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lunedì 7 settembre 2015

Poesia d'arte

da “Ritratti di pittori” di Robert Walser
“Un pittore m'interessa troppo per resistere al desiderio di spiegare come le cose da lui dipinte abbiano forza narrativa”

 Robert Walser 

 ( Bienne, 15 Aprile 1878 – Herisau, 25 Dicembre 1956) poeta e scrittore svizzero di lingua tedesca. 

 I quadri davanti ai quali si sofferma in questa sua raccolta sono spesso un pretesto per parlare di sè e dei ricordi di gioventù. Ironia, poesia, grazia visionaria ci introducono in mondi paralleli, dischiusi all'occhio del poeta da un semplice colore o da un dettaglio all'apparenza secondario.
Non ha alcuna importanza, per Walser, ricordare bene il quadro, e dimostrare l'esattezza della descrizione, perchè è l'ispirazione che cerca per le proprie idee, le proprie storie. E' pertanto irrilevante, per esempio, che l'ancella sullo sfondo della “Venere di Urbino” di Tiziano non sia china dinanzi a un altare, ma di fronte a una cassapanca o che il colore dei capelli di Venere non coincida con quello originale. E può accadere, anche, che descriva alcuni dipinti senza averne mai visto gli originali e che faccia esercizio di fantasia con assoluta libertà d'esperimento.
Calandosi, però, tra i colori e le forme, capiamo meglio Cézanne, «che sa abbracciare l’'oggetto», perché a lui «sta a cuore la carnalità dei fiori», materializzandoli «in ogni loro dondolio di pianta». O veniamo proiettati nella Parigi descritta nei versi dedicati alla protagonista del quadro di Renoir "Lisa con ombrello". In tutta l'opera, si coglie una particolare sensibilità dell'autore verso l'arte che imparò dal fratello Karl, pittore di successo.

Scrive Walser:
Paul Cézanne “Per ore, per giorni, egli mirava a render l'ovvio incomprensibile, a cogliere nelle cose evidenti un fondamento dell'inesplicabile” e Vincent Van Gogh dipingeva «in modo fin troppo veritiero». 

 Per rendervi un po' l'idea di quello che ho appena scritto sopra, vi riporto alcuni sonetti e i relativi quadri, a mio avviso tra i più belli della raccolta.


SONETTO SU UNA VENERE DI TIZIANO

Sembra che canti, la sua chioma nera,
panna al biancore, il corpo chiaro posa,
quasi presenta in sé, forma graziosa,
di dolci suoni un'armonia leggera.

Giace distesa in atto di preghiera,
su quella sua ottomana ella riposa,
quasi ora fosse un'esile bandiera,
che s'ammaini fra gli uomini amorosa.

Le ride in mano il mazzetto di viole,
per inviare essenze a chi la guarda,
china l'ancella sta, devota all'ara.

Oh, l'occhio ancora le sue chiome vuole,
ancora sull'immagine si attarda
di sommissione della schiena cara!


  
 
SONETTO SU UN QUADRO DI BOUCHER 

Non c'è che l'abbandono e quel mirare,
e in dolce libertà star abbracciati,
perchè in terra ambedue si sia beati.
Lui mira la più bella delle dame care.

Cos'è più grato di tanto confidare,
di tanta gioia quieta che li ha appaiati,
in un celeste maggio, tanto singolare,
su molli coltri di ridenti prati?

La dama veste in foggia di pastora,
di lui la devozione dà delizia,
guarda lontano simile a una dea,

che ansia quotidiana o pena mai accora.
Lieta l'amato del suo amore bea,
dolce gli accorda apprendere blandizia.


RENOIR

Nell'orizzonte dei miei lavori,
d'un tratto un quadro mi torna in mente;
appeso un tempo alla Secessione,
aveva toni di soave incanto.
Era un ritratto femminile: dalla veste
candida della Gentile, larga cadeva ai piedi
una fusciacca nera, ad allietare
gli occhi, con grazia mirabile dipinta.
Un bel cappellino copriva le sue chiome,
del cui colore io non saprei dire.
Sfiorava la gonna, con l'orlo,
il suolo del boschetto; avevo appena
cominciato, allora, a scrivere poesie;
di primavera; per le vie cantavano
i cari uccellini della capitale,
sembrava il suono di chi sorseggia il vino.
Andava nel museo una folla
di gente un po' smancerosa come d'uso;
furono in molti a radunarsi in breve
sul limitar del bosco, che sorridere
pareva e salutare dolce come in sogno,
e sussurrarono: “Noi lo amiamo”.
Mandava il quadro armonici suoni nella
                                                        calca
lietamente animata della domenica.
Ah, potessi soltanto trovarla,
la forma giusta e ridere questa
tranquillità, questa quiete,
dal viso giù sino alle scarpe.
Quanto fine mi riterrei,
e quanto ne sarei felice!

(Alcune notizie reperite
da un articolo del “Il Giornale” del 25/09/2011)