli stessi sentimenti e un giorno, mentre passeggiava in cerca di bacche, incontrò Aci, un giovane pastore delle cime etnesi. Ne rimase conquistata e fu subito amore. Però la forte passione fece dimenticare la prudenza ai due giovani  che, incuranti del pericolo di essere scoperti, si abbandonarono a baci e carezze.
Quando Polifemo passò di lì in cerca della sua amata, alla vista del tradimento scaricò tutta la sua furia sul malcapitato: colse un masso da terra e glielo scagliò addosso, lasciandolo senza vita ai piedi della povera Galatea. Poi non contento, fece a pezzi il corpo del giovane e li lanciò in 9 posti diversi, affinché Galatea non potesse più ricongiungersi a colui che aveva osato sottrargliela.
La fanciulla, allora, straziata dal dolore per la perdita, si accasciò sul sangue ancora fresco di Aci e lo tramutò miracolosamente in acqua cristallina, affinché sgorgasse in eterno lungo i sentieri scoscesi del vulcano fino al mare, in ricordo di quell’amore così sincero, quanto fugace.
Ancora oggi, tutti i borghi colpiti dal lancio di Polifemo, portano, in devozione al proprio figlio ucciso dall’ira del gigante, il nome di Aci (Aci Reale, Aci Castello e così via). E in ognuno di essi è possibile notare un fiumiciattolo di acqua dolce che sgorga vivo attraverso il paese fino a raggiungere il mare per perdersi in cunicoli sotterranei, che conferiscono a queste acque una temperatura piacevolemente fresca e dolcissima. Si dice, che quando cala il sole su quest'acque, sia ancora possibile udire il pianto di Galatea venire dal mare.