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lunedì 14 settembre 2015

Poesia dal Cile

WINÉTT DE ROKHA,  (Santiago del Cile 1892 - 1951) pseudonimo di
Luisa Anabalón Sanderson.

Il sogno delle alghe

Nel mio ventaglio di corallo sono dipinte le rotte perdute del mare,
nel mio ventaglio di corallo.
1)I ricordi che dormono nelle cassapanche di mogano,
pettinano i loro capelli di alghe sottomarine con un pettinino di fumo,
inciso da un folletto giallo
che ha infilato, in ogni dente, un bacio dell’aurora.
2)Luminosa è la spiaggia e i piedi nudi della luna la ingrossano dolcemente.
Le parole del mare salgono con la marea:
alghe, scogli, gabbiani, faro, barche, spume e onde,
sovrane, femminili e infinite onde!
3)Il sogno delle alghe, conserva un segreto
scritto in sette perle del colore di una favola blu,
quando le donne entrano nude nella seta dell’oceano.

WINÉTT DE ROKHA
(Da Oniromancia, 1943)

Karl Walser

Cerchio di fuoco senza lacrime

Era il tempo immobile del fiore di giacinto;
(quando io ero come le mele).
E tu sei giunto, come tutte le cose
che divampano nell'universo:
le tempeste, le ombre della vita.
E tuttavia...
era così nuova la composizione di strade di bronzo
che andavi costruendo.
Guardandoti mi conobbi, amandoti,
oh! amandoti incontrai il vangelo
della mia anima, già stanca prima ancora di essere.
E continuo a indagare, e continuo ad aspettare
di svellere dal tuo spirito la ragione della mia angoscia;
sapendo che mi hai dato tutto quello che hai tratto dalla morte,
sapendo che definisci i miei occhi di carbone,
sapendo "che morirò chiamandoti"...

WINÉTT DE ROKHA
(da 'Cantoral', 1936)
 
Alejandro Jodorowsky, Tocopilla 1929, poeta cileno naturalizzato francese.

Poco a poco stai entrando nella mia assenza
goccia a goccia riempendo la mia coppa vuota
là dove sono ombra non smetti di apparire
perché soltanto in te le cose si fanno reali.
Allontani l’assurdo e mi dai un senso;
ciò che ricordo di me è quello che sei,
giungo alle tue sponde come un mare invisibile.

Alejandro Jodorowsky (Traduzione di Antonio Bertoli)

Jean Sala
Di silenzio in silenzio cadendo
intorno a sí tanta assenza
mi precipito verso i tuoi baci
sperando di arrivare all’infinito centro
Ma il dubbio appanna la mia certezza
Verità è che non sei mai stata
e io ti rimpiango nel futuro

Alejandro Jodorowsky (Traduzione di Antonio Bertoli)
da “Di ciò di cui non si può parlare”, in” Alejandro Jodorowsky, Solo de amor”, Giunti Editore, 2006

Dalle nuove voci poetiche cilene

Francisco Véjar (Viña del Mar 1967) voce tra le più incisive della nuova poesia cilena.

ABITARE UN PAESE COME I TUOI OCCHI

Vivere nel paese dei tuoi occhi
più nitido dell’ora sgretolata dal tempo,
più lucido e reale.

Abitare il paese dei tuoi occhi;
la tua pelle che fluttua nella mia,
le coincidenze, la respirazione,
le ore che ignare tornano a serrarsi,
un bolero e un aprirsi e chiudersi di porte,
consci che parleremo solamente del vento.
Ma il linguaggio non basta, né il frammento di sole
che custodisci in te per consegnarmelo
dopo un viavai che pullula di voci.

Da rarefatte strade mi fai segno
perché fermi il mio passo brancolante,
cieco, ubriaco o come sono io.

Sospesa fuori è l’aria del mattino.

Francisco Véjar

(Traduzione di Cristina Sparagana)
dalla rivista “Poesia”, Anno IXX , Febbraio 2006, N. 202, Crocetti Editore

 Mario Meléndez è nato a Linares, Cile nel 1971. Ha studiato Giornalismo e Comunicazione Sociale.

UN GIORNO RITORNERÒ AI TUOI OCCHI

Un giorno ritornerò ai tuoi occhi
e comincerò di nuovo
ritornerò con un suono vuoto di metallo
e sole bagnato
cercherò tra le carte del tempo
il tuo corpo verde e tuoi capelli d’uva
ti coronerò in silenzio con la mia bocca
e con le mie mani che non finiscono
Tornerò da te e dal tuo sangue stellato
vedendo passar la sera come un’ombra antica
qualcosa si romperà là in alto e non saremo noi
qualcosa si brucerà all’istante con l’eco delle tue lenzuola
E tornerò più vivo, più puro, più affamato
e tornerò volando e rompendo penne
farò tutto per te, tutto in silenzio
che persino i galli allungheranno la notte
nel vederti nuda.

Mario Meléndez
(traduzione di Emilio Coco)