mercoledì 25 gennaio 2017

Il santo di Auschwitz

Solo l'amore crea!
 
In occasione della ricorrenza del 27 Gennaio 
giorno dedicato alla commemorazione delle vittime dell'Olocausto 


Eccomi qui oggi a ricordare la figura di Massimiliano Kolbe, un frate francescano di origine polacca che fu ucciso a Auschwitz il 14 agosto 1941. Il sacerdote sacrificò la sua vita in cambio di quella di un suo compagno. 
Padre Massimiliano, in quei momenti di orrori e sofferenze, guidato dalla sua fede e dalla venerazione per Maria Vergine, dà prova di grande coraggio e forza:
" Chi ha Maria per madre, ha Cristo per fratello."  
Il mio racconto parte dal momento del suo arresto che lo vide finire, appunto, nel campo di concentramento di Auschwitz e mi sembra interessante, conoscerlo anche, attraverso le testimonianze di chi l'ha conosciuto ed è sopravvissuto al lager. Queste sono tratte  dal libro: “Massimiliano Kolbe – il santo di Auschwitz”.

“Il 28 maggio del 1941, le SS caricarono 320 prigionieri su un treno merci per deportarli ad Auschwitz. Dopo che ci ebbero stipati nelle vetture senza finestre cadde un silenzio di morte. Ma improvvisamente, con mia grande sorpresa e gioia, qualcuno cominciò a cantare. Sotto l’incoraggiamento dei canti e dei racconti di Padre Kolbe, ci sentimmo veramente meglio e dimenticammo il nostro triste destino”.
Ladislao Swies da (“Massimiliano Kolbe – il santo di Auschwitz”)

Nel maggio del 1941 Kolbe arriva nel campo di concentramento di Auschwitz e viene addetto a lavori umilianti quali il trasporto dei cadaveri. Più volte bastonato, non rinuncia a mostrarsi solidale con i compagni di prigionia.

“Ricordo quella volta che padre Massimiliano, davanti al blocco, diede tutta la sua razione di zuppa ad un giovane prigioniero. Ricordo che gli disse: “Prendila e mangia. Tu sei più giovane e almeno tu devi vivere.”
Anche un’altra volta voleva fare la stessa cosa, ma noi non glielo permettemmo: lo costringemmo a mangiare la sua razione. A lui devo il fatto di essere ancora vivo, di aver tenuto duro e di aver vissuto per essere liberato"
Alessandro Dziuba da (“Massimiliano Kolbe – il santo di Auschwitz”)

Alla fine del luglio 1941 viene trasferito al blocco 14 e impiegato nei lavori di mietitura. Ma un prigioniero del suo blocco si dà alla fuga, così per rappresaglia i nazisti decidono di selezionare dieci persone della stessa baracca per farle morire nel “ bunken della fame”.


Padre Massimiliano non fa parte dei prescelti, ma quando Franciszek Gajowniezek, scoppierà in lacrime dicendo che ha una famiglia a casa che lo aspetta, Kolbe si farà avanti e si offrirà di morire al suo posto.

“Fu lui che mi incoraggiò a parlare e finii per confessarmi. Ero così triste e disperato: volevo vivere!
Le sue parole furono semplici e profonde. Mi spronò ad avere una fede salda nella vittoria del bene. "L'odio non è forza creativa, solo l'amore crea", mi sussurrò, stringendo caldamente la mia mano con tutto l'ardore. "Queste sofferenze non ci spezzeranno, ma ci aiuteranno a diventare sempre più forti.
Sono necessarie, insieme ai sacrifici degli altri, perché chi verrà dopo di noi possa essere felice". Il modo così caloroso in cui continuava a tenere la mia mano e il modo in cui puntava
tutto sulla misericordia di Dio mi rincuorarono."
Giuseppe Stemler- da (“Massimiliano Kolbe – il santo di Auschwitz”)

Nei campi di concentramento, solitamente, i gesti di solidarietà non sono accolti con favore, invece inaspettatamente viene concesso lo scambio.
Padre Kolbe è rinchiuso nel bunkel del Blocco 11, insieme ai suoi compagni, senza cibo e acqua.
Ma i carcerieri si rendono subito conto che, nel blocco della morte, succede qualcosa di nuovo. Invece delle grida abituali di disperazione, sentono alzarsi canti: sono inni a Maria e preghiere. Stranamente la presenza del sacerdote ha cambiato l'atmosfera dell'orribile cella. Sembra che la disperazione abbia lasciato il posto all'accettazione e all'amore.

Kolbe e quattro compagni agonizzanti, sopravvissuti alla fame e alla sete, vengono uccisi il 14 agosto 1941, con un'iniezione di acido fenico, i loro corpi cremati il 15 agosto, giorno dell'Assunzione di Maria, e le loro ceneri disperse.
"Lei non ha capito nulla della vita..." e mentre questi lo guardava con fare interrogativo, soggiunse: "...l'odio non serve a niente... Solo l'amore crea!".
Sembra siano le ultime parole del sacerdote all'incaricato dell'iniezione mortale, un delinquente comune nominato capoblocco dell'infermeria dei detenuti.

“Vidi Padre Kolbe, in preghiera, porgere lui stesso il braccio al suo assassino… Il suo corpo non era sporco come gli altri, ma pulito e luminoso. La testa era piegata leggermente da una parte. I suoi occhi erano aperti. Il suo volto era puro e sereno, raggiante». Bruno Borgowiec - da (“Massimiliano Kolbe – il santo di Auschwitz”)

Franciszek Gajowniczek riuscì a sopravvivere ad Auschwitz, tornò a casa e ritrovò la moglie viva, ma non i due figli, rimasti uccisi durante un bombardamento russo. Morì nel 1995.

Il 10 ottobre 1982 Massimiliano Kolbe fu proclamato santo da papa Giovanni Paolo II  e alla celebrazione fu presente Franciszek Gajowniczek, l’uomo a cui Kolbe salvò la vita.

8 commenti:

  1. Un post letto con commozione intensa! Il dolore può essere superato solo con una fede profonda che illumina sul senso della vita e perdona anche chi sceglie il male...buona giornata Stefania.

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  2. Tempi crudeli e dolorosi, di cui hai sottolineato le cruente immagini
    Sempre variegate le immagini del tuo blog. Complimentissimi, cara Stefania, silvia

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  3. Una storia veramente commovente. Padre Kolbe è stato un santo , in una delle epoche più difficili per l'Umanità. Fa sempre bene leggere biografie come questa, esempio di valori umani universali. Un saluto

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  4. davvero un grande post permeato di luminosità e calore di questo uomo santo.

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  5. Una figura luminosissima quella di Padre Kolbe, che all'orrore e alla violenza ha contrapposto solo l'amore!!
    Grazie, cara Stefania, di questo bellissimo post!!!

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  6. Spero non ti dispiaccia se mi sono permessa di condividere questo post nel mio profilo facebook. Grazie ancora e un abbraccio!!!

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  7. Grazie per questo post. Mi hai confermato che l'amore per gli altri esiste anche in posti orribili <3

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  8. Molti hanno aiutato e nascosto persone per salvarle dalle atrocità naziste e questo post conferma, che anche nei lager ci sono molte storie da raccontare.
    Saluti a presto.

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