lunedì 14 dicembre 2015

Racconto di Natale di Paulo Coelho


Molti anni fa, talmente tanti che abbiamo ormai dimenticato la data precisa, viveva in un paese del sud del Brasile un bambino di sette anni, di nome José. Aveva perduto i genitori molto presto ed era stato adottato da una zia avara che, malgrado avesse molto denaro, per il nipote non spendeva quasi nulla. José, che non aveva mai conosciuto il significato dell’amore, pensava che la vita fosse proprio così, e non se ne addolorava.

Poiché vivevano in un quartiere di gente ricca, la zia obbligò il direttore della scuola ad accettare suo nipote, pagando solo un decimo della retta mensile e minacciando di protestare con il sindaco se non lo avesse fatto. Il direttore non ebbe scelta, ma ogni volta che poteva istruiva gli insegnanti affinché umiliassero José, sperando che il bambino si comportasse male e loro avessero un pretesto per espellerlo.

José tuttavia, che non aveva mai conosciuto l’amore, pensava che la vita fosse proprio così, e non se ne addolorava.
Arrivò la notte di Natale. Tutti gli alunni furono obbligati ad assistere alla messa in una chiesa distante dall’abitato, giacché il parroco locale si trovava in ferie. Strada facendo, i bambini e le bambine parlavano di quello che avrebbero trovato nelle calze l’indomani mattina: vestiti alla moda, giocattoli costosi, dolciumi, skateboard e biciclette.

Erano tutti ben vestiti, come sempre accade nei giorni speciali, tranne José – che indossava sempre i suoi abiti malandati e i sandali consumati e piccoli per i suoi piedi (la zia glieli aveva comprati quando lui aveva quattro anni, dicendo che ne avrebbe ricevuto un altro paio solo quando avesse compiuto i dieci anni). Alcuni bambini gli domandarono perché fosse tanto miserabile e gli dissero che si vergognavano di avere un amico con degli abiti e delle scarpe così, ma poiché, José, non conosceva l’amore, non si addolorò per quelle domande.

Quando entrò in chiesa, tuttavia udì l’organo suonare, vide le luci tutte accese e la gente vestita con quanto aveva di meglio, le famiglie riunite, i genitori che abbracciavano i figli, e José si sentì la più miserabile delle creature. Dopo la comunione, invece di tornare a casa con il gruppo, si sedette sulla soglia della cappella e cominciò a piangere: anche se non conosceva l’amore, ora capiva che cosa significava ritrovarsi da solo e derelitto, abbandonato da tutti. 
In quel momento, si accorse che accanto a sé c’era un bambino, scalzo, che sembrava altrettanto miserabile. Poiché non lo aveva visto prima, ne dedusse che doveva aver camminato molto per arrivare fin lì.
Pensò: “Devono fargli molto male i piedi, a questo ragazzino. Gli darò uno dei miei sandali, così per lo meno allevierò metà della sua sofferenza.” Malgrado non conoscesse l’amore, José conosceva bene la sofferenza e non desiderava che altri provassero la stessa cosa.

Lasciò al bambino uno dei sandali e tornò indietro con l’altro che cambiava continuamente di piede, in modo da non ferirsi troppo con le pietre della strada. Appena arrivò a casa, la zia vide che il nipote aveva perduto uno dei sandali e lo minacciò: se non fosse riuscito a recuperarlo entro il mattino seguente, sarebbe stato castigato severamente. José andò a letto impaurito, conosceva bene i castighi che la zia gli dava di tanto in tanto.
Tremò tutta la notte, a stento riuscì a conciliare il sonno e quando stava quasi per addormentarsi, udì molte voci nel salotto.

La zia irruppe nella sua camera, domandandogli che cosa fosse accaduto. Ancora intontito, José andò nella sala e riconobbe il sandalo che aveva lasciato al bambino fuori della chiesa. Era lì in mezzo alla stanza, sommerso da giocattoli di ogni tipo, biciclette, skateboard, abiti.


I vicini gridavano: che i loro figli erano stati derubati, che non avevano trovato niente nelle loro calze quando si erano svegliati. Fu in quel momento che il prete della chiesa in cui avevano assistito alla messa comparve ansimante: sulla soglia della cappella era apparsa la statua di un Gesù Bambino vestito d’oro, ma con ai piedi un solo sandalo.

Immediatamente, si fece silenzio: la comunità rese lodi a Dio e ai suoi miracoli, la zia scoppiò a piangere e chiese perdono e il cuore di José fu pervaso dall’energia e dal significato dell’Amore.

(basato su un racconto del 1903, di François Coppée)
 

10 commenti:

  1. Cara Stefania, non conoscevo questo racconto di Natale, e lo trovo molto bello!
    È bello sentire nuovi racconti che ci arricchisce il nostro cuore sempre di più.
    Ciao e buona giornata cara amica.
    Tomaso

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  2. Ciao carissima Stefy, ci si scioglie sempre davanti ai miracoli e poco davanti all'umanità chi sa poi perché, ti abbraccio fooorte!

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  3. davvero intenso e di significato prezioso questo racconto..l'ho letto con gioia!!

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  4. Molto, molto bello questo racconto che non conoscevo. Un vero miracolo di Natale ! un saluto

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  5. E' sempre un gran piacere apprezzare i temi emotivi, che proponi alle nostre letture...
    Un abbraccio, carissima,silvia

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  6. Da te l'emozione è sempre di casa..
    maurizio

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  7. Prezioso questo tuo racconto, ci riempie di gioia!
    Un abbraccio da Beatris

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  8. Toccante profondità. L' amore puro e generoso spesso proviene da chi non ha ricchezze materiali e dai cuori semplici, come quello dei bambini. Grazie, letto con grande piacere. Buona serata Stefania.

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  9. Ringrazio tutti, è interessante leggere i vostri pensieri. Abbiamo molto da imparare dai bambini, dalla loro semplicità, dalla loro schiettezza, non ha caso li troviamo protagonisti di molti racconti di Natale. Forse se l'uomo ricordasse il bambino che è rimasto in lui, riuscirebbe ad essere più misericordioso nei confronti dei suoi simili. Un abbraccio a tutti.

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